Manca il coordinamento nelle azioni di contrasto al coronavirus. Non solo tra stati in Europa ma anche tra regioni e governo centrale in Italia. Il risultato è quello di aumentare la confusione tra le persone. Che sarebbero rassicurate dalla definizione centrale di affidabili protocolli nazionali e locali. Nelle località colpite dall’epidemia si afferma lo smart working, il lavoro da casa. Che avviene secondo un quadro di regole appesantito da requisiti burocratici ora appropriatamente sospesi. In attesa di essere rivisti definitivamente.
I rifiuti sono tali ovunque e vanno gestiti, ma ogni regione fa a modo suo. Anche perché – solo da noi – si distingue tra gli “urbani” (da smaltire localmente) e gli “speciali”, cedibili a prezzi di mercato. Con una convenienza economica a trasformare gli urbani in speciali.
La Germania era, con l’Italia, uno dei paesi Ue con la popolazione più anziana. Negli ultimi anni però ha cambiato passo cominciando a crescere demograficamente con l’afflusso di immigrati (ora quasi 12 su 100 residenti), anche attratti dall’efficiente welfare tedesco. È un modello da imitare?
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Le regioni dovrebbero valutare i reali fabbisogni di smaltimento e recupero dei rifiuti del loro territorio. Servirebbe a far fronte a situazioni di emergenza e a realizzare impianti efficienti e sostenibili da un punto di vista economico e ambientale.
Anche il neonato governo non lesina dichiarazioni sul rilancio di Roma che lasciano intendere ambiziosi programmi e nuovi investimenti per la capitale. Non è il primo né probabilmente l’ultimo tentativo. Ecco un confronto utile a delineare lo scenario.
Alla vigilia della festa dell’Europa del 21 marzo la Corte di giustizia europea ha stabilito che l’intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) per il salvataggio della Cassa di Teramo (Tercas) non era aiuto di stato e quindi non avrebbe dovuto far scattare il bail-in. Troppo tardi per i risparmiatori italiani.
Mentre Xi Jinping arriva a Roma per firmare un accordo quadro con l’Italia, Pechino approva la nuova legge sugli investimenti esteri in Cina. Fatta per dare alle multinazionali più certezza del diritto e parità giuridica con le imprese locali, lascia un alto potere discrezionale alle autorità politiche e amministrative.
Un eventuale salario minimo – tema molto discusso in questi giorni – dovrebbe riflettere le differenze nel costo della vita nelle varie zone del paese. Ma differenziare per provincia sarebbe troppo complesso. Meglio allora fissarne i livelli regione per regione. In una forbice che abbiamo calcolato tra 6 e 7,50 euro l’ora.
Parlando di moltiplicatori fiscali (quanto Pil si crea con un aumento del deficit), uno studio suggerisce che l’effetto dipende anche da quale voce di spesa aumenti. Ad esempio, incrementare la spesa sanitaria spingerebbe le famiglie a ridurre il risparmio precauzionale e potrebbe essere particolarmente espansivo.
Nel trattamento dei rifiuti urbani si annuncia una svolta con incentivi per gli impianti di smaltimento o di riciclaggio a minor impatto ambientale. Ogni regione dovrà pianificarli puntando a diventare autosufficiente come le poche che già lo sono. Emilia Romagna e Lombardia sono i due diversi modelli di riferimento.
Il numero degli impianti necessari a trattare i rifiuti differenziati continua a essere insufficiente e prelude a nuove emergenze. La regolazione incentivante infatti da sola non basta. Occorre prendere esempio dalle poche regioni autosufficienti.
Nella maggior parte dei comuni, il prelievo per finanziare la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti urbani agisce come un’imposta patrimoniale. Il sistema non incentiva l’efficienza del servizio e ha pesanti ricadute anche sul piano redistributivo.
I recenti roghi di magazzini stipati di rifiuti hanno allarmato i cittadini. Per raggiungere gli obiettivi europei di economia circolare, occorre una rete di impianti di trattamento in grado di assorbire i flussi crescenti delle raccolte differenziate.
Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca alle affermazioni del ministro Bonafede sugli inceneritori.
Rifiuti zero è un obiettivo impossibile da realizzare. Lo dimostrano i paesi più virtuosi. E lo afferma lo stesso pacchetto per l’economia circolare della Ue. Degli inceneritori dunque non si può fare a meno. Da discutere è semmai il modello di governance.
Tra le leggi da salvare della XVII legislatura c’è l’istituzione dell’Autorità nazionale per la regolazione dei rifiuti. È il primo passo per risolvere le emergenze e per dare finalmente al settore una normativa coerente e un corretto sistema di prezzi.