Produttività, reddito e occupazione ristagnano in Italia da tempo. Per avvicinarci alle economie europee dovremmo realizzare riforme complessive e non limitarci a quella del fisco, che però è la meno costosa. Lo confermano i risultati di una simulazione.
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L’effettiva erogazione delle risorse del Recovery Plan europeo è condizionata al raggiungimento degli obiettivi legati agli interventi realizzati. Non è perciò il “pasto gratis” di cui si parla. Ma può essere una spinta a realizzare riforme cruciali.
La regolarizzazione di colf e lavoratori dell’agricoltura nella fase di emergenza sanitaria è stata una necessità. Ma bisogna tornare a discutere di una riforma strutturale dell’immigrazione, che privilegi ingressi legali e percorsi di inclusione.
Qualche calcolo a partire dai dati sulla disoccupazione degli ultimi dieci anni mostra l’inversione di tendenza consentita dalle riforme Poletti-Renzi e il contributo della crescita del Pil al calo dei senza lavoro. Mentre è presto per valutare gli effetti del “decreto dignità”.
Allo scoccare del suo primo anno di vita, il governo Lega-5stelle presieduto da Giuseppe Conte ha all’attivo alcune riforme contenute nel “contratto” tra i due partiti, ma conta molte promesse mancate e qualche riforma realizzata solo a spizzichi e bocconi.
In Parlamento si discutono due riforme della gestione e regolazione del settore idrico. Rischiano di riportarci alla situazione degli anni Ottanta, fermando un faticoso processo di ammodernamento. Con conseguenze per cittadini e casse dello stato.
Economia e lavoro sono la preoccupazione principale per tre italiani su quattro. Ma neanche nel 2019 la disoccupazione diminuirà in modo significativo. E c’è da sperare che non siano introdotte nuove modifiche alla regolazione del mercato del lavoro.
Come ha fatto la burocrazia a diventare un centro di potere capace di ostacolare le riforme e lo sviluppo dell’Italia? Lo spiegano Francesco Giavazzi e Giorgio Barbieri ne “I signori del tempo perso”, di cui pubblichiamo uno stralcio.
In Italia riforme teoricamente utili finiscono spesso per non produrre gli effetti sperati. Succede anche perché la valutazione di una determinata politica si ferma alla fase legislativa, senza coinvolgere quella di attuazione.