L’Unione europea benedice un altro accordo per bloccare il flusso di profughi e migranti dai paesi di transito. Eppure si dice paladina del loro diritto all’accoglienza. Comunque, anche in una fase di crisi economica, avrebbe tutto l’interesse ad attrarre persone giovani e desiderose di inserirsi.
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Se la crisi dei rifugiati è una sfida per i singoli paesi e per le prospettive future dell’Unione europea, la risposta può essere solo in un nuovo quadro normativo comune. Gestione comune delle domande di asilo prima dell’arrivo in Europa. E un meccanismo di distribuzione dei migranti “flessibile”.
La borsa non ha preso bene gli esiti degli stress test sulle banche italiane. A parte il Monte dei Paschi, i nostri maggiori istituti hanno spesso fatto anche meglio di quelli tedeschi, belgi, olandesi. Ma sulle loro capitalizzazioni pesa la scarsa redditività del capitale. E rimane – in Italia ma non solo – il rischio delle multe per comportamenti scorretti verso i clienti.
Sorpresa: nonostante le scarse risorse destinate alla ricerca, l’Italia si piazza ottava nel mondo nella produzione di ricerca scientifica. Grazie anche al nuovo sistema di valutazione e a quello di abilitazione. E al lavoro (spesso gratuito) di tanti precari. Che, se non stabilizzati, andranno altrove a fare carriera.
Mentre il Parlamento discute la legalizzazione della cannabis, nello stato del Colorado le droghe leggere sono consentite da ormai 18 mesi. Risultati? Consumo di stupefacenti stabile, incidenti stradali attribuiti a un guidatore “fumato” diminuiti. In più, le tasse incassate dallo stato. Che in Italia potrebbero superare i 6 miliardi l’anno.
È utile a giovani e anziani, ma introdurre la flessibilità in uscita dal lavoro sembra molto difficile. Chi vuole la pensione in anticipo dovrebbe indebitarsi con banche o assicurazioni oppure ricevere prestazioni decisamente più basse. In ogni caso, il rischio che solo quattro gatti scelgano queste condizioni.
Dopo il disastro ferroviario di Bari Nord sotto accusa le politiche dei trasporti. Da un lato si spendono svariati miliardi di fondi europei per adeguare la rete. Ma poi lungaggini burocratiche e poca dedizione a servire gli utenti rimandano alle calende greche il miglioramento del servizio. Ora basta.
Convegno de lavoce.info
Il convegno annuale riservato agli amici de lavoce avrà come titolo “Le riforme fatte e quelle da fare“. Si terrà la mattina di mercoledì 14 settembre all’Università Bocconi di Milano. Vi aspettiamo per incontrarvi di persona, dopo tante interazioni digitali!
La prima parte dell’incontro è riservata alla redazione de lavoce e ai nostri sostenitori più affezionati, chi ci ha finanziato con almeno 100 euro nell’ultimo anno o cumulativamente negli ultimi tre anni (chi non l’ha fatto, è ancora in tempo per compiere la donazione).
La cosiddetta emergenza migranti ha messo in discussione l’intera politica europea di asilo. Ma una maggiore omogeneità tra i sistemi nazionali porterebbe a una gestione delle risorse più efficace. Oggi le differenze nella spesa dei singoli stati sono notevoli. Fondi dagli aiuti allo sviluppo.
Una triste verità emerge dal recente rapporto Unhcr, con il numero globale di profughi in costante aumento. Ma i dati smentiscono credenze comuni: pochi i migranti economici travestiti da rifugiati, molti gli sfollati interni.
La politica di asilo dell’Unione Europea non riesce a proteggere chi ha più bisogno di aiuto. Lo dimostra la crisi provocata dalla guerra in Siria e dall’esodo del suo popolo. Serve un’autorità sovranazionale che redistribuisca migranti, oneri e risorse, con il sostegno dei cittadini europei.
In modo sempre più esplicito l’Europa cerca di sottrarsi a quegli obblighi di tutela dei diritti umani che dovrebbero essere un suo vessillo. Decisioni basate su due equivoci: il legame tra rifugiati e terrorismo e una percezione del numero e delle caratteristiche dei migranti smentita dai fatti.
Le norme dell’Unione Europea sul diritto d’asilo si sono dimostrate assolutamente inadeguate a gestire l’emergenza creata dal conflitto in Siria. Ora l’accordo con la Turchia sembra prefigurare una soluzione non solo illegittima, ma anche insensata.
Di fronte alla crisi dei rifugiati, l’Europa è riuscita solo a decidere un meccanismo di solidarietà per la redistribuzione di queste persone nei vari paesi UE. Ma l’attuazione del piano procede con grande lentezza. Intanto, però, circolano idee pericolose su possibili soluzioni dell’emergenza.