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Perdere il lavoro costa di più dopo la riforma Fornero

Dopo la riforma Fornero è calata la probabilità di reimpiego e se si è riassunti la perdita di salario è più forte. Non ne hanno risentito solo i precari, ma tutti i lavoratori. Invece di diminuire, le disuguaglianze nel mercato del lavoro sono aumentate.

Dieci grafici per la Festa del lavoro

In occasione del 1° maggio, Festa del lavoro, proponiamo una serie di dieci grafici per offrire una panoramica aggiornata sul mercato del lavoro in Italia.

L’analisi parte dall’aumento degli occupati e dal calo di disoccupazione e inattività, per poi approfondire i nodi legati alla qualità dell’occupazione, ai salari reali e contrattuali, al costo del lavoro e alla produttività. Emergono anche forti differenze territoriali, di genere e per fascia d’età, che influenzano l’accesso al lavoro e la sua stabilità. Un focus è dedicato alla riduzione dell’occupazione manifatturiera, oltre al tema della sicurezza, con dati aggiornati sugli infortuni, anche mortali.

Attraverso i dati, cerchiamo di restituire una fotografia chiara ma articolata del lavoro in Italia oggi: tra segnali di miglioramento e fragilità strutturali ancora presenti.

Dieci anni di Jobs Act: la produttività delle imprese è migliorata*

La riforma del governo Renzi ha aumentato l’efficienza produttiva delle imprese. I maggiori benefici sono andati ai datori di lavoro, ma anche i lavoratori ne hanno tratto vantaggi: salari più alti, creazione di nuovi posti e contratti più stabili.

Salari: procede lento il recupero dell’inflazione

I salari sono tornati a crescere nel nostro paese, trainati dai rinnovi contrattuali del 2024 e dei primi mesi del 2025. Finora, però, nessun contratto ha previsto aumenti che permettano un pieno recupero dell’inflazione. Le previsioni del Wage Tracker.

Aumenta tutto. Anche la pressione fiscale

Nel 2024 la pressione fiscale è salita. Secondo il governo perché è aumentata l’occupazione. Vero. Ma accade perché i salari sono tassati molto di più degli altri redditi e sottoposti alla progressività. In più, entra in gioco il drenaggio fiscale.

Una faticosa riforma fiscale non aumenta i salari reali

I governi degli ultimi anni hanno cercato di ridurre il cuneo fiscale e aumentare i salari netti dei lavoratori dipendenti con riforme che hanno pesato non poco sul bilancio pubblico. I risultati ci sono stati. Poi, è arrivata la fiammata dell’inflazione.

Check up del mercato del lavoro italiano: tre anni a confronto

Difficile che nel 2025 l’offerta di lavoro riesca a colmare i posti vacanti. Probabile quindi che i livelli dell’occupazione salgano ancora. Ma non è detto che ciò si trasformi in un recupero dei salari reali, perché molti settori sono in crisi.

Se l’azienda non assume in casa dei concorrenti

Negli accordi di “no-poaching” aziende concorrenti si impegnano a non assumere lavoratori l’una dell’altra. Vietate negli Usa e in Europa, le clausole servono a mantenere bassi i salari. Ecco cosa succede quando a prevederle sono le reti di franchising.

Un po’ di Pil in più

La nuova contabilità ci regala qualche miliardo di Pil in più, che arriva soprattutto dalle costruzioni. La nota positiva è il miglioramento dell’andamento della produttività del lavoro. Aumenta la domanda di lavoro, ma la caduta dei salari reali è forte.

Cucina italiana, cuoco straniero

La quota di lavoratori con cittadinanza extra-europea nella ristorazione sale costantemente da circa dieci anni. Se dal punto di vista contrattuale non sembrano esserci differenze importanti, i salari di ingresso indicano possibili discriminazioni.

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