Dopo il fallimento della riforma dell’apprendistato del Governo Berlusconi, ora ci riprova Renzi. Ma il nuovo contratto rischia di perdere la componente più formativa. Il modello tedesco dell’università professionale sarebbe l’occasione per rilanciare gli istituti secondari.
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In attesa del nuovo presidente, rimangono aperti gli interrogativi sulla possibilità che l’Invalsi riesca a continuare nell’importante opera di misurazione degli apprendimenti, diventando il perno del sistema nazionale di valutazione. Il nodo del potenziamento di personale e strumenti.
Ringrazio i lettori per i commenti fatti, nel complesso sono incoraggianti, con qualche eccezione, dovuta forse alla mia incompleta spiegazione della proposta.
Il decreto legge approvato lunedì dal Consiglio dei ministri rappresenta una chiara inversione di tendenza rispetto a quanto realizzato dai due governi precedenti, Monti e Berlusconi. Aver preso atto che il settore della scuola non poteva essere ulteriormente sacrificato per ragioni di pareggio di bilancio, e che gli insegnanti italiani stanno andando in pensione a ritmi sempre più elevati per ragioni puramente anagrafiche ci sembra un segnale politico importante
Il concorso nazionale per dirigenti scolastici dopo due anni è ancora in alto mare per la sequela di ricorsi e controricorsi presentati in molte Regioni. In Lombardia metà delle scuole non avrà un preside titolare nel prossimo anno scolastico. Se il rispetto delle regole formali prevale sul merito.
La neoministro dell’Istruzione è chiamata ad affrontare subito questioni complesse come il reclutamento, la valutazione e la conseguente premialità nella scuola e nell’università. Sono temi spinosi, ma chi valuta e seleziona i percorsi formativi dei giovani non può sottrarsi a processi analoghi.
Lascia molto a desiderare l’auto-valutazione del Governo su scuola e università. Un lungo elenco che pare più un programma (o una lista di desideri) che una serie di obiettivi centrati. E in tema di finanziamento agli atenei, assoluta continuità con il precedente Governo.
Il regolamento sul sistema nazionale di valutazione per istruzione e formazione varato dal Governo si focalizza sull’intervento migliorativo a livello di singola scuola. È però necessario realizzare tutte le quattro fasi previste dal procedimento e in particolare rispettare il nesso tra autovalutazione e valutazione esterna. Si limitano così i rischi di inutilità o di adempimento insiti nel processo. Ma tutto ciò richiede risorse umane e organizzative adeguate, stabili e legittimate, negli istituti come negli apporti che dovrebbero arrivare dal ministero o dall’Invalsi.
Dopo tredici anni arriva finalmente un concorso ordinario per ricoprire quasi 12mila cattedre nelle scuole statali. È una buona notizia, perché dovrebbe mettere fine alla giungla delle graduatorie, composte da decine di migliaia di precari che di anno in anno hanno consentito il regolare svolgimento delle lezioni. Ma la scuola italiana ha bisogno di bravi insegnanti. E il concorso sarebbe un’occasione sprecata se non riuscisse a selezionarli. E allora bisogna avere ben chiaro che cosa permette a un laureato di diventare un docente capace di far crescere i suoi studenti.
Perché la “scuola per avvocati” non può funzionare
Di Stefano Liebman
il 01/10/2013
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