Una montagna di crediti deteriorati pesa sui bilanci delle banche ed è uno degli ostacoli principali alla ripresa della concessione di prestiti alle imprese. Per uscire dal circolo vizioso, i grandi istituti potrebbe costituire una società cui trasferire la gestione delle posizioni in sofferenza.
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La Banca centrale europea ha fatto capire in questi giorni che Unione bancaria europea non vuol dire bail-in e men che meno bail-out europeo. Alcune banche sono destinate a fallire e saranno i governi nazionali a doversi far carico di eventuali salvataggi. La Bce non avrà riguardo verso nessuno (banca o paese) quando dovrà esaminare i bilanci delle principali 130 banche europee, tra cui il Monte dei Paschi, Banca Carige e il Credito Valtellinese.
Dal 2008 al 2012 in Italia sono state chiuse oltre 1.500 filiali bancarie. Per le grandi banche la stretta è stata soprattutto sulla rete degli sportelli nel Mezzogiorno, dove invece sono cresciute i piccoli istituti. La relazione tra numero di dipendenti per sportello e finanziamento alle Pmi.
Anche sul credito, la Legge di stabilità presenta incertezze e contraddizioni, pur andando nella giusta direzione. Corregge l’anomalia della deducibilità delle perdite su crediti, ma non incrementa a sufficienza l’incentivo alla ricapitalizzazione delle imprese. E aumenta la patrimoniale sui titoli.
Il decreto Imu prevede un incremento della dotazione del “Fondo per l’accesso al credito per l’acquisto della prima casa da parte delle giovani coppie”. Che però è incentivo mal congegnato e nei suoi 5 anni di vita non ha avuto molto successo. Allora perché aumentare le sue risorse?
L’università italiana è destinata a ricevere meno fondi pubblici, mentre la nostra economia è caratterizzata da una scarsa mobilità sociale e da un tessuto produttivo che non premia la formazione e la ricerca. Un circolo vizioso da risolvere. Ma come ? Se la banca anticipa le tasse universitarie.
Le fondazioni bancarie possono contribuire a rendere il nostro sistema di intermediazione finanziaria più funzionale alla crescita delle imprese e degli investimenti. A patto di non ostinarsi a mantenere il controllo delle banche conferitarie, mettendo a rischio solidità reddituale e patrimoniale.
Tre casi recenti indicano che per le fondazioni bancarie le lezioni della crisi sembrano essere servite a poco. Continuano a perpetuare un sistema in cui la politica ha un ruolo primario di controllo sul sistema bancario. I rischi per l’economia italiana e il passo indietro dei partiti.
Il nuovo meccanismo Esm pone condizioni molto dure alla banca che richiede il suo intervento e allo Stato membro in cui ha sede. Per questo la richiesta d’aiuto sarà rinviata il più possibile, aumentando i costi dell’operazione. Un atteggiamento che difficilmente riporterà la fiducia nei mercati.
I consigli di amministrazione delle banche dovrebbero sorvegliare i vertici in modo da agire da contrappeso quando eccessi di sicurezza portano a mosse azzardate. E negli ultimi anni Banca d’Italia e Eba hanno varato normative perché acquisiscano le competenze necessarie per farlo. Due approcci.