I recenti vertici europei hanno fatto qualche passo avanti verso l’unione bancaria. L’Europa sembra in grado di mettere in comune le regole e i controlli, ma non le risorse. Così il circolo vizioso banca-Stato è destinato a rimanere. Il ruolo dell’Esm e la supervisione della Bce.
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Perché le banche tornino a sostenere l’economia reale è necessario ripulire i loro bilanci dagli attivi di peggiore qualità e contemporaneamente immettere capitale. Purché sia “capitale vero” e non creato in modo fittizio dalle regole di Basilea, con il meccanismo dell’autovalutazione del rischio.
Crescono i crediti deteriorati delle banche, con i dati italiani peggiori di quelli medi europei. Non è solo colpa dell’andamento economico, piuttosto le sofferenze e le relative coperture sono determinate in modo diverso nei vari paesi europei. Con la vigilanza unica la disomogeneità scomparirà?
Da settembre 2012 la legge fallimentare italiana è stata adeguata agli standard internazionali. Complice la crisi, i numeri delle procedure aperte sono lievitati. Abi, Confindustria e alcuni giudici parlano di abusi. Ma è proprio così? I numeri raccontano un’altra storia. Un meccanismo trasparente.
Secondo il Fondo monetario, la principale vulnerabilità del sistema bancario italiano è oggi l’assenza di crescita economica. Per tornare allo sviluppo, sono necessari interventi che liberino i flussi di credito alle imprese. Il debito della Pa, i crediti deteriorati e l’avvitamento pro-ciclico.
Il problema strutturale delle imprese italiane non è tanto la mancanza di credito, quanto la carenza di capitali. Il settore assicurativo ha i capitali e spesso anche le competenze necessarie per la valutazione della qualità dei crediti societari. Perché non favorire un suo maggiore intervento?
L’Abi sostiene che le banche italiane non possono supportare pienamente l’economia reale perché non riescono a ottenere risorse sufficienti attraverso depositi e obbligazioni. Se così fosse, basterebbe aumentare i rendimenti offerti sulla raccolta bancaria. Ma il vero problema non è il risparmio.
Le banche hanno avuto un ruolo cruciale nella crisi di questi anni. Cosa si può fare per rendere il sistema bancario più sicuro, senza tuttavia sacrificare la sua capacità di concedere credito a famiglie e imprese? Lo spiegano in un libro due economisti, Anat Admati e Martin Hellwig.
Dal 2009 l’incidenza delle sofferenze bancarie, più o meno gravi, è continuamente aumentata. E le banche hanno reagito riducendo l’erogazione di finanziamenti. Come uscirne? Da valutare con cautela l’idea di una bad bank, sull’esempio spagnolo. Andrebbe ripreso il discorso sulle cartolarizzazioni.
Cosa accadrebbe se l’Italia non riuscisse a darsi un nuovo governo in tempi brevi? E soprattutto, quale sarebbe il costo di nuove tensioni sui titoli del debito pubblico? Una simulazione per la nostra economia nel caso in cui lo spread Btp-Bund decennale salisse drasticamente nei prossimi mesi.