A gennaio 2026 le pensioni saranno perequate in base all’inflazione del 2025, che un apposito decreto emanato il 28 novembre quantifica in 1,4 punti percentuali. Ancora una volta è ignorato il diverso meccanismo richiesto dal sistema contributivo.
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In Italia l’età pensionabile è collegata all’aspettativa di vita. Nel 2027 scatta un aumento di tre mesi dei requisiti di pensionamento. Il governo sceglierà ancora di proteggere chi è vicino alla pensione scaricando l’onere sulle generazioni più giovani?
Occorrono misure correttive per evitare che fattori climatici o epidemie modifichino il regolare andamento dei coefficienti di trasformazione, fino a pregiudicare la sostenibilità e l’equità attuariale del sistema contributivo. La Svezia è un esempio.
Il sistema contributivo calcola la pensione moltiplicando il montante dei contributi versati per un coefficiente di trasformazione crescente con l’età al pensionamento. Ne derivano sbilanci fra spesa pensionistica e gettito contributivo. La soluzione svedese.
Pur di fare cassa, i governi continuano a calpestare i criteri che la perequazione delle pensioni deve rispettare. Le risorse devono arrivare da un’età media al pensionamento più consona al paese col maggior quoziente di dipendenza old age nell’Ocse.
Il sistema contributivo italiano è una rozza approssimazione del modello Ndc varato in Svezia nel 1998. Lacune ed errori impediscono gli scopi per i quali fu scelto. La classe politica sembra inconsapevole e assume provvedimenti ulteriormente peggiorativi.
Sotto il profilo della logica attuariale e dell’equità, il sistema retributivo non dovrebbe più esistere. Bisognerebbe disegnare regole previdenziali più omogenee e semplici, capaci di tutelare il patto generazionale alla base del sistema a ripartizione.
Quota 102 è un provvedimento sbagliato, così come Quota 100. La questione della flessibilità in uscita dal mercato del lavoro andrebbe risolta attraverso il calcolo contributivo, per equità e chiarezza intergenerazionale. C’è comunque un costo da pagare.
A fine anno scade “quota 100” e si riapre il tema della flessibilità in uscita dal mercato del lavoro. La scadenza potrebbe dare l’occasione per ridisegnare in modo coerente l’intero sistema. Facendo leva anche sulla transizione al sistema contributivo.
Il sistema contributivo va riformato prima che vadano a regime gli errori e le lacune da cui è afflitto. Un riordino che riguardi la perequazione, i coefficienti di trasformazione e le regole di pensionamento. Ma il rischio è che anche il nuovo governo si limiti a provvedimenti di basso profilo.