In questo periodo di aumenti dei prezzi a livelli che non si vedevano da decenni, si è riacceso il dibattito su cosa stia originando l’inflazione. Generalmente, la teoria economica dà tre spiegazioni diverse a seconda della situazione.
Tag: tommaso monacelli Pagina 2 di 5
La Bce ha risposto con qualche ritardo all’alta inflazione degli ultimi mesi. La strada imboccata è quella giusta, ma serve maggiore chiarezza per rendere le politiche più efficaci.
La flat tax porta benefici limitati a costi molto elevati in termini di disuguaglianza e impatto sulle finanze pubbliche. Gli effetti positivi potrebbero essere raggiunti con altri metodi meno iniqui. Perché non perseguire quella strada?
In Europa torna lo spettro della stagflazione: uno scenario di bassa crescita e alta inflazione. Per evitare il peggio occorre che le banche centrali agiscano sulle aspettative e sul tasso di interesse reale. Due lezioni dagli anni Settanta.
Fed e Bce non rispondono alla crescente pressione inflazionistica. Una strategia dettata dal fatto che per molto tempo l’inflazione è stata al di sotto del target. Ma non è detto che le aspettative di inflazione futura rimangano a lungo sotto controllo.
Si fa un gran parlare di inflazione. Ma il tema da affrontare non è tanto quello delle strozzature delle catene della produzione, quanto quello della risposta delle banche centrali. Come ci hanno insegnato gli anni Settanta, le loro scelte sono cruciali.
In anticipo sulle previsioni, la Banca centrale europea ha rivisto il proprio target di stabilità dei prezzi, fissando un obiettivo di inflazione simmetrico del 2%. Le conseguenze della scelta e le differenze con la strategia messa in atto dalla Fed.
La crescita dell’inflazione è determinata da due fattori: la pressione sui costi delle imprese e le aspettative sul futuro. È proprio questo secondo aspetto quello più critico. E le banche centrali si trovano davanti a un delicato crocevia.
Negli Usa politica fiscale e monetaria sono allineate per favorire una ripresa inflazionistica e stimolare investimenti e consumi. Ma a lungo termine ciò significa tassi di interesse più alti in tutto il mondo. E la Bce dovrà affrontare un dilemma.
L’Italia si avvia verso un rapporto debito-Pil tra il 160 e 170 per cento. È un problema anche con tassi di interesse molto bassi. Oggi è necessaria una politica fiscale espansiva, ma va fatta con programmi di spesa utili alla crescita di lungo periodo.