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Il Punto

Per coprire il buco di 50 miliardi che la flat tax aprirà nei conti dello stato il governo pensa alla “pace fiscale”. Una sanatoria modulata per tipo di contribuente e di morosità da cui entreranno – se va molto bene – 10 miliardi in due anni.
Il nuovo governo spagnolo a maggioranza femminile fa risaltare la – purtroppo non nuova – scarsa presenza di ministre in quello italiano (sono solo 5 su 18). Una mancanza di attenzione politica confermata dalla vaghezza delle proposte su divari di genere e famiglia nel contratto-programma del governo Lega-M5s. E manca di una visione anche il capitolo del programma sull’università. Un frullato di richieste condivisibili (come di aumentare le risorse) e discutibili (la riforma dell’Anvur in nome di cosa?). Senza l’analisi di cosa schiacci l’Italia in fondo alle classifiche Ocse per numero di laureati. Un altro punto del contratto di governo è quello di frenare il trasformismo, i cambi di casacca dei parlamentari. Ma il vincolo di mandato per gli eletti stravolgerebbe la Costituzione. Mentre basterebbe cambiare i regolamenti delle due Camere.
Quella di Alitalia è una delle patate bollenti passate da Gentiloni a Conte. Al collasso dell’azienda si aggiunge la quasi certa violazione delle regole Ue sugli aiuti di stato con i 900 milioni di prestito ponte (troppi e poco efficaci) erogati dal governo precedente. Serve un immediato intervento.

Maria Cannata risponde ai commenti al suo intervento “Mini-Bot o Ccf: la grande illusione

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All’università manca un progetto

Nel contratto-programma di governo ci sono diverse proposte condivisibili su università e ricerca, che però non definiscono un’idea organica dell’istruzione terziaria nel nostro paese. Bene partire da un aumento delle risorse, ma non basta.

Ma l’ascensore sociale è bloccato fin dalla scuola*

L’origine sociale non è una condanna, ma le statistiche dicono che la probabilità di ottenere una laurea è spesso legata al fatto di avere genitori a loro volta laureati. Come altri paesi, l’Italia dovrebbe introdurre l’università professionalizzante.

La classe sociale non fa il bullo*

Vero che gli episodi di bullismo sono meno frequenti nei licei rispetto agli altri indirizzi di studi. È quanto si ricava dalla lettura dell’indagine Invalsi. Ma non sembra dipendere dalla classe sociale di provenienza degli studenti.

Chi guadagna dal taglio delle tasse universitarie?

Basta far parlare i dati per scoprire che il trasferimento di risorse agli studenti universitari proposto
da Liberi e Uguali non è una misura perversa sotto il profilo redistributivo, sebbene essa possa non essere ottimale in termini di efficacia.

Il Punto

Fino a che punto i partiti hanno sfruttato la possibilità di presentare lo stesso candidato in più collegi elettorali? Al primo posto Liberi e uguali, poi Pd, M5s e FI (con Lega e Fdi che pudicamente non danno informazioni). Si sfrutta l’effetto traino dei nomi più popolari. E ad alcuni è garantito un posto in Parlamento.
Una proposta importante nel programma del Pd è il supporto alle famiglie: un assegno proporzionale al numero di figli a chi ha redditi bassi (e oggi non ha detrazioni Irpef) e dei lavoratori autonomi. Costerebbe 9,6 miliardi, con un marcato effetto di riduzione di diseguaglianza e povertà.
Reazioni indignate, anche perché evoca la libertà vigilata, al braccialetto brevettato da Amazon. In realtà non è nemmeno un modo di trasmettere dati su quantità e qualità del lavoro.  Ragionevole, invece, rivendicare la compatibilità con il benessere di chi lo usa. E la spartizione equa del guadagno di produttività.
Con sentenze discutibili, la Consulta e il Consiglio di stato decidono di aggravare il costo della competizione delle università italiane con quelle estere: no a interi corsi di studio in lingua straniera se non affiancati dai medesimi in italiano. Tanto le famiglie italiane che possono manderanno i rampolli all’estero, no?
Effetto Brexit sulla composizione del Parlamento europeo: a chi vanno i 73 seggi dei britannici? Varie le soluzioni ipotizzate, tutte con pro e contro. Alla fine un compromesso che sembra accontentare quasi tutti.

L’università condannata all’italiano

Il Consiglio di stato ribadisce il divieto di istituire interi corsi in inglese, impedendo alle università italiane di competere a livello internazionale. Così le famiglie italiane spenderanno all’estero, ma gli studenti stranieri non verranno in Italia.

Quando il ranking diventa un’ossessione

L’uso improprio dei ranking di scuole e università porta alla polarizzazione delle opportunità educative. Col tempo genera diseguaglianze tra gruppi sociali e tra territori. Un rischio che il nostro paese, già alle prese con tanti divari, non può correre.

Università: qual è il vero vantaggio del test di ingresso

Test di ingresso e numero programmato all’università sono strategie adottate per migliorare la qualità del processo formativo. Secondo uno studio hanno un effetto positivo sulle interazioni tra studenti e con i docenti. È dunque una questione di risorse?

Il Punto

Mentre a Berlino si ragiona su chi sarà il suo successore, nella prima conferenza stampa dopo l’estate Mario Draghi ha fatto capire come intende muoversi nella parte finale del suo mandato. Vedremo un Qe ricalibrato in termini di dimensione e durata. Sullo sfondo, l’esigenza di completare l’unione monetaria.
Immaginate l’energia prodotta al 100 per cento da fonti rinnovabili: vento acqua e sole. Un bel sogno. Alcuni scienziati sono andati più in là: hanno valutato la possibilità concreta che si realizzi. Entro il 2050. Ma lo studio, ben pubblicizzato, presta il fianco a pesanti critiche e stroncature.
Malgrado gli impegni con l’Europa è proseguito il calo degli investimenti pubblici, scesi da 54 miliardi nel 2009 a 35 nel 2016. Poche risorse e un mare di pastoie burocratiche tra le quali si fatica trovare buoni progetti. Il potenziale del Codice dei contratti pubblici è soffocato dalla mancata approvazione di tanti dei suoi decreti attuativi.
L’Italia si conferma il paese Ocse con la minore percentuale di laureati. Anche perché sempre meno persone entrano all’università. Se le imprese non hanno molta fame di cervelli è anche perché l’attuazione sconclusionata del sistema di studi “3+2” è stata un fallimento. Cercasi misure per invertire la rotta.
L’obbligo di prestare gratuitamente i servizi notarili non funziona. Un recente esperimento relativo alla costituzione di una srl semplificata (priva di costi per legge) indica che i notai – per sicurezza – si astengono addirittura dal fornire informazioni generiche. Per limitarne le rendite meglio limitare il loro raggio d’azione.

Convegno de lavoce.info
Il convegno annuale, con una parte riservata agli affezionati amici/donatori de lavoce, si terrà la mattina di lunedì 18 settembre a Milano presso l’Università Cattolica. Parleremo di banche italiane, populismo e Brexit. E anche di una ricerca sull’identikit dei nostri finanziatori. Ecco il programma. Vi aspettiamo!

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