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UNIVERSITA’

PROVVEDIMENTI

Sono pochi quelli significativi.
La Legge 270 sugli ordinamenti didattici ha aumentato i cosiddetti requisiti minimi di docenza e ridotto il numero di esami necessari per conseguire una laurea triennale o magistrale.
La Legge finanziaria 2008 ha disposto l’abolizione a partire dal 1 gennaio 2010 del periodo di fuori ruolo per i docenti universitari attraverso un meccanismo di graduale riduzione, per cui dal 1° gennaio 2008 il periodo è ridotto a due anni, dal 1° gennaio 2009 a un anno e, infine, dal 1° gennaio 2010 è definitivamente abolito. Le intenzioni del provvedimento sono quelle di alleggerire i bilanci delle università mettendo a carico della previdenza sociale (piuttosto che degli atenei) il costo dei docenti anziani. Va nello stesso senso un provvedimento previsto dalla medesima Legge Finanziaria, che stabilisce che a partire dal 2008 gli incrementi degli stipendi del personale delle università saranno a carico del ministero e non delle singole università.
È stata istituita l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur). Tuttavia, l’Agenzia non è stata attivata e non ha quindi iniziato ad operare.
Sono state emanate le nuove regole per i concorsi dei ricercatori. Tuttavia, nel 2008 i concorsi avranno ancora luogo con le vecchie regole. Sono stati sbloccati per un anno i concorsi per professori ordinari e associati mantenendo le vecchie regole con una sola idoneità.

QUANDO SI VEDRANNO GLI EFFETTI

La riforma degli ordinamenti didattici è già in vigore e gli atenei stanno completando la riforma dei corsi di laurea. Il nuovo regime avrà inizio con il prossimo anno accademico e occorrerà attendere alcuni anni prima di vederne gli effetti sui nuovi laureati.
I provvedimenti della Legge Finanziaria relativi ai docenti fuori ruolo sono già in vigore. Per quanto riguarda invece lo sblocco dei concorsi di associato e ordinario occorre attendere la conversione in legge del cosiddetto decreto "mille proroghe", prevista per fine febbraio.
La nuova agenzia di valutazione (Anvur) potrà iniziare a lavorare solo quando saranno nominati i suoi componenti.

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OCCASIONI MANCATE

Sono molte. Anche se in pochi mesi non si arresta il declino drammatico dell’università, alcuni provvedimenti avrebbero potuto dare almeno il segnale di un’inversione di tendenza. Gli esempi non mancano. Già nel 2007 una quota consistente del fondo di finanziamento ordinario e dei posti di ricercatore, dottorati di ricerca e assegni di ricerca si sarebbe potuta attribuire sulla base del punteggio CIVR. Lo stesso CIVR avrebbe dovuto essere prontamente rifinanziato. Si è lasciato invece giacere in un limbo per oltre un anno: il nuovo bando CIVR per la valutazione della ricerca (già pronto da ottobre) non è stato ancora firmato. Nel frattempo le graduatorie esistenti invecchiano, e avrà facile argomento chi sostiene che non sono più utilizzabili.
Si sarebbe potuto uniformare l’età di pensionamento dei docenti universitari a quella degli altri paesi europei (tipicamente 65 anni, con facoltà di estensione fino a 68 anni per i docenti attivi nella ricerca che ne fanno richiesta) istituendo allo stesso tempo incentivi per i giovani, riformare le regole di governance delle università, istituire regole di incompatibilità per limitare il nepotismo, abolire il valore legale della laurea, riformare i criteri di ripartizione delle matricole tra le facoltà di medicina, eliminare le quote riservate a docenti con più di 15 anni di anzianità nei prossimi concorsi a professore ordinario e associato. Sono provvedimenti che non costano; però incidono sul potere delle lobby accademiche. Non rappresentano un progetto di riforma organico; se attuate, avrebbero però dato almeno una speranza che la distribuzione delle risorse future premierà il merito. Sono mancati invece il coraggio di superare gli ostacoli posti dai conservatori dello status quo e la visione di un’università moderna.

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LA RISPOSTA AI COMMENTI

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IL DECLINO

  1. Paolo Leonardi

    Difficile dire che quello tracciato sia un bilancio. Mettiamo che “provvedimenti” stia per “pro” e “occasioni mancate” per “contro”.
    Ora, il meglio è nemico del bene. Istiutuire sulla carta l’Anvur e sospendere il Civr ne è un esempio.
    Abolire il fuori ruolo è solo una diversa iscrizione a bilancio, corrisponde a una contrazione della pensione, non porta automaticamente nessun ringiovanimento. Questo ci potrebbe essere qualora non venissero stornati all’inps soldi dell’università. Cosa da controllare.
    La nuova normativa per i concorsi non è buona. La finestra è terribile.
    Sarebbe bene sparlare anche dei finanziamenti, o meglio degli sfinanziamenti.
    Fare, sul serio, l’Agenzia potrebbe essere importante. Finanziare la ricerca pure.
    Per il resto il Ministero è solo un fattore di distorsione e sarebbe interessante tagliarne i costi per finanziare appunto l’università.

  2. Giovanni Maglio

    Alla scheda di Jappelli aggiungerei un commento positivo sul decreto che contrasta la proliferazione dei Corsi di Studio e commenti negativi sui fondi destinati alla ricerca, vedi PRIN slittati di un anno, e su alcune assurdità imposte per decreto tipo la valutazione dei CdS basata sul “docente equivalente” (ordinario =1, associato 0.7, ricercatore 0.5). Infine, rammento che l’unica decurtazione di stipendio è stata riservata ad parte dei professori universitari. L’azione del governo non ha, dunque, rispettato gli impegni presi nel programma.

  3. Umberto Rossi

    Il governo si è impegnato in Finanziaria allo stanziamento di 40 mln di euro per l’aumento a 1000 euro al mese delle borse di dottorato. Si è tuttavia ancora in attesa del necessario decreto attuativo del ministro Mussi.
    Se come possibile, sarà presto firmato, potrà inserirsi tra le poche cose buone fatte.
    Altrimenti, ennesima delusione per i nostri giovani accademici.

  4. Carlo Pretara

    Il bilancio è sintetico e quasi esaustivo. Concordo con alcune delle osservazioni nei commenti. Anche se non capisco perchè si ritiene assurda la definizione di docente equivalente, mirata solo a fare in modo che non sia così facile istituire nuovi corsi di laurea. I decreti "Mussi" con i nuovi regolamenti per i CdS sono sì stati invasivi ma hanno messo fine a situazione paradossali e hanno messo un pò di ordine. Sottolinerei anche lo statuto delle studentesse e gli studenti, che dà alcune garanzie minime, importanti specie nelle università dove impera il baronismo. Si sarebbe dovuto fare qualcosa in più sulla ripartizione del FFO con criteri meritocratici e sul diritto allo studio, per riformare il quale era pronta da poco una bozza. Altra mancanza, ma è stata ricordata, è stata un’azione decisa ed efficace per limitare la dipendenza dei giovani dai vecchi baroni, cosa che da un Mussi mi sarei aspettato. In generale tuttavia la gestione del ministro, anche a causa dei suoi impegni politici, è stata vista come confusa, causale e poco incisiva. Peccato. Vediamo che il programma del PD sull’Università ha idee interessanti. Attendiamo di vedere quello del PDL.

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