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L’Europa nella guerra dei chip

Le tensioni geopolitiche spingono i paesi ad adottare politiche per rafforzare la capacità produttiva nazionale in fasi cruciali delle filiere di settori strategici, come quello dei microchip. Gli Stati Uniti sono i più attivi, ma anche la Ue si muove.

I passi dell’amministrazione Usa

Da un paio di anni a questa parte, le crescenti tensioni geopolitiche tra Washington e Pechino hanno ispirato politiche di rafforzamento delle capacità produttive nazionali in fasi cruciali delle filiere di settori strategici – soprattutto il settore dei microchip – non solo negli Stati Uniti, ma anche in Giappone e in Europa.

Il 9 agosto 2022, il presidente Biden ha firmato il Creating Helpful Incentives to Produce Semiconductors and Science Act del 2022 (Chips Act), una versione modificata dello United States Innovation and Competition Act del 2021.

Il Chips Act è un’altra testimonianza della crescente importanza dell’industria dei semiconduttori e di come i recenti shock, a cominciare dalla pandemia Covid-19, abbiano messo a nudo le vulnerabilità delle catene del valore globali in questo settore. L’obiettivo della legge è costruire una catena di approvvigionamento nazionale e sviluppare una forza lavoro americana per riconquistare la leadership scientifica e tecnologica. La legge Chips prevede investimenti per 280 miliardi di dollari tra ricerca scientifica e commercializzazione (200 miliardi di dollari), produzione di semiconduttori e formazione della forza lavoro (52,7 miliardi di dollari), crediti d’imposta (24 miliardi di dollari), tecnologie di frontiera e catene del valore wireless (3 miliardi di dollari). 

L’amministrazione statunitense cerca di rafforzare la resilienza della catena logistica anche attraverso meccanismi di supervisione e di diplomazia internazionale. Nel giugno 2021, il presidente Biden ha lanciato la Supply Chain Disruptions Task Force, deputata ad affrontare gli ostacoli alla ripresa economica legati ai trasporti e alla logistica e aumentare la cooperazione del settore privato per risolvere i ritardi e la congestione dei porti statunitensi. Il sistema di allerta precoce per la microelettronica, istituito nell’ottobre del 2021, consente di “rilevare più rapidamente le potenziali interruzioni e favorire una più rapida soluzione dei problemi e il coordinamento con […] i partner commerciali e il settore privato” (International Trade Administration 2021). Sempre a giugno 2021, la Casa Bianca ha annunciato la convocazione di un forum globale sulla resilienza della catena di approvvigionamento per valutarne le vulnerabilità, sviluppare approcci comuni alle nuove sfide e costruirne la forza attraverso la diversità e la prosperità condivisa. Nel luglio 2022 si è tenuta la riunione ministeriale sulla catena di approvvigionamento, per promuovere la collaborazione e ridurre il rischio di interruzioni a breve termine nelle catene di valore. I paesi partecipanti, tra cui Australia, Canada, Unione europea e Singapore, hanno pubblicato una dichiarazione congiunta che esplicita i principi della catena di approvvigionamento, quali trasparenza, diversificazione, sicurezza e sostenibilità (Dipartimento di Stato americano 2022a). Inoltre, nel 2022, Stati Uniti, Australia, Canada, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Repubblica di Corea, Svezia, Regno Unito e Commissione europea hanno firmato la Minerals Security Partnership per costruire solide, resilienti e responsabili catene di valore dei minerali, in particolare quelli necessarie per i veicoli elettrici e le batterie avanzate. L’iniziativa punta a rafforzare la condivisione delle informazioni tra i partner e a convogliare gli investimenti dei governi e delle imprese private nei segmenti chiave che rispettano i più elevati standard ambientali, sociali e di governance (US Department of State 2022).

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È poi in corso una concreta accelerazione degli interventi a sostegno degli investimenti in nuovi stabilimenti produttivi. La Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc), il più grande produttore al mondo di chip per computer avanzati, è al centro delle politiche di investimento di tutti i paesi avanzati: dal momento che i suoi chip alimentano qualsiasi cosa – dai telefoni alle automobili, ai missili – l’azienda ha un’importanza strategica e un know-how tecnico molto ambito.

Tsmc sta ampliando una nuova fabbrica in Arizona che dovrebbe contribuire a portare gli Stati Uniti verso un futuro tecnologico più autosufficiente. I 12 miliardi di dollari iniziali dello scorso anno sono diventati 40. L’espansione della fabbrica nella periferia nord di Phoenix ha lo scopo di portare la produzione di microchip avanzati più vicino agli Stati Uniti e lontano da qualsiasi potenziale stallo con la Cina. Tuttavia, lo sforzo ha alimentato preoccupazioni interne, con costi elevati e sfide manageriali che dimostrano quanto sia difficile replicare dall’altra parte del mondo uno dei processi produttivi più complicati che l’uomo si sia mai inventato.

Le interviste con undici dipendenti di Tsmc, realizzate da giornalisti del New York Times, rivelano che i dubbi all’interno dell’azienda taiwanese sulla fabbrica statunitense stanno aumentando. Per molti lavoratori il progetto potrebbe distrarre l’attenzione dalle attività di ricerca e sviluppo che da tempo permettono a Tsmc di superare i rivali. Alcuni di loro hanno aggiunto di esitare a trasferirsi negli Stati Uniti a causa di potenziali barriere culturali.

La pressione per il successo della fabbrica dell’Arizona è immensa. Un fallimento significherebbe una battuta d’arresto negli sforzi degli Stati Uniti di riprendere la produzione di chip avanzati trasferita decenni fa per lo più in Asia. Senza contare che Tsmc avrebbe speso miliardi per un impianto non in grado di dare i risultati sperati.

Che cosa fa l’Europa

Anche altri paesi cercano di trasferire la produzione di chip sulle loro coste. La stessa Tsmc sta costruendo un impianto in Giappone. E pure i responsabili politici europei hanno presentato piani per la costruzione di una fabbrica Tsmc: la decisione finale dovrebbe arrivare tra breve.

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Intel aveva progettato una “mega-fabbrica” a Magdeburgo, in Germania, ricevendo circa 7,3 miliardi di dollari di fondi dalla legge europea sui chip, ma a dicembre, avrebbe rinunciato a causa di una “difficile situazione di mercato”.

Intanto, il 24 gennaio 2023 il processo legislativo per l’adozione del Chips Act dell’Ue ha compiuto un importante passo avanti. La Commissione Industria, Ricerca ed Energia del Parlamento europeo ha approvato la relazione sulla proposta di regolamento; ha inoltre votato a larga maggioranza l’adozione del progetto Chips Joint Undertaking, che ha poi avuto il via libera dal Parlamento europeo. Le due iniziative mirano a portare la capacità produttiva europea di semiconduttori al 20 per cento di quella globale entro la fine del decennio.

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  1. Maria Tupitti

    Grazie per l’articolo, ma non riesco a trovare la fonte dove erano elencati i paesi aderenti all’introduzione del microchip umano.
    Spero che possa aiutarmi, grazie ancora e buona giornata.

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