Nonostante i progressi formali, per alcune misure il Pnrr registra ritardi significativi nella spesa. Un semplice indicatore consente di monitorare i livelli di quanto speso per ciascun intervento. Diventano così evidenti quelli che sono più indietro.
Rispetto formale dei tempi e investimenti reali
Appena insediato, il neo ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr, Tommaso Foti, nel corso di Agorà su Rai 3, aveva affermato: “non penso ci siano ritardi nel Pnrr, Fitto ha fatto un grande lavoro. Dobbiamo continuare su questa strada perché evidentemente i tempi sono stretti”. Ma col tempo, la sua percezione è cambiata: “Se anziché discutere sempre dei dati in maniera polemica si potesse fare un discorso pacato sugli obiettivi, noi gli obiettivi li abbiamo ben chiari. Per questo, come stabilito dai regolamenti europei, prevediamo una nuova revisione del Piano e la porteremo in Parlamento” a inizio marzo.
Fare un bilancio preciso del Pnrr non è semplice e occorre affrontare il tema da più prospettive, però si può affermare che “formalmente” il Piano sta procedendo, come confermato anche dalla Commissione europea con il pagamento della sesta rata.
L’Italia, infatti, si colloca tra i paesi dove si avanza più celermente (grafico 1).
Grafico 1 – Relazione tra traguardi e obiettivi raggiunti e risorse ricevute

Fonte: elaborazione Centro Studi Confindustria su dati CE (agg 20(01/25)
Se però si guarda ai soli investimenti, emergono ritardi di spesa. Come evidenziato nell’articolo “Ancora un rinvio di spesa per il Pnrr”, sembra che ci sia una difficoltà nello spendere le risorse del Piano secondo quanto pianificato in precedenza, oltre a una generale mancanza di trasparenza, che non aiuta a comprendere lo stato di avanzamento del Piano.
È un peccato, perché alcuni numeri potrebbero restituire un po’ di giustizia al Piano e al governo. Ad esempio, dal monitoraggio della pianificazione finanziaria e progettuale emerge che, al 13 dicembre 2024, erano state attivate il 94 per cento delle risorse del Piano ed erano stati siglati contratti (risorse impegnate) per 125 miliardi (64 per cento).
Un indicatore per capire dove sono i ritardi
Attraverso i dati di ItaliaDomani si è potuto esaminare l’andamento dei 58,6 miliardi di spesa effettuata fino al 31 ottobre 2024 rispetto agli 87,6 pianificati complessivamente fino al 2024. Se fossimo a scuola, il voto complessivo sarebbe di 7 su 10, perché sono state spese il 67 per cento delle risorse pianificate (senza contare le spese effettuate a novembre e dicembre).
L’analisi qui condotta consente di evidenziare successi e criticità nel percorso di spesa misura per misura, fornendo un quadro puntuale della progressione del Piano (il lavoro completo è disponibile qui).
È infatti utile capire dove si stanno accumulando i ritardi di spesa per poter intervenire con rapidità. Per facilitarne la comprensione, è stato elaborato un indicatore sintetico (cosiddetto alert) che segnala la rischiosità, in termini di distanza, nel raggiungere l’obiettivo di spesa pianificata. L’indicatore si basa sul rapporto tra la spesa effettuata fino al 31 ottobre e la spesa pianificata dal 2020 al 2024. Associa un maggior rischio alle misure con percentuali di spesa più basse, ovvero tra lo 0 e il 25 per cento. Man mano che si sale nelle classi di percentuale (25-50 per cento, 50-75 per cento, 75-100 per cento), il rischio associato diminuisce progressivamente. Inoltre, l’indicatore tiene conto della dimensione della misura: si è scelto arbitrariamente di giudicare più rischiose quelle il cui importo di spesa previsto è superiore a 500 milioni perché solitamente associate a interventi di più complessa gestione amministrativa e una loro eventuale inadempienza potrebbe avere un impatto rilevante per la finanza pubblica e la crescita del Pil.
Dove sono i ritardi di spesa più gravi? Per scoprirlo occorre guardare alle misure caratterizzate da una spesa prevista superiore ai 500 milioni e da bassi livelli di spesa effettuata (0-25 per cento o 25 -50 per cento), da cui emerge che su 16,3 miliardi di spesa pianificata ne sono stati spesi in totale solo 3, cioè il 18 per cento (grafico 2).
Tra le misure meno performanti, ne spiccano tre per dimensione: le “Politiche attive del mercato del lavoro”, gli investimenti “Tecnologie a zero emissioni nette” e “Contratti di filiera agricoltura”. Per la prima, era prevista una spesa di 2,6 miliardi entro il 2024, ma al 31 ottobre ne erano stati spesi soltanto il 7 per cento; per le seconde, erano previsti circa 2 miliardi di spesa ciascuna, ma al 31 ottobre non risultava alcuna spesa effettuata.
Anche per le numerose misure (126) con importo inferiore ai 500 milioni e bassi livelli di spesa sono presenti ritardi di realizzazione. Su 13,5 miliardi previsti ne sono stati spesi solo 2,6, cioè il 19 per cento. Tuttavia, un eventuale ritardo nella realizzazione di una di queste misure avrebbe minore rilevanza, data la loro portata finanziaria più contenuta.
Come leggere i dati e i ritardi
Nell’interpretare i dati e i ritardi occorre fare alcune precisazioni. Da un lato, esiste un disallineamento tra i dati caricati nel sistema Regis e lo stato di avanzamento delle opere. È ragionevole ipotizzare un cospicuo aumento di spesa verso fine anno per via di un ritardo fisiologico dei soggetti attuatori nel caricare i dati su Regis; una rendicontazione delle spese “a stato avanzamento lavori”; discrepanze temporali tra il pagamento effettuato dai soggetti attuatori e dalla contabilizzazione e validazione della spesa da parte delle amministrazioni titolari.
Dall’altro lato, per contro, è ormai probabile che ci siano ritardi effettivi nella realizzazione di alcuni progetti o che per alcune misure si proceda a rilento. Inoltre, a preoccupare sulla tempestiva attuazione del Piano, è il fatto che parte delle risorse spese negli anni precedenti riguardavano misure automatiche o preesistenti.
Anche ipotizzando di realizzare tutto quanto originariamente previsto nel 2024, nel biennio 2025-2026 rimangono da spendere quasi 108 miliardi. È probabile che entro la fine del 2026 non si riuscirà a farlo. Occorre quindi continuare a discutere i dati, ma per cercare una soluzione, possibilmente in fretta.
Tabella 1 – Misure del Pnrr con grave ritardo di spesa (valori in milioni di euro)

Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati REGIS, Pnrr e ItaliaDomani (agg. 31/10/24)
* Stefano Olivari è membro del Centro Studi Confindustria. Tuttavia, le opinioni espresse in questo articolo sono attribuibili solo all’autore e non coinvolgono in alcun modo l’istituto di appartenenza.
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