Tra i temi in discussione all’Earth Summit Rio +20, promosso dall’Onu, figurava anche la salute riproduttiva e la pianificazione familiare, ma nel documento finale non compare alcun riferimento esplicito alla contraccezione come strumento per tutelare la salute riproduttiva. Vaticano e paesi islamici sembrano concordare su questo punto. Tuttavia, pianificazione familiare e infezioni sessualmente trasmissibili restano problemi aperti, sia a livello globale che nazionale.
Si è tenuta in giugno a Rio de Janeiro l’Earth Summit Rio+20, la conferenza mondiale sullo sviluppo sostenibile promosso dall’Onu. (1) Tra i temi del dibattito, figurava la salute riproduttiva e la pianificazione familiare. L’intervento del Vaticano ha “epurato” il paragrafo 244 dove si parlava di diritti riproduttivi delle donne cosicché tra le 53 pagine e i 283 articoli di cui si compone il documento finale del summit “The future we want”, non compare alcun riferimento alla contraccezione come metodo di pianificazione familiare. (2) La delegazione vaticana, che peraltro sedeva solo come osservatore senza diritto di voto, con il sostegno di alcuni paesi islamici (Egitto e Siria) e di paesi fortemente cattolici (Cile e Polonia), ha di fatto influenzato il contenuto del documento finale che include oggi un solo riferimento marginale alla salute sessuale e riproduttiva nell’articolo 241.
LA CONTRACCEZIONE E LA SALUTE DELLE DONNE
A ben vedere, la contraccezione non è completamente esclusa dal panorama vaticano, ma solo se intesa come strumento di tutela della salute pubblica. Papa Benedetto XVI sul tema si è mostrato più innovativo dei suoi predecessori: nel libro Luce del mondo, pubblicato nel 2010, giustifica in alcuni casi l’uso del preservativo come strumento di prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili (Ist). (3) E se ci si sofferma sui numeri delle infezioni sessualmente trasmissibili, Aids in testa, si capisce perché anche il Vaticano abbia rivisto le proprie posizioni su alcuni argomenti considerati in passato tabù.
Nell’Africa sub-sahariana vive oggi il 67-68 per cento di tutta la popolazione mondiale contagiata dal’Aids (pari a circa 42 milioni di individui). Dai dati provenienti dall’Unicef, in Africa più di 11 milioni di bambini hanno perso almeno un genitore a causa dell’Hiv e purtroppo si stima che il numero sia destinato a salire fino a 20 milioni entro la fine del 2013. (4) Ma il fenomeno non è circoscritto alla sola regione africana: l’Europa dell’Est e l’Asia centrale contano insieme circa 1,5 milioni di infetti dal virus dell’Hiv, con la Romania che registra il triste primato di Paese con il maggior numero di persone affette da Hiv dell’Europa centrale. (5) Nel 1966, con il decreto 770, Nicolae Ceauşescu aveva infatti vietato l’aborto e qualsiasi misura contraccettiva nel paese. La conseguenza nel breve periodo fu un ricorso sproporzionato all’aborto illegale o autoindotto, con tassi di mortalità materna tra il 1979 e il 1989 circa dieci volte più elevati rispetto agli altri paesi europei.
L’EDUCAZIONE DEI GIOVANI
Gli unici strumenti a disposizione dei governi per prevenire la trasmissione delle infezioni e tutelare la salute riproduttiva sono la contraccezione e le politiche sul territorio mirate a informare soprattutto i giovani e giovanissimi su comportamenti sessuali corretti. La fascia di popolazione più giovane è infatti la più vulnerabile in tema di malattie sessuali e gravidanze indesiderate a causa della propria fragilità culturale, sociale ed emotiva. I dati in Italia parlano chiaro: il 20,5 per cento delle ragazze minori di 15 anni ha già avuto rapporti sessuali, e nel 2004 gli aborti terapeutici per le ragazze minori di 20 anni rappresentavano l’8,2 per cento del totale delle interruzioni volontarie di gravidanza. (6) Per questo motivo il nostro sistema sanitario nazionale, in linea con il Programma europeo 2008-2012, promuove attivamente la salute sessuale attraverso l’utilizzo della contraccezione e lo sviluppo di stili di vita sicuri nei comportamenti sessuali.
Stride dunque la mancanza di riferimenti espliciti alla contraccezione e ad adeguate politiche di informazione sulla salute riproduttiva nel testo “The future we want”. Primo, perché già nel presente, soprattutto fra i più giovani, emergono stili di vita che, se non adeguatamente indirizzati e tutelati, possono avere ripercussioni negative sulla salute, in particolare delle donne. Secondo, perché la piaga dell’Aids non è ancora debellata, anzi è maggiormente e prepotentemente presente fra le popolazioni con minore possibilità di recepire un’informazione corretta e con ancora minore capacità di potersi curare adeguatamente. Terzo, perché dallo stesso pontefice è giunto un segnale di apertura importante, ancorché relativo alla tutela della salute. Tutela che non può escludere l’ambito della pianificazione familiare.
(1) La conferenza è stata chiamata Rio+20 perché, a venti anni di distanza, è tornata a tenersi a Rio de Janeiro dove nel 1992 si svolse il primo Earth Summit. La seconda conferenza mondiale sullo sviluppo sostenibile si è svolta nel 2002 a Johannesburg.
(2) Rio+20, “The Future We Want”, The Rio+20 conference on sustainable development (http://www.un.org/en/sustainablefuture/).
(3) Benedetto XVI – Peter Seewald, Luce del mondo, Libreria Editrice Vaticana, 2010.
(4) Unicef, “The State of the World’s Children 2012: Children in an Urban World”.
(5) Unaids 2010 “Report on the global Aids epidemic”
(6) Ministero della Salute, Annuario statistico del Servizio sanitario nazionale, anno 2008.
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