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IL TAGLIO DEL VICINO E’ SEMPRE PIU’ VERDE. ANCHE PER LA CHIESA

Va bene tagliare, fino a che i tagli riguardano le tasche degli altri. E’ la regola aurea del dibattito pubblico italiano. Stupisce che sia applicata anche dalla Chiesa italiana nel caso della scuola. Perché se il problema dei risparmi esiste, e per risolverlo servono proposte concrete, una delle opzioni potrebbe essere la riduzione di spesa ottenibile dall’abolizione dell’obbligo dell’insegnamento della religione cattolica negli istituti statali. Anche perché sono diverse le peculiarità che contraddistinguono gli insegnanti di religione in Italia.

 

Nel mezzo delle manifestazioni di piazza e delle tensioni sollevate dall’approvazione del cosiddetto decreto Gelmini, la Chiesa italiana ha deciso di dire la sua. Con l’autorevolezza della sua carica, sul Corriere della Sera del 28 ottobre monsignor Diego Coletti, vescovo di Como e responsabile scuola della Conferenza episcopale italiana, ha riconosciuto con tono grave che “Il problema dei risparmi è certamente sul tavolo ed è ineccepibile”. L’alto prelato ha poi continuato dicendo che è “inutile se non addirittura dannoso intervenire agitando le piazze”.

IL BUON ESEMPIO CHE MANCA

Anziché predicare, però, la Chiesa italiana potrebbe in questo caso dare il buon esempio. È vero: il problema dei risparmi, o almeno della riduzione degli sprechi, nella scuola esiste e non basta certo scendere in piazza per risolverlo. Ci vogliono proposte concrete. E, parlando in concreto, una delle opzioni che si potrebbe valutare è quella della riduzione di spesa ottenibile dall’abolizione dell’obbligo dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali.
Il problema è aggrovigliato. Il primo punto da chiarire è se l’insegnamento della religione generi davvero un onere per le casse dello Stato. La risposta è sì. Le famiglie possono già ora decidere di non avvalersi di tale insegnamento. Ma le famiglie, anche quelle di atei e miscredenti, non possono avvalersi del diritto di non pagare le tasse per finanziare gli insegnanti di religione.
Dato che c’è un onere, il secondo problema è quello di capire quale sia l’entità di questo onere per le casse dello Stato. E qui le cifre sono incerte. Secondo Wikipedia, dunque una fonte da prendere con le pinze, gli insegnanti di religione nel 2001 erano circa 25mila e, dice la stessa fonte, il loro costo a carico dello Stato italiano ammontava a 620 milioni di euro, pari a circa l’1,8 per cento della spesa complessiva statale per il personale scolastico. Nel libro “La Questua”, pubblicato da Feltrinelli nel 2008, Curzio Maltese stima il costo dei 25.679 insegnanti di religione attuali in un miliardo di euro. Ecco dunque una misura dell’onere per le casse dello Stato.
Terzo, piccolo o grande che sia, e probabilmente è una goccia nel mare delle spese della scuola italiana, è pur sempre un onere molto particolare. Perché, ad esempio, quando si parla di insegnanti di religione, non si applicano le regole in materia di accorpamento che ora il ministro Gelmini vuole imporre nelle scuole di ogni ordine e grado. Se solo pochi studenti scelgono l’insegnamento della religione, la possibilità di accorpamento delle classi è molto limitata. Molto spesso, tre studenti che lo chiedono sono sufficienti per tenere in piedi una cattedra di religione. Per mantenere quelle delle altre materie, i presidi devono invece fare i salti mortali.

LA REGOLA AUREA DEI TAGLI

Le peculiarità non finiscono qui. Fino al 2004, la totalità dei docenti di religione veniva nominata su segnalazione della curia diocesana al dirigente scolastico che confermava la nomina. L’affidamento dell’insegnamento doveva essere confermato anno per anno. Ma la legge 186 del 2003 ha posto rimedio a questa situazione prevedendo l’immissione in ruolo di circa 15mila (dei 25mila) insegnanti di religione previo concorso, il primo dei quali è stato riservato a coloro che avevano prestato continuativamente servizio su quell’insegnamento per almeno quattro anni negli ultimi dieci. Oggi, sempre secondo la voce di Wikipedia, il 70 per cento delle cattedre di religione viene coperto dall’Ufficio regionale Scolastico, d’intesa con l’ordinario diocesano, tra coloro che hanno superato il concorso. Il restante 30 per cento è ancora nominato direttamente dalla curia diocesana, la quale conserva il potere di revoca degli insegnanti anche per ragioni quali la “condotta morale pubblica in contrasto con gli insegnamenti della Chiesa”. Insomma, la curia ha il potere di licenziare un insegnante sulla base della sua vita privata. Ma questa, come direbbe Carlo Lucarelli a “Blu Notte”, è un’altra storia.
Si potrebbe obiettare che l’insegnamento della religione nella scuola pubblica esiste in quasi tutti i paesi europei, anche se non in Francia ad esempio. Ma il potere che l’Italia delega alle diocesi è una caratteristica tutta nostrana. E indubbiamente peculiare è, in barba alle sbandierate esigenze di meritocrazia, la possibilità concessa agli insegnanti di religione, una volta assunti in ruolo con un concorso un po’ speciale, di cambiare settore e diventare magari insegnanti di storia e filosofia. Ma forse, in definitiva, il tutto finisce per essere un’altra applicazione della regola aurea del dibattito pubblico italiano: i tagli vanno bene fino a che riguardano le tasche degli altri. Stupisce che questa regola sia applicata anche dalla Chiesa italiana nel caso della scuola.

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58 commenti

  1. Gianni

    In aggiunta alle ottime osservazioni fatte dai dottori Daveri e Panunzi vorrei aggiungere anche un altro ordine di considerazione alla recente legge approvata dal parlamento sulla riforma scolastica (dove io non ho capito cosa riformi…ma sono ovviamente pregiudizievole!). Ammesso, ma non concesso, che i tagli sulla scuola siano necessari (dove taglio si badi esprime un concetto diverso da rendere più efficiente), non si dovrebbe procedere con un ordine di priorità? Provo solo a fare un ordinamento a titolo d’esempio: prima si tagliano le sovvenzioni alle scuole private (la ragione mi sembra più che ovvia); poi si tagliano gli insegnamenti che non hanno un "utenza" universale (le cattedre di religione per l’appunto); poi si taglia magari (ma qui sarebbe meglio rendere efficienti) le amministrazioni; solo infine si taglia su insegnanti e ore di istruzione.

  2. Paolo Zanghieri

    Parafrasando uno dei più importanti animal spirit dell’Italia recente, "stiamo a fare i risparmi coi bilanci degli altri".

  3. Lucia Sironi

    Purtroppo da credente vedo spesso la contraddizione in cui versa la Chiesa cattolica e che, a mio avviso, ne compromette la credibilità: da una parte, secondo il Vangelo, il Papa ammonisce sulla caducità e non centralità dei beni materiali, dall’altra con l’obbligo dell’insegnamento della religione cattolica (preperiferirei storia delle religioni) nonchè l’8 per mille si accaparra soldi in effetti non dovuti. Non stupisce che la "riforma" della scuola vada bene per il Vaticano: le scuole private cattoliche ne avranno grande vantaggio.

  4. gabriele

    D’accordissimo! Eliminiamo l’ora di religione o facciamo pagare gli insegnanti di religione allo IOR. Da aggiungere agli eventuali quesiti referendari.

  5. andrea colciago

    Buongiorno, da quello che ho capito verranno progressivamente eliminati gli insegnati di inglese. I maestri dovranno fare un corso di alcune ore per reinventarsi anche come insegnanti di lingua straniera. Ora cercare di ridurre gli sprechi è giusto, ma eliminare gli insegnati di lingua per mantenere quelli scelti dalla curia è inaccettabile. Ma non si volevano le tre i fino a qualche anno fa? Ora che sigla ci si inventa?

  6. marco ponti

    Posso solo esprimere una totale ed entusiastica condivisione. Le argomentazioni sono evidenti a qualsiasi persona, anche credente, che accetti un minimo di relativismo (cioè di libertà di pensiero).

  7. Luciano Pallini

    Francamente stucchevole anche se di moda questo attacco alla chiesa cattolica, unica istituzione che nello sfscio del laicismo tiene unità l’identita italiana ed europea. Peccato la bocciatura in sede di Trattato europea. Giustiamente punita dal corso della storia, verrebbe voglia di dire.

  8. Antonio Perricone

    Naturalmente scherzate…un provvedimento del genere in Italia sarebbe sostenuto da meno di dieci parlamentari (in dissenso con le posizioni dei rispettivi partiti).

  9. sara marsico

    L’articolo mette bene in luce che anche gli insegnanti di religione sono un costo eccessivo, e quindi uno spreco, per la scuola pubblica italiana. Se anche la Chiesa è d’accordo sulla necessità di ridurre gli sprechi, si potrebbe suggerire l’accorpamento di più classi omogenee (tutte le prime, le seconde, le terze, ecc:) con riduzione del numero degli insegnanti. Naturalmente sarebbe solo un primo passo, ma efficace. Facciamolo sapere a Tremonti, che ha per unica preoccupazine il taglio della spesa pubblica.

  10. dave

    Da sottolineare anche la questione vergognosa che gli insegnanti di religione della scuola pubblica vengano scelti dal vescovo della citta’ di competenza, anziche’ dallo Stato Italiano. In questo modo i non cattolici sono automaticamente esclusi dalla possibilita’ di diventare insegnanti di religione, e quindi perseguitati. Una faccenda orribile sulla quale per fortuna i Radicali con Maurizio Turco si sono dati da fare a Bruxelles con il risultato che a breve l’Unione Europea. http://www.anticlericale.net/node/31

  11. Francesco Sandroni

    Mi chiedo com’è possibile che un sito serio e autorevole come lavoce.info possa ospitare commenti la cui fonte è wikipedia quando eisitono cifre ufficiali fornite dal ministero a tutti accessibili. L’impressione è che agli autori non interessi una risposta seria alla questione ma solo un pretesto per contro accusare altri. Infatti, ancora peggio, metodologicamente, è l’impostazione di fondo dell’articolo: alla critica si risponde con la controcritica ("E allora tu?") senza entrare nel merito (cosa più semplice visto le stupidaggiani scritte dal vescovo). Ancora. Gli autori, guardano ad una questione a loro pregiudizialmente poco simpatica come sola voce di costo. E i benefici? E’ curioso vedere come esimi economisti analizzino costi e benefici in base al pregiudizio, o dovrei dire in base alla "fede"? Robert H. Nelson docet! Se così fosse bisognerebbe togliere anche l’insegnamento di economia dalle università "laiche".

  12. Cesare Renzi

    Esso rientra, come l’abbattimento sistematico delle risorse della scuola e università pubblica, tra gli strumenti di governo dei partiti. Tu devi vivere oggi il contatto con i valori cattolici, fin da piccolo, così loro raccoglieranno il tuo pigro e svogliato consenso elettorale domani, richiamandosi a vuote parole che evocano gli stessi principi che hai sentito ne "L’ora di religione" (film che merita molta considerazione). Non è solo strumento della Chiesa, ma dei partiti. Tu per quanto condivida le idee di un partito autenticamente laico (non "laico" nella cattolicissima accezione italiana) udirai in cabina elettorale una specie di vocina che ti dice che è meglio se non lo voti. E’, nello stato attuale, solo un dolce sogno, che l’autore dell’articolo pare opportunamente e acutamente voler trasferire nella realtà, che la religione si elevi a fatto privato dei singoli fedeli e comunitario tra loro: la "dimensione pubblica" del culto cattolico, sempre proclamata come irrinunciabile e necessaria nel contesto di una equivoca accezione della libertà religiosa, degrada davvero l’elemento spirituale a bieco strumento di controllo.

  13. Davide Michelis

    Alcune osservazioni sul presente articolo: 1- citare ripetutamente come fonte "Wikipedia" all’interno di un articolo del sito http://www.lavoce.info, da me sempre altamente considerato, è ridicolo. Dati reali sugli insegnanti di religione possono essere agevolmente reperiti sul sito del Sindacato nazionale autonomo degli insegnanti di religione (www.snadir.it) o sul sito della CEI, dai quali si evince che gli insegnanti sono in tutto circa 24.000. 2- l’insegnamento della religione è utile. Basti pensare che sceglie di avvalersene in media il 91,1% degli studenti (fonte: http://www.chiesacattolica.it/cci_new_v3/allegati/4662/relazione%20Annuario%20IRC%2020072008.pdf). Prima di tagliare un servizio educativo come questo alle famiglie si può agire su molti altri fronti per una riduzione della spesa. 3- gli unici paesi privi dell’ora di insegnamento della religione sono solo Francia (culla del laicismo), Bulgaria e Bielorussia. Fate un po’ voi…. 4- l’ora di religione è un’importante occasione per riflettere a scuola sulla dimensione religiosa dell’uomo, sulle sue domande ultime, nonchè sul fondamentale contributo apportato dal Cristianesimo all’evoluzione e sviluppo dell’Occidente.

    • La redazione

      Grazie per la segnalazione del sito snadir.it. Tutto sommato, però, questa volta Wikipedia (da noi stessa definita "da prendere con le pinze") ha fornito numeri molto vicini a quelli di snadir(25.000 contro 24.000). Il numero degli studenti che si avvale dell’ora di religione è un indicatore piuttosto debole, dato che le scuole fanno fatica a proporre alternative serie all’ora di religione. Ma si può notare come la percentuale di studenti che sceglie l’ora di religione diminuisca con l’età degli studenti. Sull’utilità dell’insegnamento della religione non abbiamo nulla da obiettare. Il problema è, dati i tagli, se sia meno dannoso tagliare l’ora di religione oppure altre materie. Non abbiamo la pretesa di avere la risposta certa a questa domanda. Ci limitiamo a porre il problema. Sul confronto internazionale, quello che diciamo è che le diocesi non hanno in nessun Paese un potere pari a quello che hanno in Italia. Ci sono controesempi a questa affermazione?

  14. CZ

    Politicamente da voi non ci si poteva aspettare che questa proposta. Ma allora come la mettete con chi vuole realizzare scuole islamiche? Magari inserendo l’ora islamica al posto della cattolica?

  15. Lucandrea Massaro

    Forse, e dico forse, quella immissione in ruolo un pò ‘sui generis’ è stato un tentativo di normalizzazione di una situazione, quella dell’essere ‘ostaggi’ dei vescovi, non più sostenibile. Se una volta, con oltre il 70% delle cattedre in mano a sacerdoti, la possibilità di rimozione poteva essere una parte del potere del vescovo sul sacerdote, oggi, con una situazione ribaltata (ampia maggioranza di laici), l’immissione in ruolo vuol dire stabilità e parità di trattamento con gli altri insegnanti.

  16. Alessandro Spinelli

    Parole… sante!

  17. antonio p

    La proposta del taglio degli insegnanti di religioni può essere condivisa se assieme a loro venissero tagliati tutti quegli insegnanti “che non sanno insegnare” e che sono una quota larghissima.

  18. fulvio lo cicero

    Ma no! Ma che proposte! Adesso, per risparmiare, tagliamo le cattedre degli insegnanti di religione! Nella scuola dove insegno io (un istituto superiore) la docente di religione organizza corsi sulla legalità e gruppi di studio sul fenomeno mafioso. Una docente meravigliosa. Ma non è così che si risolve il problema della scuola italiana, cioè continuando a tagliare! Ci vogliono, come vado ripetendo e scrivendo oramai da anni, più investimenti netti (cioè, al lordo degli ammortamenti) nel capitale umano, nei laboratori, nelle strutture. La scuola deve attirare i cervelli e non i laureati marginali, come avviene ora. Non vi ci mettete anche voi con le proposte inutili.

  19. Alessandro Moretti

    Concordo pienamente con i dati da voi forniti. Secondo il libro "la scuola in cifre 2007", pubblicato dal ministero della pubblica istruzione, nell’anno scolastico 2006/2007 erano in ruolo 25694 docenti di religione (pag 21) mentre nell’anno successivo ne sono stati immessi 3060. Ad oggi quindi dovrebbero essere in ruolo almeno 28754 docenti. Se assumiamo vero che un altro 30% è precario arriviamo a 41000. Ipotizzando una retribuzione lorda di circa 15500 €/anno (salario lordo di base per un insegnante) si spendono per i docenti di ruolo 450 milioni l’anno, che salgono a 635 se conteggiamo anche le cattedre annuali.

  20. maurizio sbrana

    Io dico semmai che dovrebbe essere insegnata la storia di tutte le religioni, non soltanto della cattolica.

  21. Maria di falco

    Gli autori sono degli economisti e quindi il punto di osservazione è l’economia. Ma se il punto di vista fosse l’importanza dell’approfondimento di temi filosofici, filologici, storico-religiosi credo che sia importante mantenere l’ora di religione, specialmente per certi ordini di studi dove non si studia la filosofia. Il mio non è un discorso economico e forse sarà pure basato sull’emotività e non sulla razionalità (ammesso che l’economia sia razionale!) ma in questi tempi dove il valore dominante è il denaro e come fare sempre più denaro, dove la valutazione della persona si basa unicamente sul successo, mi sembra di vedere un barlume di luce nell’insegnamento di una materia non prettamente "aziendale". Per lo stesso motivo renderei obbligatoria in tutte le scuole di ogni ordine e grado lo studio della musica! Sono invece d’accordo sull’accorpamento quando in alcune classi sono pochi i ragazzi che scelgono di seguire l’ora di religione. E comunque questo presuppone che la preparazione degli insegnanti di religione sia molto approfondita e seria.

  22. Francesco Capraro

    Bisognerà pur ringraziare il concordato che – come diceva qualcuno anni e anni fa (tale Giovanni Bovio, sconosciuto ai più) – è "un patto di mutua mediocrità tra lo Stato e la Chiesa, un papa mezzo principe, uno Stato mezzo cattolico, in un terreno comune, fungheggiante di mezze istituzioni, mezzi uomini e mezza religione…"

  23. Gaetano Criscenti

    Gli autori indicano benissimo una importante fonte di sprechi e, aggiungo io, di arretratezza culturale della scuola e della società italiana. D’altra parte, nell’ambito generale, e riferita sempre alla presenza del Vaticano e dalla Chiesa cattolica in Italia, sono molti gli esempi di possibili risparmi: dall’ICI, all’ 8 per mille. Per chi, avventuroso capitano, si volesse avventurare in siffatta opera, due macigni difficili da smontare. Il primo è la presenza ingombrante e giuridicamente notevole del concordato firmato da Bettino Craxi. Il secondo macigno è solo di natura mentale, si trova nella mente dei politici e dei giornalisti (che poi in italia sono tutt’uno) e sta nella convinzione che la chiesa di Papa Ratzinger abbia un grandissimo potere d’influenza sul popolo italiano: questa convinzione si è impressa a fuoco nelle deboli menti dei politici italiani, all’indomani della consultazione referendaria sulla fecondazione assistita. Nessuno ha riflettuto che la chiesa ha dimostrato, in quell’occasione, di avere solo un potere negativo, ma nessuno di tipo positivo. Se ciò fosse vero, si diminuirebbe di tanto l’influenza della CEI sul mondo politico italiano.

  24. alberto

    La "riformina della Gelmini" è un taglia e via, giusto il vostro titolo "Il taglio del vicino è sempre più verde" . E bello leggere articoli come questo, che mettono in luce le incongruenze tra stato laico e sudditanza religiosa e invitano a riflettere. Non è il costo "dell’Ora di religione/cattolicesimo" che mi lascia perplesso, ma "l’irregolarità" con cui un ente morale ottiene vantaggi o corsie preferenziali. La chiesa è anche un potere e sa usare questa suo potere, ricordo solo che anche l’8 per mille "puzza" per il modo in cui vengono ripartiti i fondi indivisi e per come il volere del dichiarante reddito venga stravolto. E per finire dico l’ovvio, l’insegnamento della religione nelle scuole dovrebbe essere un percorso Culturale che abbracci il pensiero e la storia dell’umanità verso la ricerca di una fede o un credo, e questo percorso comprende tra i tanti anche il cattolicesimo, mentre "l’obbligo" di un’ora programmata di cattolicesimo, anche se ad adesione volontaria, è un triste modo per imporre una sola linea di pensiero e in violazione al "libero arbitrio".

  25. \

    Da cristiano son contento che qualcuno evidenzi l’ipocrisia della Chiesa di fronte a questi temi. Invito l’autore anche ad approfondire la correlazione tra il debito del Comune di Roma e il consumo idrico del Vaticano: scoprirà che le spese per l’acqua potabile sono pagate dal Comune di Roma, altrimenti l’ACEA chiuderebbe i rubinetti. Il Vaticano ha un accordo molto vecchio in cui è assegnatario di tale e altri privilegi.

  26. AlbertoB

    Wikipedia va bene per reperire velocemente molte informazioni e i dati spesso sono accurati. Ma da un sito di economisti mi aspetterei qualcosa di più. I dati che si possono ricavare dal documento “La scuola in cifre – 2007” pubblicato dal MIUR (http://www.pubblica.istruzione.it/mpi/pubblicazioni/index.shtml) riferiscono per l’anno 2005 una spesa totale per i docenti di 27.795 mil. di EUR (p. 11), 835.000 docenti “normali” e 25.217 docenti di religione (p. 27). Il costo medio per docente risulta essere di circa 32.300 EUR che porta il costo dell’insegnamento della religione cattolica a circa 814 milioni di EUR per l’A.S. 2005/6.

    • La redazione

      grazie. mi sembra che questa volta wikipedia (da noi citato come "fonte da prendere con le pinze") non sbagliasse poi di molto, però. in ogni caso non è l’unica fonte che citiamo

  27. renè green

    Nessuno contesta le cifre esposte relativamente al numero degli insegnanti di religione e ai costi relativi perche’ è un problema contabile ragioneristico, ma vorrei far notare che 1) nessuno ha tacciato gli insegnanti di religione come "fanulloni". Ho conoscenza di insegnanti con classi numerose aventi 22 ore settimanali da svolgere presso ben 11 classi nei loro rispettivi plessi;"2) immaginate di abolire le Caritas e provate a calcolare i fondi che la chiesa cattolica che da’ giorno dopo giorno a chi ne ha bisogno in sostituzione dello Stato che viene surrogato dalle varie Caritas diocesane, onlus cattoliche, associazioni umanitarie, sociali, recupero.

  28. carlo marella

    Mi pare una buona idea anche perchè la religione è un fatto privato, intimo e volontario: quindi noi dobbiamo educare i figli come credenti nelle sedi opportune messe a disposizione dalla Chiesa o dalle Chiese, come ad esempio le chiese e gli oratori per il catechismo. Se una famiglia vuole poi avere una scuola "cattolica" mi pare che tra le private ce ne siano a disposizione.

  29. Giorgio Costa

    Come residente all’estero apprendo con stupore che gli insegnanti di religione in Italia (materia che mi risulta non essere una "storia" delle religioni, ma una lezione di catechismo) godono di prerogative superiori a quelle degli altri insegnanti e che il potere ecclesiastico esercita sull’amministrazione statale della scuola pubblica una tutela decisamente medievale. Giusto quindi l’appello di F. Daveri e F. Panunzi affinchè i tagli alle spese per la scuola non escludano una materia così superflua, a quattro secoli dall’abiura di Galileo come l’insegnamento della religione.

  30. Stefano

    E’ certo che il problema finanziario esiste per qualsiasi spesa. Dunque, anche per l’insegnamento della Religione cattolica. E’ stata inopportuna la dichiarazione di questi giorni di qualche esponente della gerarchia ecclesiale. Ma facciamo attenzione a considerare l’insegnameto della Religione un "optional" da trattare come mero problema economico. Con questo Governo, poi, che ha alzato la bandiera del pressappochismo. Non si governano i problemi a colpi di decreti, "a naso", "a sensazioni", occorre sapere e conoscere bene la realtà prima di tagliare e quì, si da l’impressione di "volere", "soltanto volere" senza "sapere" cosa si fa.

  31. Alfonso Salemi

    Mi sembra di avere capito che il numero di ore di religione nelle scuole elementari passerà da una a due per settimana con conseguente raddoppio degli insegnanti. Se gli insegnanti vengono nominati dalla Curia e pagati dallo Stato mi chiedo se sia socialmente corretto aggravare i costi dello Stato per attività che dovrebbero essere svolte dalle singole organizzazioni religiose nelle loro sedi, nelle rispettive chiese, sinagoghe,ecc. Sorge poi una reale difficoltà per i credenti di altre religioni e dei laici con conseguente conflittualità nei bambini che ricevono messaggi diversificati a casa e nella scuola. D’altra parte le varie religioni ricevono il finanziamento dell’8 per mille e sarebbe giusto che lo usassero per la specifica educazione religiosa. Questo modo di pensare non è antireligioso, ma, al contrario, pienamente rispettoso delle varie religioni e, soprattutto dei bambini. Nelle scuole medie e superiori sarebbe auspicabile di includere uno studio delle religioni come estensione della Storia e della Filosofia che sono materie curriculari. La situazione attuale è oggettiivamente scandalosa sotto ogni punto di vista.

  32. Luciano Zamponi

    Articolo quanto mai opportuno, su un aspetto mai affrontato dai media. Posto che tagliare gli investimenti nell’istruzione è sempre e comunque sbagliato, il miliardo di euro che si potrebbe ricavare dall’abolizione delle varie ore di religione nella scuola potrebbe essere reinvestito nella scuola stessa. Per completezza di informazione, andrebbe detto che gli insegnanti di religione delle scuole medie vengono addirittura pagati di più dei colleghi che insegnano altre materie, percependo lo stipendio di un professore delle superiori. Inoltre, per dare un nome ai responsabili di certi provvedimenti, andrebbe ricordato che l’infornata di 15.000 insegnanti di religione del 2003 fu voluta dalla ministra Moratti. E infine, se proprio si dovessero tagliare i finanziamenti alla scuola, sarebbe alquanto opportuno abolire tutti i finanziamenti alle scuole private, applicando finalmente l’art. 33 della Costituzione, il quale stabilisce che "Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, **senza oneri per lo Stato**, che da anni viene sistematicamente violato con l’escamotage del finanziamento statale tramite elargizione di un assegno alle famiglie.

  33. guido

    Ricordate quello che la Ministra manager L.B.Moratti fece nel precedente governo delle tre I? Azzerò praticamente gli esami di stato con tutti commissari interni e un presidente per più classi a vantaggio dei diplomifici che facevano parte del sistema scolastico integrato (preziosa definizione di qualche governo della sinistra). Essendo cattolica stabilizzò gli insegnanti di religione e nella scuola si andò avanti con i famosi progetti PON che arricchivano pochi e depauperavano molti (gli studenti). Risultato la scuola è stata svuotata come un pompelmo.

  34. Marco Tonti

    Davvero stupisce vedere la CEI in prima line a difendere privilegi e possedimenti materiali (8×1000, insegnanti di religione, contributi statali, esenzioni fiscali) o morali (inseirmento surrettizio del "peccato" nelle leggi italiane, opposizione a innovazioni sociali come PACS o fecondazione assistita, pressioni per la revisione del’aborto)? Non vedo per quale motivo stupirsi, è inevitabile che un organismo che non ha più un potere diretto sulle persone cerchi di ottenerne uno indiretto. A scapito di tutti.

  35. armando plaia ordinario di diritto privato università di palermo

    Credo siano maturi i tempi per la revisione del concordato anche su tale punto. Stupisce che l’opportuna proposta di abolire l’ora di religione non sia all’ordine del giorno del partito democratico.

  36. mirco

    Concordo in pieno con le idee espresse nell’articolo. Se non si applicasse l’art.7 della costituzione, ovvero il concordato ( visto che non si puo abolire, e questa è una violenza molto grave ai laici che sono privati della loro libertà), lo stato italiano non solo risparmierebbe nella scuola ma in molti altri campi di commistione fra potere pubblico e clericale, vera sciagura per l’Italia. Sarebbe opportuna per l’Italia una legge come quella francese del 1905.

  37. paola lanza

    Benchè io sia un insegnante di religione in una scuola superiore pubblica, tendo ad essere d’accordo con le tesi degli autori. Mi preme solo una precisazione: non è vero che gli insegnanti di religione possano, in virtù di questo fatto, passare ad altra cattedra di concorso. Possono soltanto nel caso in cui, in possesso del titolo di studio richiesto (es. laurea in filosofia, in scienze della formazione primaria ecc.), abbiano sostenuto e vinto un concorso ordinario. Cioè se hanno compiuto lo stesso iter di qualsiasi altro insegnante per quella classe di concorso.

  38. Pietro Alviti

    Mi meraviglia che un sito tanto serio quanto lavoce.info possa affidarsi a wikipedia per una materia così complicata come l’insegnamento della religione in Italia. Ed anche, mi si permetta, ad un libro che dichiaratamente affronta la questione a scopo polemico. Ho sempre seguito lavoce.info contando sulla sua ricerca di informazioni quanto più obiettive ma stavolta non mi pare che lo stile sia confermato. Delle tante cose scritte una: il rapporto 70 – 30 per cento nelle nomine degli insegnanti di religione è imposto dalla legge che ne ha istituito il ruolo. E la nomina degli insegnanti è sempre fatta dal dirigente scolastico, su proposta dell’ordinario diocesano. Il dirigente può sempre opporsi alla nomina, ma così è dalla legge istitutiva dell’Irc dopo il concordato lateranense. Nell’articolo poi si dà al ministro Gelmini un suggerimento sui tagli da apportare alla scuola, omnettendo che l’insegnamento della religione è materia pattizia (è tutto regolato dai Patti Lateranensi, dalla legge di revisione e dalle successive Intese tra Repubblica Italiana e Conferenza Episcopale Italiana) e la sua organizzazione non può essere modificata se non con la revisione dei Patti o dell’Intesa.

  39. Paolo

    Eh già la presenza della Chiesa in Italia non è solo un freno alla maturazione delle coscienze e allo sviluppo armonioso (e laico) della società ma è un vero e proprio tumore che cresce e si nutre a spese del corpo che la ospita (ricordiamo anche che le retribuzioni dei dipendenti della chiesa cattolica sono esenti da Irpef ai sensi dell’art. 3 DPR 600/73). Tra un po’ arriveranno anche i contributi alle scuole private che, come sappiamo, sono per la maggior parte di impronta religiosa. Le religioni sono l’oppio dei popoli, diceva Marx; che si paghino i loro vizi da soli, dico io. Ma non credo che ce ne libereremo mai.

  40. Giampiero Fabbri

    Come non si può essere d’accordo con gli autori! Il tema è sempre lo stesso. Riuscirà mai l’Italia ad essere laica? Probabilmente no. L’ingerenza del Vaticano è continua, in politica, in economia, nel dibattito sociale. I miei figli non fanno religione, ma non avevo certo pensato che l’insegnamento di questa materia (???) potesse essere così costoso. I partiti laici, se mai esistenti, si adoperino fin da subito per arginare questa emorragia di denaro; basta far pagare l’insegnamento della religione ai genitori che inseriscono tale materia nel programma scolastico del figlio. Sia chiaro la mia non è una posizione da mangiapreti, anzi sono allineato alla posizione transalpina "Je suis athée, mais je suis catholique", come a dire i principi Cristiani e Cattolici sono valorialmente altissimi, basta che non me li imponiate. Un suggerimento per i genitori laici: lo sapete che in Italia esistono gli scout laici? Cercate nella vostra città gli scout CNGEI, la nostra esperienza è molto positiva. (Banalmente lo scoutismo è praticato in tutto il mondo, anche nei paesi islamici, induisti e protestanti … chissà perché in Italia scoutismo fa rima con Chiesa Cattolica).

  41. Marco

    Se uno vuole credere è giusto che cerchi di "imparare" la sua religione. Ma a spese sue. Ogni religione deve essere sullo stesso piano, e se applicassimo questa regola (dato che in Italia non esiste la religione di stato), dovremmo avere anche insegnanti di Islam, Protestanti, Indù, degli Spaghetti Volanti o della Teiera Gigante. Sono ottime materie per un doposcuola a carico degli studenti che vi partecipano, non a carico di tutti i contribuenti

  42. edoardo prendick

    Un’altra regola aurea da non dimenticare è che i tagli devono necessariamente riguardare il personale. Forse perchè si fa prima a fare i conti. Nel frattempo, a metà ottobre le scuole italiane del Nord hanno acceso i riscaldamenti, come da previsioni regionali e comunali. Non importa che la temperatura esterna fosse mediamente intorno ai 20° con punte di 23-24°. In classe si suda, anche in questo caso a spese di qualcun altro.

  43. g.p.

    Basterebbero due gocce di buon senso per convenire con il discorso di questo articolo. Ma si vive in un paese troppo machiavellico per farla così semplice. La chiesa ha troppo potere perché si possa cercare di riequilibrare la situazione dei tagli. Nell’articolo non se ne parla, ma qualche settimana fa la commissione europea ha accolto il ricorso presentato da alcuni deputati e ha chiesto informazioni al governo proprio in merito al loro reclutamento e trattamento ‘di favore’. Il problema è la discriminazione nella scelta degli inseganti sulla base del credo religioso, che per costituzione non dovrebbe costituire motivo di distinzioni tra i cittadini italiani, ma così non è. Inoltre in molti da tempo denunciano le facilitazioni nel percorso di assunzione e lo stipendio migliore degli insegnanti di religione rispetto agli altri. Ma scommetto che una situazione del genere non è scalfibile, almeno nell’immediato. Ripeto: la chiesa cattolica ha troppo potere, e anzi scommetterei che i cittadini italiani dovranno persino subire l’umiliazione di veder foraggiate proprio le scuole paritarie e private. La chiesa rappresenta pur sempre un’ottima clientela, nessuno se la metterebbe contro.

  44. elena scardino

    Nel 1992, ultimo mio anno di presidenza di una scuola media vicino a Firenze, visto lo scarso numero di iscritti all’ora di religione, decisi di accorpare nell’orario le classi con pochi alunni, riducendo così sia le ore della materia sia quelle delle ‘attività alternative’. Con notevole risparmio. Credevo di aver aperto una strada..Ma l’anno successivo la curia corse ai ripari, ottenendo una Circolare che proibiva questa possibilità!

  45. LT

    Penso sia difficile contestare la posizione degli autori. In uno stato "laico" dove tutte le religioni dovrebbero avere pari dignità, rimane un mistero il fatto che esista nelle scuole l’insegnamento dottirnale di una di queste (seppur nominalmente seguita dalla maggior parte della popolazione).I cattolici possono tranquillamente educare i propri figli secondo i dettami del vaticano, facendogli frequentare parrocchie ed affini, senza gravare sul bilancio statale. I soldi risparmiati, pochi o molti che siano, potebbero avere a mio giudizio più utili destinazioni, sempre all’interno dell’istituzione scolastica.

  46. Marco Grillo

    "L’Italia è l’unico paese d’Europa in cui gli insegnanti di religione sono scelti dai vescovi". Per precisione aggiungerei che l’Italia è l’unico paese in cui all’università NON si ha la possibilità di studiare teologia (e non dico teologia cattolica). Tanto per fare un esempio, il Papa Ratzinger è stato professore a Regensburg, università pubblica. Prima lo stato decide di bandire la religione dall’insegnamento universitario; poi se il 91 % degli alunni italiani richiede l’insegnamento della religione, certo sorge il problema di dove pescare il personale qualificato alla bisogna. Magari la questione va affrontata meglio nella sua globalità…

  47. amelia

    "E indubbiamente peculiare è…la possibilità concessa agli insegnanti di religione, una volta assunti in ruolo con un concorso un po’ speciale, di cambiare settore… " Ma un insegnante di religione che cambia settore viene ad avere lo stesso stipendio degli insegnanti con pari anzianità, o mantiene lo stipendio maggiorato dei docenti di religione?

  48. Dario Coletti

    Congratulazioni. Come sempre rappresentate una voce fuori dal coro – muto, su questo problema. Credevo che si riuscisse a parlarne solo vis-a-vis, con amici e colleghi, di insegnanti di religione, tenuti opportunisticamente fuori dai riflettori. in contrasto con i recenti nostri tagli familiari a ogni tipo di spesa per materiale editoriale corro a versarvi un contributo: bravi!

  49. Giovanni Pizzi

    Tempo addietro, appresi – se ben ricordo ascoltando Remo Bodei – come, nella cultura cinese, i concetti di buono e di utile coincidano, spiegando così situazioni del loro agire che a noi appaiono ben tristi. Personalmente gioisco nel sentirmi erede di una cultura greco-giudaico-cristiana e degli influssi sviluppati da questo contesto. Non mi stupisce constatare come, nell’alveo della stessa cultura che ci pervade, nel governo delle opzioni sociali, tanti prependano per le considerazioni utilitaristiche. Credo però che sia opportuno considerare come distinte, copresenti e coessenziali entrambe le predette categorie etiche. Per tale ragione, nonché per ragioni legate allo sviluppo storico degli immediati secoli che ci precedono, con altri italiani, sostengo che sia pertinente offrire, nell’ambito del curriculum formativo scolastico, l’opzione della conoscenza della cultura religiosa cristiana. Forse queste considerazioni non rispondono allo spirito dell’articolo, incentrato più sui concetti di onere, compito, costo, economia. Esse sono senz’altro categorie importanti, con le quali occorre rapportarsi ma non perdiamo di vista i fondamenti che vogliamo proporre ai giovani.

  50. MagLev

    E’ la solita storia della Chiesa che è invasiva di ogni ambito della vita repubblicana in Italia.
    Ma io sono stufo di questo andazzo, con la Chiesa non ho nulla da spartire e pretendo che il potere dei prelati si eserciti solo sui loro fedeli.
    Non su tutti quelli come me che non hanno bisogno di adorare un dio.

  51. emma

    C’è chi sposta l’attenzione, facendo finta di non notare che non è una richiesta gratuita e piovuta dal nulla, quella di trattare i maestri di religione alla pari di tutti gli altri. Per questi c’è il famoso blocco del ricambio, cioè presto caleranno drasticamente di numero. Non quelli di religione però, quelli che incentivano la superstizione e l’abdicazione della razionalità in nome della fede aprioristica ‘all inclusive’, cioè compresa l’infallibilità papale, tanto per dirne una. Ma in clima di ridimensionamento selvaggio della cultura e della scuola pubblica, è vitale sottolineare che la matematica, le lingue, l’informatica, la logica ecc., sono mooooolto più importanti della religione. Chi sottolinea l’importanza della radice cristiana nella nostra cultura potrebbe accontentarsi delle materie storiche, così come noi convinti del ruolo civile dell’istruzione dobbiamo accontentarci del maestro unico, per di più accompagnato solo da quello di religione. Questo sì che è uno spreco: non basta la storia per studiare l’importanza del vangelo, possibilemente senza dimenticare l’operato dei papi?

  52. Francesco Saverio Longo

    Che delusione Veltroni e il suo partito democratico (che dovrebbe essere laico) così timoroso di denunciare i privilegi della Chiesa nel nostro paese.

  53. Filippo Monachesi

    Concordo con chi sostiene che l’ispirazione cristiana sia un fondamento imprescindibile della nostra cultura: è solo il sistema di reclutamento degli insegnanti che è da modificare adeguandolo a quello dei colleghi. Occorrerebbe prevedere anche per loro la laurea più i due anni di specializzazione per l’abilitazione all’insegnamento previsto per tutti gli altri docenti. L’importante è modificare alla radice il sistema attuale che prevede un trattamento particolare per gli insegnanti di religione che spesso non risultano preparati ne culturalmente ne pedagogicamente all’insegnamento trasformando l’ora dell’insegnamento della religione in uno pseudocatechismo. Se non è più un catechismo si potrebbe poi rendere obbligatoria per tutti e quindi dare dignità al docente rendendo il suo giudizio di pari importanta rispetto a quello degli altri docenti. A questo punto se tagli ci dovranno essere riguarderanno insegnanti che sentiranno i loro destini legati a quelli dei loro colleghi delle altre discipline curriculari e non non ci sarò più questo schieramento ideologico pro e contro la Chiesa.

  54. davide

    L’articolo è oggettivo e nello stile apprezzabile della "lavoce.info". Tuttavia sono stupito dalla quantità e nello stesso tempo dalla pochezza di molti commenti, assolutamente fuori luogo, che aspettavano solo il pretesto di un articolo per poter sfogare, autoalimentandosi, le proprie frustrazioni ed "i peggio" sentimenti anticristiani in difesa della così tanto minacciata laicità.

  55. Montis Cristina

    La religione non si deve togliere per nessuna ragione al mondo… è una cosa giusta nelle scuole… perché religione non è solo parlare della fede dei cattolici o della vita di Gesù ecc.. ma è un’approffondimento sulle culture delle altre religioni.. e non ci trovo niente di male a farla insegnare nelle scuole…

  56. simone

    Mi è stato consigliato di leggere lavoce.info, ove la competenza è di rigore. Invece che superficialità e incompetenza. In Germania ad esempio la revoca di un insegnante di religione (l’insegnamento della religione, cattolica e protestante, é addirittura previsto per quasi tutti i Laender dal Grundgesetzt) é dovuta se l’ordinario diocesano ritira il suo mandato, ad esempio se l’insegnante dopo aver divorziato civilmente contrae un secondo matrimonio civile. Esattamente come in Italia, ove se l’ordinario diocesano revoca il suo mandato, l’insegnante di religione non può più insegnare religione. Mi avevano detto che lavoce.info era competente. Peccato! Non vale la pena di perdere tempo.

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