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LA RISPOSTA AI COMMENTI

Grazie dei commenti. È bene chiarire che non si dovrebbe fare alcuna distinzione tra diverse categorie di detentori dei titoli di stato greci destinati a diventare junior rispetto al credito vantato dallo Efsf. Ovviamente non sarebbe tollerabile (e neanche legalmente possibile) danneggiare maggiormente i piccoli risparmiatori. Questi ultimi sarebbero danneggiati al pari delle banche e degli altri investitori istituzionali da un calo del valore dei titoli in seguito al buyback. D’altronde, come spiego nell’articolo, una qualche forma di trasferimento di ricchezza dai detentori di titoli circolanti sul mercato allo stato debitore è necessario, affinché l’operazione sia utile ad alleggerire il peso del debito per la Grecia. La soluzione avanzata nell’articolo (buyback finanziato da un prestito senior da parte dello Efsf) mi sembra la meno traumatica. Può sembrare un intervento forzoso, come osserva un lettore, e in un certo senso lo è, poiché introducendo un nuovo creditore senior (lo Efsf) produce una svalutazione dei titoli in circolazione. Tuttavia l’operazione si baserebbe sulla partecipazione volontaria dei creditori: ciascuno può decidere se vendere i suoi titoli oppure no. Inoltre essa non modifica unilateralmente alcuna caratteristica dei titoli in circolazione: valore facciale, interessi, scadenza. Ciò avrebbe il vantaggio, ad esempio, di non fare scattare la clausola di credit event  nei Cds; probabilmente consentirebbe alla Bce di continuare ad accettare i titoli di stato greci come collaterale nelle operazioni di politica monetaria. Per queste ragioni, la soluzione proposta nell’articolo (leveraged buyback con status di creditore privilegiato dello Efsf) mi sembra preferibile al buyback puro (finanziato dalla stessa Grecia con risorse proprie) e ad altre soluzioni già discusse in lavoce.info.   

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  1. MARCO S.

    Grazie per l’interessante articolo, alcuni punti però non mi sono chiari: 1) Non mi è chiaro perchè in seguito al buy back il risparmiatore e/o le banche dovrebbero subire delle svalutazioni. Solo chi aderisce all’offerta di riacquisto subisce una perdita, se non già ammortizzata, e comunque sarebbe una perdita volontaria e non forzosa, insomma una via d’uscita per chi ha paura che i valori dei titoli ogetto del possano calare ancora o per quelle istituzioni che hanno già svalutato i titoli in bilancio e sarebbero ben felici di uscire con un virtuale pareggio. Per i non aderenti all’offerta di riacquisto invece, è difficile dire quale possa essere l’effetto finale, da un lato il buyback dovrebbe essere prospettato come una soluzione a forte sostegno del debito totale e quindi dovrebbe diminuire sostanzialmente il premio per rischio di default, dall’altro la maggiore seniority dell’EFSF (nei confronti degli altri creditori e la minore liquidità dei titoli (essendo il volume totale scambiabile sul mercato inferiore) potrebbero avere effetti negativi. Stabilire quale effetto debba prevalere sui meracti è difficile saperlo a priori. 2) Un’alternativa al leveraged buy-back tout court potrebbe essere quella di un leveraged buy-back "strategico". Mi spiego, EFSF potrebbe accordare una linea di credito nei confronti dello stato membro al fine di riacquistare il proprio debito ogni volta che i valori dei titoli scendano sotto determinati livelli individuati come strategici. Anzi si potrebbe andare anche oltre, creando un’agenzia in seno a EFSF che si comporti come una specie di hedge fund comprando il debito sui minimi e rivendendolo sui massimi, fornendo liquidità ai mercati e sostenendo il corso dei titoli di debito dello stato membro. In questo modo si riattiverebbe un mercato asfittico, limitando le perdite in conto capitale per i creditori privati che decidono di non vendere, fornendo un arco più variegato di vie d’uscita a chi invece decide di chiudere l’investimento e si eviterebbe di far scattare la clausola del credit event per i CDS. Costituendo regole di risk managment chiare e serrate, quali le cointroindicazioni di questa alternativa secondo lei?

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