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Così il Covid-19 ha contagiato le imprese europee quotate

L’analisi dei bilanci trimestrali consente una prima valutazione dell’impatto del Covid-19 sull’economia delle imprese europee. Gli effetti sono molto negativi, in particolare nel secondo trimestre. In tutti i paesi i settori più colpiti sono gli stessi.

L’analisi sulle imprese europee quotate

Qual è stato l’impatto del Covid-19 sulle imprese europee? Quali sono i settori più colpiti? E quelli che resistono? E, soprattutto, qual è l’entità degli effetti della crisi sanitaria? Negli ultimi mesi sono circolate cifre basate su stime e simulazioni, con margini di errore più o meno elevati. Proponiamo qui un’analisi dell’impatto della crisi da coronavirus sulla base dei dati di bilancio delle imprese quotate presentati nel primo trimestre (Q1) e secondo trimestre (Q2) 2020 nei quattro più grandi paesi europei: Italia, Spagna, Francia e Germania.

Il livello di analisi proposto è duplice: il primo si basa sull’andamento nelle quattro nazioni; il secondo presenta un focus su diversi settori partendo dalla classificazione Naics. I dati disponibili (tabella 1) offrono una buona copertura dell’universo delle società quotate, sia per i bilanci disponibili in Q1 (64 per cento su scala europea) che nel Q2 (45 per cento). I settori principali sono tutti rappresentati, a esclusione di quello finanziario e real-estate.

Gli effetti sulle società nei quattro paesi

In primo luogo, compariamo l’andamento delle imprese quotate nei quattro paesi confrontando i risultati del Q1 e Q2 2019 con quelli del 2020. L’effetto del Covid-19 è stimato mantenendo costante il pool di società nei due anni, e confrontato i risultati di Q1 e Q2 del 2020 con i dati dello stesso trimestre dell’anno precedente.

Nella tabella 2 è sintetizzato l’andamento di ricavi, reddito operativo e utile delle società quotate. Il primo dato evidente è il netto peggioramento dei risultati societari tra il primo e secondo trimestre del 2020 – sia a livello europeo (- 10 per cento in Q1, -25 per cento in Q2) che dei singoli paesi. Tutti gli indicatori di redditività peggiorano a causa di una progressiva contrazione dovuta alla riduzione dei ricavi a fronte di costi più difficilmente comprimibili nel breve periodo. Gli effetti del lockdown decretato alla fine del Q1 diventano evidenti nel Q2.

Nel Q1 i ricavi di vendita si riducono maggiormente per le società francesi (-13 per cento) e italiane (-12 per cento) mentre la Spagna (-7 per cento) e la Germania (-8 per cento) sono meno colpite. Le differenze diventano più marcate nel Q2: le società italiane registrano un forte calo devi ricavi (-32 per cento), più pronunciato rispetto a Francia (-20 per cento) e Germania (-20 per cento).

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Il dato non sorprende, considerato che il primo lockdown a livello europeo è stato deciso dal governo italiano a marzo 2020 e si è prolungato fino alla fine del semestre. Inoltre, il mix di imprese quotate varia tra i quattro paesi e la prevalenza di società manifatturiere potrebbe spiegare il risultato particolarmente negativo delle aziende italiane. La figura 1 offre una rappresentazione dell’andamento dei ricavi.

Il risultato operativo appare omogeneo per le imprese dei quattro paesi (-21 per cento in Q1 e -38 per cento in Q2); mentre il dato relativo all’utile di esercizio (Net Income nella tabella 2) è particolarmente allarmante: ad esempio, in media per le società italiane, a fronte di un risultato positivo per 100 nel Q2 2019, nello stesso trimestre del 2020 si è ottenuto un risultato negativo per 101. Non è troppo diversa la situazione delle altre imprese europee, con l’eccezione della Francia (-141 per cento) che mostra una tenuta migliore. Il dato sugli utili/perdite preoccupa a causa degli effetti sul patrimonio netto – visibili al termine dell’esercizio – che potrebbe alterare le condizioni di equilibrio finanziario, la solidità e la solvibilità di società chiave per le economie nazionali.

Gli effetti sui settori

La seconda parte dell’analisi verte sull’impatto del Covid-19 sui diversi settori. La tabella 3 mostra la variazione dei ricavi in Q1 e Q2 considerando solo i cinque settori con le migliori (peggiori) performance in ciascun paese. Nel complesso, i dati confermano un trend negativo nella transizione da Q1 a Q2 per tutti i settori.

I settori più colpiti dalla pandemia sono quasi identici nei quattro paesi considerati, sebbene ci sia una differenza in termini di impatto. “Accommodation and Food Services”, che raccoglie le attività alberghiere e i servizi di ristorazione, registra le performance peggiori in Spagna (-91,3 per cento), Francia (-52,5 per cento) e Italia (-51,4 per cento). Il dato non sorprende perché il lockdown ha influito fortemente su turismo – settore trainante nei tre paesi. Analogamente, il comparto “Transportation and warehousing”, che comprende società attive nel traporto di merci o passeggeri nonché le società che si occupano di stoccaggio di merci, segnano risultati estremamente negativi: -54,2 per cento in Italia, -27,7 per cento in Germania, -84,2 per cento in Spagna e -45,8 per cento in Francia. Limitando drasticamente la mobilità delle persone, il lockdown ha ridotto radicalmente i ricavi delle società che offrono servizi di mobilità. Un altro settore colpito duramente è “Wholesale Trade”, il commercio, che registra un crollo del 50 per cento in Italia e 27,4 per cento in Spagna; molto più attenuata, invece, la riduzione in Francia (-11,2 per cento) e Germania (-17,3 per cento).

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Alcuni settori, però, hanno risposto in maniera positiva (o meno negativa) al lockdown. Anche in questo caso c’è una significativa convergenza tra i paesi: il settore dell’informazione, composto dalle grandi società televisive e radiofoniche e dal comparto della stampa ha avuto buoni risultati in Germania (+21,3 per cento) e ha tenuto in Francia (-3,9 per cento). Il “retail trade” registra risultati positivi in Germania (+9,4 per cento) e Spagna (+3,2 per cento) mentre in Italia – nonostante una contrazione del 13,4 per cento – risulta essere il miglior settore.

L’analisi dei bilanci trimestrali delle società quotate consente una prima, parziale valutazione dell’impatto del Covid-19 sull’economia delle imprese europee. I dati evidenziano che gli effetti della pandemia sulle società quotate europee sono stati molto forti, in particolare nel secondo trimestre, periodo in cui le misure restrittive – seppure in maniera diversa – hanno interessato tutti i paesi. Il calo dei ricavi e l’effetto sui profitti delle imprese rappresentano (si spera) un lower bound (limite minimo) per le quotate, con l’auspicio di poter osservare risultati differenti nelle prossime trimestrali. L’andamento negativo non colpisce tutti i settori allo stesso modo, ma è sorprende l’omogeneità che si registra nei diversi paesi in termini di settori che performano bene o male, sebbene siano differenti le entità delle perdite – o della crescita, in alcuni casi. Eventuali ulteriori stop alle attività produttive dovrebbero considerare attentamente gli effetti su determinati settori (trasporti, turismo, commercio) che hanno subito i danni maggiori e per i quali nuovi blocchi potrebbero rappresentare un colpo mortale.

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  1. Giuseppe Gattullo

    In un momento così difficile sarebbe opportuno, non mettere sullo stesso piano chi ha subito una riduzione degli utili, da chi ha aggiunto perdite ad un bilancio già in perdita, inoltre le risorse (se disponibili) andrebbero destinate alle aziende proporzionalmente al danno che hanno subito, la generalizzazione finisce per destinare risorse in pari misura a tutte le aziende, inoltre la ripartizione perchè sia efficace e abbia un minimo di affidabilità dei dati, sarebbe oppurtuno farla a fine 2020 e non sui caotici primi sei mesi. A mio parere è si dovrebbe realizzare una ripartizione uguale tutti subito con i dati attuali, ma previo conguaglio a fine anno.
    Altrimenti è il solito pollo di Trilussa all’Italiana.

    • Tommaso

      Signor Catullo, non penso che gli imprenditori abbiano potuto prevedere l’avvento di una pandemia, cosi come lo stato si è ritrovato ad affrontare queste problematiche di punto in bianco, aggiungendosi a tutte le altre. Chi nella propria carriera imprenditoriale è riuscito a svolgere il proprio lavoro riuscendo ad ottenere utili alla chiusura dell’esercizio deve essere riconosciuta la sua capacità. Lo stato non può subirsi anche le incompetenze di ogni cittadino imprenditore.

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