Il paniere dei beni 2023 rappresenta le nuove abitudini di acquisto dei consumatori. Nella lista che permette di calcolare gli indici dei prezzi al consumo entrano nuovi prodotti e nuovi servizi. E cambiano anche i coefficienti di ponderazione.

Un paniere per tre indici

L’Istat ha rilasciato l’aggiornamento annuale sul nuovo paniere di riferimento che permette di calcolare gli indici dei prezzi al consumo. Questi si ottengono attraverso la media dei prezzi di un insieme di beni e servizi (appunto, il paniere), ognuno ponderato per la sua incidenza sul totale.

Il paniere è delineato in un elenco di beni e servizi, suddivisi per categoria merceologica, che cerca di rispecchiare le scelte di acquisto principali delle famiglie. Per fare un esempio pratico, nella categoria “Mobili, articoli e servizi per la casa” può figurare un bene come il divano, così come un servizio quale la riparazione degli elettrodomestici.

Tenere il passo con le reali tendenze di acquisto dei consumatori è importante per fare in modo che il calcolo dell’inflazione rappresenti fedelmente le variazioni del costo reale della vita. Proprio per questo, è necessario l’aggiornamento annuale e il paniere negli anni è diventato molto specifico.

L’Istat rileva tre diversi indici dei prezzi al consumo.

Il primo è il Nic (indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale), che viene calcolato prendendo come riferimento l’intera popolazione italiana (per cui i consumatori sono considerati un insieme omogeneo) e tutti i beni e servizi acquistati dalle famiglie.

Il secondo è il Foi (indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati), che invece si riferisce più specificatamente ai consumi di quelle famiglie italiane che fanno capo a un lavoratore dipendente (a esclusione di quelli del settore agricolo).

Infine, l’Ipca (indice dei prezzi al consumo armonizzato per i paesi membri dell’Unione europea), che vuole garantire una misura uniforme a livello europeo. Quest’ultimo è molto simile al Nic; si differenzia per il fatto che il paniere considerato è costruito tenendo conto sia delle particolarità di ogni paese sia delle regole comuni per la ponderazione dei beni che lo compongono. Un’altra differenza è che gli indici nazionali Nic e Foi fanno riferimento al prezzo pieno di vendita, mentre l’Ipca al prezzo effettivamente pagato dal consumatore. Per spiegare meglio la differenza si può fare riferimento alle spese per i medicinali: nel Nic e Foi si considera il prezzo pieno delle confezioni, mentre nell’Ipca si utilizza, nel calcolo, la quota effettivamente a carico del consumatore (quindi il ticket).

Nel paniere 2023 per il calcolo di Nic e Foi figurano 113 nuovi prodotti; si è quindi passati da 1772 prodotti nel 2022 a 1885 nell’anno corrente. Per il calcolo dell’Ipca, invece, il paniere racchiude 1906 prodotti (+114 rispetto al 2022). Dal paniere non è uscito nessun prodotto, in quanto non ci sono stati segnali di obsolescenza rilevanti. Tra quelli entrati si notano principalmente i prodotti ortofrutticoli biologici, che si aggiungono a quelli non biologici. Ciò è dovuto alla maggiore attenzione dei consumatori a scelte alimentari consapevoli, che influiscono nel calcolo degli indici.

Il nuovo paniere non tiene solo conto dell’evoluzione delle abitudini del consumatore, ma anche delle novità normative: per esempio, è entrata nel paniere la visita medica sportiva dei liberi professionisti, la riparazione degli smartphone e le apparecchiature audio intelligenti.

Cambia il “peso” dei beni

Nel 2023 non sono variati solo i beni e i servizi all’interno del paniere, ma anche il peso, ossia il cosiddetto coefficiente di ponderazione con cui contribuiscono alla misura dell’inflazione, perché evidentemente è cambiata la misura con cui i consumatori li acquistano.

Nella figura 1 è rappresentato il prospetto preliminare del sistema di ponderazione in uso per il calcolo dei diversi indici dei prezzi (il 22 febbraio verranno diffusi gli indici definitivi dei prezzi al consumo e sarà possibile raffinare coefficienti di ponderazione).

Per tutti e tre gli indici, le categorie “Prodotti alimentari e bevande analcoliche”, “Trasporti”, “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” e “Servizi ricettivi e di ristorazione” hanno un coefficiente superiore al 10 per cento. In questa versione preliminare, il coefficiente che più sembra differenziarsi tra i tre indici è quello legato alle spese sanitarie. La ragione è che nel Nic e nel Foi vengono incluse le spese sostenute dalla pubblica amministrazione per i consumi dei farmaci e per la possibilità di usufruire dei servizi sanitari da parte delle famiglie. Queste spese risultano escluse, invece, dal calcolo dell’Ipca. Di conseguenza il peso dei “servizi sanitari e spese per la salute” nel paniere dell’indice Ipca è più basso di quello calcolato per gli indici nazionali (4,09 per cento contro 8,48 per cento).

Guardando specificamente all’indice Nic, si può notare come i pesi siano variati rispetto all’anno scorso per quasi tutti i beni (figura 2).

L’aumento maggiore è stato registrato dalla categoria dei “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+1,95 punti percentuali), seguito da “Abitazione, acqua, elettricità e combustibili” (+0,83 pp) e “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+0,65 pp). A registrare il calo più netto nel coefficiente di ponderazione secondo l’indice Nic, invece, sono i “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (-1,36 pp). In diminuzione, benché a notevole distanza rispetto alla categoria appena citata, sono anche “Servizi sanitari e spese per la salute” (-0,41) e “Bevande alcoliche e tabacchi” (-0,39).

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