Quali sono e per quanto durano gli effetti dell’esperienza prescolare? Gli esiti in lettura, matematica e scienze misurati a 15 anni di studenti che da bambini hanno frequentato nido e scuola materna per periodi di tempo diversi aiutano a dare una risposta.
Misurare gli effetti di lungo periodo
Secondo molti dati e ricerche, la frequenza dei servizi educativi per l’infanzia durante l’età prescolare ha il potenziale effetto di mitigare le disuguaglianze sociali, a beneficio soprattutto di bambini di famiglie svantaggiate rispetto ai bambini delle famiglie più abbienti. Molti autori, tra cui il premio Nobel James Heckman, hanno messo in evidenza analizzato il ruolo “equalizzatore” dei servizi per l’infanzia.
Una domanda ancora senza risposta è quella che riguarda l’effetto della durata della frequenza dei servizi educativi per l’infanzia (nido e scuola d’infanzia) nel lungo periodo. Quali sono e per quanto durano gli effetti dell’esperienza prescolare? Per ora abbiamo risultati discordanti. Possibili spiegazioni dei risultati non univoci riguardano l’età dei bambini al momento dell’intervento, la sua intensità e durata, la qualità dell’esperienza e la mediazione delle abilità non cognitive. È quindi importante misurare l’impatto della durata di questa esperienza sui risultati scolastici negli anni seguenti: è meglio andarci quando i bambini sono ancora molto piccoli e avere un’esperienza di più anni prima della scuola elementare? Oppure da più grandi, quando sono più maturi cognitivamente e emotivamente?
L’utilizzo di un data set Pisa (Organisation for Economic Cooperation and Development Programme for International Student Assessment) per 14 paesi europei (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Spagna e Regno Unito) ci aiuta a fare un primo passo per rispondere alla domanda, analizzando l’associazione fra durata dell’esperienza prescolare e gli esiti cognitivi di lungo periodo.
I risultati dello studio
Usando questi dati per il 2015 e 2018, abbiamo confrontato gli esiti cognitivi in lettura, matematica e scienze misurati a 15 anni di età di studenti che da bambini hanno frequentato i servizi per l’infanzia per periodi di diversa lunghezza). Il numero medio di durata prescolare è in Italia tre anni, contro due anni in Gran Bretagna, Irlanda e Grecia.
I dati della tabella 1 ci mostrano i punteggi scolastici relativi a varie discipline. Emerge un legame positivo fra la durata della frequenza prescolare (nido e scuola d’infanzia) e i risultati scolastici, con un picco a 3-4 anni di frequenza. Mentre una bassa partecipazione (per esempio solo la scuola materna) può privare i bambini di input importanti per gli esiti negli anni seguenti, una partecipazione troppo lunga (per esempio cominciare troppo presto al nido) può avere effetti meno positivi.
Non emergono differenze del rapporto tra durata della frequenza prescolare ed esito scolastico dei figli di immigrati e figli di nativi, se ne notano invece di significative tra figli di madri con alto livello di istruzione (università e più) o basso.
Gli effetti della frequenza prescolare sui risultati scolastici dei bambini con madri più istruite sono più forti e significativi sia nella lettura, che in matematica e in scienze. Questo conferma che gli input familiari (soprattutto quelli materni) sono importanti nella prima infanzia anche a parità di durata dell’esperienza prescolare.
In Italia la copertura delle scuole di infanzia è in linea con i dati europei, ma il numero di nidi rispetto ai bambini nella relativa fascia di età è decisamente più basso che nel resto d’Europa. Infatti, è fermo ancora al 27 per cento e il Piano nazionale di ripresa e resilienza ipotizza un aumento fino al 33 per cento, che corrisponde all’obiettivo di Lisbona.
I nostri risultati suggeriscono che le politiche indirizzate a incentivare la frequenza di nidi e scuola materna per i bambini dovrebbero tenere in considerazione anche i potenziali benefici della durata dell’esperienza prescolare. Se questa corrispondesse a una durata “ottimale” dell’esperienza prescolare (che combina sia scuola materna e nido) potrebbe avere implicazioni anche sulla partecipazione delle mamme (e dei padri) al lavoro, che alla luce dei nostri dati potrebbero riaggiustare la durata delle interruzioni dalla vita lavorativa.
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Ph.D. Università di Wisconsin-Madison, è Professore di Economia Politica all’Università di Torino e Fellow del Collegio Carlo Alberto. È anche Research Fellow dell’Institute di Human Development(IHDSC) della New York University, del network HCEO dell Università di Chicago e dell’ IZA (Bonn). È stata membro del Consiglio Generale della Compagnia San Paolo (2012-2020) e del Comitato Scientifico della Confindustria. I suoi interessi di ricerca riguardano l’economia della famiglia e del lavoro, le differenze di genere e degli investimenti nella prima infanzia. È Associate Editor del Journal oh Human Capital e Review of Economics of the Household. Dal 2000 è Direttore del Centro CHILD e di IEU (Unit of Evaluation) del Collegio Carlo Alberto. Nel 2007 è stata insignita dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dell’Ordine del Merito della Repubblica Italiana e nel 2021 ha vinto il Premio Tarantelli.
Chiara Monfardini si occupa di micro-econometria applicata. I suoi interessi di ricerca principali sono nel campo dell’economia del lavoro e della famiglia. In particolare, si è recentemente occupata di temi quali l’uso del tempo da parte di bambini e adolescenti, le determinanti dello sviluppo dei bambini, e i e divari di genere in diversi contesti socio-economici. Ha conseguito il PhD presso l’Istituto Universitario Europeo (Fiesole) ed è membro dell’Institute for the Study of Labor (IZA, Bonn) e del “Centre for Household, Income, Labour and Demographic Economics” presso il Collegio Carlo Alberto (CHILD-CCA, Torino). Ha pubblicato in riviste internazionali quali Journal of Labor Economics, the Journal of Health Economics e the Oxford Bulletin of Economics and Statistics. Ha il ruolo di Co-Editor della rivista internazionale Review of Economics of the Household.
Sito web: https://www.unibo.it/sitoweb/chiara.monfardini
Sarah Grace See è entrata a far parte dell'Università di Groningen, Paesi Bassi, nel gennaio 2019 come assistant professor nella Facoltà di Economia, Econometria e Finanza, dopo aver tenuto una "Marie Skłodowska-Curie" Individual Fellowship presso l'Università di York e una borsa di studio post-dottorato presso il Collegio Carlo Alberto, in Italia, per il "FP7 Consortium Project Families And Societies". È stata membro del College for Interdisciplinary Educational Research (CIDER). Sarah Grace See studia lo sviluppo infantile e gli input di investimento, tra cui l'uso del tempo e l'offerta di lavoro dei genitori.
Marco Esposito
Visto che la differenza nel servizio nidi è fortissima tra territori questa analisi spiegherebbe almeno in parte i diversi risultati raggiunti nei test tra Nord e Sud Italia
Gianpiero Dalla Zuanna
Gentili autrici, dai risultati pubblicati mi sembra che i risultati migliori siano ottenuti – in media – dai bambini che hanno frequentato un anno di nido, o non l’anno frequentato per niente, mentre han frequentato 3 anni di scuola materna. Non sembra invece opportuno mandare il bimbo al nido troppo presto. Ho capito bene? Grazie.