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Provaci ancora, Lindner

Dopo il “bilancio morbido” del 2023, il ministro delle Finanze tedesco annuncia il ritorno a una rigida disciplina fiscale. Le condizioni dell’economia tedesca non sono però molto migliorate. E per rimanere la locomotiva d’Europa servono investimenti.

La legge di bilancio 2024 della Germania

Il ministro delle Finanze tedesco, il liberale Christian Lindner, ci riprova. È passato circa un anno da quando venne annunciato che il governo federale sarebbe tornato dal 2023 a una politica economica di stabilità. Nei fatti invece, il bilancio approvato nell’autunno scorso autorizzava solo una marginale riduzione delle spese federali per il 2023: 476,3 miliardi contro i 480,7 del 2022. Soprattutto acconsentiva a finanziare un deficit più che doppio rispetto a quello indicato nella proposta del governo di luglio. Deficit che avrebbe superato gli 80 miliardi di euro (contro i 17 voluti da Lindner), se non fosse stato disposto l’impiego di riserve per 40,5 miliardi.

La nuova proposta di bilancio per il 2024 ricalca quella presentata lo scorso anno: la spesa del governo federale deve scendere in modo consistente, a 445,7 miliardi di euro, e il deficit non può andare oltre i 16,6 miliardi. La Germania deve tornare al rispetto del Schuldenbremse (freno al debito) sancito in Costituzione nel 2009 e sospeso con l’arrivo della pandemia, che stabilisce un tetto massimo allo 0,35 per cento del Pil per lo sbilancio del budget federale.

Per raggiungere i circa 30 miliardi di riduzione previsti, tutti i ministeri subiranno tagli, salvo quello della difesa, che invece aumenterà la dotazione, con l’obiettivo di raggiungere il target Nato di spesa militare del 2 per cento del Pil. Le maggiori decurtazioni riguardano le spese per l’assistenza sanitaria, ridotte di un terzo a 16,2 miliardi. Il taglio delle risorse per la lotta al cambiamento climatico – che passano da 14,6 a 11 miliardi – sono al centro del duro scontro interno al governo, condotto anche attraverso la diffusione via social di documenti riservati, tra il partito di Lindner, l’Fdp, e i verdi. La ministra della Famiglia, Lisa Paus, leader dei verdi, si dovrà accontentare di soli 2 miliardi per finanziare la propria battaglia di punta contro le caldaie a gas, per la sostituzione con quelle a pompa di calore. Ne aveva richiesti 12. Anche l’altra misura simbolo, l’Elterngeld, il congedo parentale universale, vede ridursi la dotazione.

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La disciplina fiscale e i “fondi speciali”

Lindner ha dichiarato che con il bilancio per il 2024, la Germania vuol rimanere “il gold standard della finanza pubblica”. Riportare l’economia tedesca sotto una rigida disciplina fiscale potrebbe essere funzionale anche a far aumentare il suo peso politico in alcune importanti partite giocate in ambito comunitario, una su tutte è la riforma delle regole fiscali della Unione europea. Certo, le critiche non sono mancate, e non solo da parte delle opposizioni o dei sindacati dei lavoratori. Anche l’istituto economico tedesco IW, espressione dell’associazione dei datori di lavoro e da sempre vicino all’Fdp, ha severamente criticato il budget del governo, affermando che riguardo agli investimenti l’austerità si è dimostrata un fallimento.

L’economia tedesca si trova in una fase molto complicata. Gli ultimi due trimestri di crescita negativa, oltre a certificare la recessione tecnica, evidenziano uno stato di affanno che si prevede non possa essere risolto in breve tempo. Ad alcuni fattori strutturali, come l’invecchiamento della popolazione, un sistema del credito molto frammentato e inefficiente e l’elevato costo dell’energia, si sono aggiunte le difficoltà del settore automobilistico, alle prese con una impegnativa e costosa riconversione verso l’elettrico. La Germania rimane inoltre fermamente proiettata verso un ambizioso piano di taglio delle emissioni, del 65 per cento al 2030 e 88 per cento al 2040, ma il fondo da 177 miliardi con il quale finanziarlo pare essere a corto di entrate.

La trasformazione economica di cui Berlino ha necessità per rimanere il motore dell’Europa è impossibile senza cospicui investimenti, centinaia di miliardi spalmati su base pluriennale. Riuscire a mettere insieme l’equilibrio di bilancio e centinaia di miliardi di investimenti resta un esercizio molto complicato, a meno di voler sperare che siano i privati a sobbarcarsi interamente il costo della trasformazione.

Un esercizio a cui i tedeschi sembrano aver però trovato una soluzione: istituire fondi speciali vincolati a specifiche esigenze di politica economica che, pur essendo conteggiati da Eurostat nel deficit e debito pubblico, hanno una gestione separata dal bilancio federale e non rientrano pertanto nella regola del freno al debito. Negli ultimi due anni sono così sorti il fondo per il cambiamento climatico da 177 miliardi, quello per la difesa da 100 miliardi e lo “scudo di protezione” contro l’aumento dei prezzi energetici da 200 miliardi. Sono centinaia di miliardi spalmati su base pluriennale che si sono aggiunti a quelli degli altri otto fondi speciali già operativi.

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Così, se da un lato si riafferma la convinzione di tornare all’equilibrio di bilancio, dall’altro sono stati creati fondi extra-bilancio per aggirare la regola del Schuldenbrems. La Corte dei conti tedesca ha espresso un parere fortemente negativo sull’istituzione dello scudo di protezione e in generale sull’utilizzo dei fondi extrabilancio, che ogni anno fanno “sparire” decine di miliardi di spese statali dal bilancio federale. Anche il Fondo monetario internazionale nell’ultimo rapporto articolo IV sulla Germania ha rilevato che l’impiego di questi fondi “ha indebolito il legame tra la regola del freno al debito e la dinamica del debito stesso, nonché quello con le regole di bilancio della Ue”. Secondo il Fmi sarebbe consigliabile spostare il limite di deficit verso un valore più realistico, invece di aggrapparsi allo 0,35 per cento per poi non riuscire a rispettarlo o farlo solo aggirandolo attraverso fondi extrabilancio.

Lo scorso anno le difficoltà dell’economia tedesca sono state le ragioni per cui il parlamento alla fine ha approvato un bilancio decisamente più morbido di quello anticipato da Lindner. Quest’anno non sembra che le condizioni economiche siano tanto migliori.

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  1. Savino

    E’ di tutta evidenza la crisi delle classi dirigenti e della politica o, ancora meglio, la loro divagazione verso altri orizzonti, diversi dal bene comune. I Governi, in tutto il mondo occidentale, sembrano porre il loro sguardo altrove, fanno lobbismo anzichè politiche economiche e stanno trascurando tutte le difficoltà , per i loro cittadini e le loro imprese, nate col binomio pandemia-guerra, accanto alle già in precedenza evidenti crisi dell’industria e delle materie prime. Merkel, ma già prima Shroeder, è sembrata quasi la capostipite di questo orientamento, che bypassa le forme democratiche per trasformarsi in una tecnocrazia di tipo affarista e che, forse, è anche all’ origine di opportunità dello stesso conflitto russo-ucraino.

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