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La transizione ecologica passa dalle catene del valore

Le catene globali del valore sviluppate dalle imprese multinazionali possono essere un canale importante per la diffusione di tecnologie e conoscenze necessarie per la realizzazione della transizione energetica, soprattutto nei paesi meno sviluppati.

L’importanza delle catene del valore

Le tecnologie legate alle energie rinnovabili, come l’eolico e il solare fotovoltaico, sono fondamentali per realizzare la transizione ecologica. In passato, i paesi europei sono stati predominanti nel loro sviluppo e commercializzazione, oggi la loro diffusione avviene sempre più su scala globale, coinvolgendo anche i paesi emergenti. Un nostro recente articolo analizza come le filiali delle imprese multinazionali possano stimolare l’innovazione verde in paesi a diversi livelli di sviluppo, sostenendo la transizione ecologica a livello globale.

Le imprese multinazionali svolgono un ruolo chiave nella diffusione delle tecnologie e delle conoscenze necessarie per realizzare la transizione ecologica e, attraverso la divisione del lavoro lungo tutta la catena del valore, possono rappresentare un canale privilegiato per trasferire alle loro sussidiarie locali risorse strategiche e competenze necessarie per la diffusione delle innovazioni verdi. Pertanto, le catene globali del valore sono un canale importante di trasferimento delle conoscenze e la diffusione di tecnologie a bassa emissione necessarie per la realizzazione della transizione energetica verde, soprattutto nei paesi meno sviluppati.

Lo studio

Il nostro lavoro esplora in che misura gli investimenti diretti esteri (Ide) in tecnologie verdi contribuiscono all’aumento delle capacità innovative in ambito ambientale all’interno delle economie di destinazione, confrontando l’innovazione delle filiali delle multinazionali con quella delle imprese locali.

Nello studio si considerano tre fattori moderatori chiave: a) le caratteristiche del paese ospitante, che tengono conto delle differenze tra paesi a diversi livelli di sviluppo economico; b) la specificità tecnologica, che esplora le differenze tra il solare fotovoltaico e l’eolico; c) la modalità di ingresso dell’impresa multinazionale, distinguendo tra investimenti di tipo greenfield – che comportano la creazione di nuovi impianti – e acquisizioni di imprese già esistenti.

L’analisi empirica si basa su un database che comprende 1.055 Ide verdi intrapresi dal 2003 al 2015 e su un campione controfattuale di imprese verdi nazionali, che non hanno sussidiarie all’estero né sono sussidiarie di imprese residenti all’estero, con almeno un brevetto in tecnologie in energie rinnovabili. Gli investimenti verdi sono distribuiti tra paesi a diverso livello di sviluppo, con circa un quarto delle filiali situate in paesi ospitanti a medio reddito, secondo la più recente classificazione della Banca Mondiale.

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Per quanto riguarda le imprese italiane nel nostro database, tra gli investitori verdi possiamo notare la presenza dominante di tre gruppi – Enel Green Power, Renantis e Eni – che investono, prevalentemente con la creazione di nuovi impianti, nel solare e nell’eolico, principalmente nei paesi Ue e nel Regno Unito. Per quanto riguarda invece le sussidiarie nel nostro paese, troviamo una maggiore frequenza di acquisizioni, soprattutto nel solare. Tra le imprese che hanno investito in Italia c’è la danese Vestas, che ha uno stabilimento di produzione di pale eoliche a Taranto, dove di recente è stato avviato un programma per la produzione di maxi pale, da poco sperimentate nello stabilimento danese.

Il primo risultato interessante è che le filiali delle multinazionali verdi sono più innovative delle imprese locali con caratteristiche simili, il che implica che la proprietà estera ha un effetto positivo sulle capacità di innovazione delle imprese.

Il secondo risultato, molto rilevante dal punto di vista di policy, è che il vantaggio innovativo delle imprese green rispetto alle imprese nazionali è maggiore nei paesi meno sviluppati, soprattutto se questi possiedono già livelli più elevati di capacità innovativa, come per esempio la Cina e l’India.

Inoltre, l’analisi settoriale suggerisce che gli Ide verdi sono più efficaci quando le tecnologie sono caratterizzate da scarsa codificabilità ed elevata informalità di trasmissione (in altre parole innovazione di tipo Dui – Doing Using Interacting), come nel caso del settore eolico – nel quale gli impianti richiedono un adattamento della tecnologia al contesto locale – rispetto al solare fotovoltaico, con tecnologie molto più standardizzate sia a livello di produzione che di progettazione e realizzazione dei progetti. Infine, le acquisizioni sono più efficaci nel trasferire capacità innovative verdi rispetto agli investimenti greenfield di nuova costituzione, poiché possono contare su un maggiore radicamento locale.

I suggerimenti

Da questi risultati si possono trarre due implicazioni fondamentali. I governi nazionali dovrebbero concentrarsi sull’attrazione di investimenti esteri nei settori delle tecnologie verdi per stimolare l’innovazione locale. In particolare, nei paesi latecomer, i decisori politici dovrebbero considerare il ruolo delle multinazionali come una potenziale fonte di sviluppo industriale e innovativo nei settori verdi. Inoltre, a livello internazionale, l’aumento della capacità innovativa verde va a vantaggio della transizione ecologica globale e promuove una maggiore varietà tecnologica, riducendo il controllo delle tecnologie verdi da parte di poche imprese leader, concentrate nei paesi avanzati.

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È importante che la questione del trasferimento di tecnologia verde assuma un ruolo più centrale nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio, per la sua natura di bene pubblico, sostenendone la diffusione globale attraverso gli Ide. La proprietà intellettuale e le catene globali del valore nei settori delle energie rinnovabili sono concentrate principalmente in pochi paesi avanzati e per questo sono necessari maggiori sforzi internazionali per globalizzare e accelerare la trasformazione verde. Organizzazioni internazionali come la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) dovrebbero porre di più l’accento sull’importanza degli Ide come meccanismi di trasferimento di tecnologie a bassa emissione di carbonio.

Infine, la ricerca ha iniziato a concentrarsi sulla sostenibilità ambientale delle catene del valore, spesso in relazione a settori con un forte impatto negativo, come l’abbigliamento, e sul ruolo svolto dalle imprese leader nello spingere i fornitori a monte a migliorare le loro prestazioni ambientali. I risultati del nostro lavoro mostrano l’importanza di studiare le catene globali del valore che “nascono verdi”, come quelle dei settori legati alle energie rinnovabili, analizzando come le imprese leader, attraverso le loro catene in continua espansione, possano influenzare e sostenere la transizione verde su scala globale.

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  1. B&B

    La transizione ecologica passa dalle tragedie come l’ “inverosimile” fuoruscita del Bus di Mestre.
    Purtroppo non è un film ma realtà con tanti morti e lutti familiari.

    Vince, cinicamente, la Cina Comunista e tutto il sistema di corruzione politica europea e italiana che le ruota intorno.
    Vince, purtroppo, la loro malefica infernale produzione elettrica di pile per autotrazione.

    Troveranno un nesso con i freni del Bus (nuovo) che, per qualche ragione non si sono attivati?

    E’ l’inizio della fine del mondo occidentale. (se non ci ribelleremo)

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