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Un passo avanti verso il nuovo Patto su migrazione e asilo

L’accordo sulla gestione delle crisi raggiunto dal Consiglio europeo è l’ultimo tassello del nuovo Patto su migrazione e asilo. L’obiettivo è introdurre prima delle Europee un insieme di regole ben definite che si applichino a tutti gli stati membri.

Nuove norme per la gestione delle situazioni di crisi

Il Consiglio dell’Ue ha raggiunto un accordo su un insieme di nuove norme per affrontare situazioni di crisi e di forza maggiore relative alla migrazione e all’asilo, il cosiddetto regolamento sulla gestione delle crisi. Il testo è stato approvato con l’opposizione di Ungheria e Polonia e l’astensione di Austria, Repubblica Ceca e Slovacchia. Il regolamento sulla gestione delle crisi fa parte di un pacchetto più ampio di regolamenti e politiche dell’Ue, inquadrati nel nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo, presentato dalla Commissione europea nel settembre 2020, che mira a stabilire un approccio comune dell’Unione alle politiche sul tema.

L’approvazione del regolamento sulla gestione delle crisi è considerata una svolta importante per almeno due ragioni.

In primo luogo, perché era l’ultimo tassello mancante del Patto e apre la possibilità di riprendere le negoziazioni con il Parlamento europeo. L’obiettivo è quello di finalizzare la nuova legislazione sulla migrazione e sull’asilo prima delle elezioni europee del 2024, che avranno l’immigrazione tra i temi centrali. In secondo luogo, perché arriva in un momento di crescente pressione migratoria alle frontiere esterne dell’Unione, che mette alla prova il sistema di accoglienza italiano. Secondo i dati del ministero degli Interni, tra il 1° gennaio e il 4 ottobre 2023, sono giunti sulle coste italiane 135.270 migranti, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo del 2022 (72.411) e tre volte tanto rispetto al 2021 (47.862). Non si registrava un numero simile di arrivi sulle coste italiane dal 2016, durante la cosiddetta “crisi dei rifugiati”: all’epoca, furono 132 mila i migranti sbarcati nel nostro paese tra gennaio e l’inizio di ottobre, mentre alla fine dell’anno il conteggio sarebbe arrivato a 181.436.

Per alcuni giorni, l’approvazione del regolamento da parte del Consiglio è stata bloccata da un confronto diplomatico tra Italia e Germania sul ruolo delle Ong che effettuano operazioni di soccorso in mare. La parte di testo che esclude che in linea generale le operazioni di salvataggio in mare possano essere considerate come fenomeni di “strumentalizzazione” dei migranti era inizialmente contenuta all’interno del regolamento, ma dopo le pressioni italiane è stata spostata nel preambolo.

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I due elementi principali

Il nuovo regolamento sulla gestione delle crisi stabilisce norme che si applicano in situazioni eccezionali, quando la portata degli arrivi di migranti è tale da compromettere la funzionalità del sistema di asilo di un paese o addirittura di quello comune europeo. L’accordo ha due elementi principali.

Da un lato, consente ai paesi dell’Ue che affrontano una crisi di richiedere “solidarietà” agli altri stati membri. La solidarietà può prendere la forma del reinsediamento di richiedenti asilo o rifugiati in altri stati. I paesi dell’Ue che non vogliono accettare reinsediamenti avranno la possibilità di sostituire i ricollocamenti fisici con aiuti finanziari o attraverso la fornitura di infrastrutture e personale. Si tratta di un passo avanti importante, poiché altri schemi di solidarietà, basati esclusivamente sul reinsediamento, non si sono dimostrati efficaci in passato. Basta pensare al programma straordinario di reinsediamento di 120 mila rifugiati da Grecia e Italia, approvato durante l’apice della cosiddetta “crisi dei rifugiati” nel 2015, che ha comportato il trasferimento di meno di 35 mila persone. In casi simili, offrire aiuto finanziario e operativo invece di ospitare richiedenti asilo potrebbe contribuire a garantire l’efficacia del meccanismo.

D’altra parte, il regolamento sulla gestione delle crisi amplierebbe anche la discrezionalità dei paesi Ue nella gestione delle domande di asilo. In primo luogo, in caso di “crisi” i governi possono allungare da sette giorni a quattro settimane il tempo massimo di registrazione delle domande. In secondo luogo, possono estendere l’utilizzo delle cosiddette “procedure di confine”, ossia procedure di analisi della domanda di asilo accelerate ed effettuate senza consentire l’ingresso dei richiedenti nel territorio dell’Ue. Se non c’è una situazione di crisi, tali procedure potranno essere applicate solo a persone provenienti da paesi con tassi di successo della domanda di asilo particolarmente bassi, e il periodo massimo di trattenimento al confine non potrà superare le dodici settimane. Ma in caso di crisi il regolamento prevede che queste procedure si possano applicare a un numero maggiore di richiedenti asilo, che potranno essere trattenuti presso il confine fino a venti settimane. In terzo luogo, in caso di crisi il periodo massimo di detenzione dei richiedenti asilo la cui domanda è stata respinta potrebbe essere esteso da dodici settimane a un massimo di venti, fino al completamento del processo di rimpatrio.

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Le deroghe dalla procedura standard sono state criticate dai gruppi per i diritti umani che temono una normalizzazione dell’uso di misure d’emergenza per fronteggiare gli arrivi in Europa e minori garanzie per i richiedenti asilo. Il testo iniziale del regolamento prevedeva anche la possibilità di accelerare le domande presentate da coloro che affrontano pericoli particolarmente gravi, come situazioni di guerra nel loro paese d’origine, concedendo loro una “protezione immediata”. Queste disposizioni sono state però eliminate dal testo finale, ed è un errore perché diverse ricerche suggeriscono che tempi rapidi di evasione delle domande, accesso tempestivo al mercato del lavoro e programmi di inserimento concentrati durante i primi mesi nel paese ospitante sono cruciali per il futuro lavorativo dei rifugiati.

Negli ultimi vent’anni, la migrazione per motivi di asilo in Europa ha subito cambiamenti significativi. I paesi dell’Ue hanno affrontato le sfide in modo disorganizzato, con strumenti legislativi che si sono rivelati inefficaci, obsoleti e applicati e interpretati in modo eterogeneo tra i paesi. Il tentativo del nuovo Patto sulla migrazione di introdurre un insieme di regole ben definite che si applichino a tutti gli stati membri non solo è opportuno, è anche un’occasione da non perdere per tenere insieme il dovere umanitario dell’asilo e politiche che facilitino l’integrazione nella società del paese di arrivo.

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  1. Savino

    L’Italia dovrebbe assumere l’iniziativa presentandosi a questi meeting con un piano nazionale di accoglienza e integrazione, chiedendo alla UE di finanziarlo.

  2. Mohamed Abdel

    Arrivare al rimpatrio entro 20 settimane è pura utopia visti i tempi della Giustizia italiani, soprattutto nei settori come quello dei ricorsi contro i rigetti delle domande di asilo a gratuito patrocinio, dove il volere politico della casta in questione prevale dilatando per comportamento omissivo i termini di definizione dei procedimenti.

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