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Una Corsica autonoma è possibile

La Corsica è uno dei territori a maggior vocazione indipendentista al mondo. Ora Macron ha annunciato l’intenzione di riconoscere l’autonomia alla regione. Si placheranno così definitivamente le richieste secessioniste e le tensioni socio-politiche?

Una regione geograficamente vicina ma lontana dalla Francia

Proprio nel periodo in cui gli occhi di tutti erano rivolti alla Catalogna, è la Corsica a riproporre con forza il tema dell’autonomia regionale. In un recente discorso di fronte al Parlamento locale, il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso alcune intenzioni programmatiche, volte a riconoscere le peculiarità della Corsica all’interno della Costituzione francese, senza entrare nei dettagli. Ad esempio, nulla ha detto sulla lingua corsa e sul fatto che possa avere un maggiore spazio nelle attività pubbliche e un migliore insegnamento. Sarà dunque fondamentale capire come verrà declinato concretamente il discorso presidenziale nel negoziato dei prossimi mesi che dovrà condurre a un accordo che eviti nuovi scontri e superi tabù e totem, come da auspicio dichiarato dal presidente francese. 

A differenza di quanto accaduto in Catalogna, ove il desiderio di autonomia muove i passi dalla solidità economica della regione, nel caso della Corsica l’aspirazione indipendentista è stata alimentata anche dalle difficoltà economiche che hanno pervaso l’isola, soprattutto nel corso del XX secolo. Inoltre, numerosi “pieds-noirs”, ovvero i francesi d’Algeria rimpatriati a seguito della fine della dominazione coloniale in Nord Africa, vennero trasferiti sull’isola, acuendo il malcontento e le tensioni socio-economiche. 

Tutt’oggi, la Corsica sconta ancora un gap economico rispetto al resto del paese. Il Pil pro capite del 2021, a prezzi correnti, dell’isola ammonta a 28.900 euro, rispetto a una media nazionale di 36.700 euro (fonte: Eurostat). O ancora, nel 2022, per un tasso di occupazione francese del 68,1 per cento, il dato corso si attesta al 63,5 per cento (fonte: Eurostat). 

Il vento dell’indipendenza/autonomia non ha mai smesso di soffiare sull’isola, con l’ala più dura che però sembrerebbe essere stata messa in minoranza, nonostante vi siano stati alcuni atti dimostrativi violenti dopo il discorso di Macron. Nel 2014, il Fronte di liberazione nazionale corso (Flnc), vale a dire il gruppo militante che ha guidato dagli anni Settanta le rivendicazioni anche violente per il distacco dalla Francia, ha annunciato la rinuncia alla lotta armata. Nel 2021, poi, le ultime elezioni regionali hanno visto prevalere partiti autonomisti che richiedono sì maggiore libertà, ma all’interno della Francia. 

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I numeri dell’autonomia corsa

Come sempre, i numeri possono aiutare a comprendere meglio le questioni sul tavolo. In questo caso, appare utile il Regional Authority Index (Rai) che consente di misurare – lungo una scala da 0 a 30 – l’effettivo potere di cui godono le regioni e gli altri enti locali nei principali paesi del mondo, andando oltre i meri indicatori fiscali.

La Corsica ha scarsa autonomia, facendo segnare un punteggio di 12,5 su 30. Uno score, questo, superiore a quello delle altre regioni francesi (10/30), grazie a maggiori possibilità di co-determinare i cambiamenti costituzionali e la legislazione nazionale. Sebbene l’isola venga classificata dall’indicatore come “regione autonoma”, vale a dire esente dal quadro costituzionale nazionale e beneficiaria di un trattamento speciale come giurisdizione individuale, il potere detenuto è molto debole. Basti pensare alla distanza che separa la Corsica dalle regioni italiane o al gap che intercorre con altri territori a vocazione indipendentista, come Quebec (24,5 su 30), Catalogna (23,5 su 30) e Scozia (20,5 su 30), che hanno avanzato a più riprese richieste in tal senso, ma che nei fatti esercitano un potere più che doppio di quello corso.

Grafico 1 – Punteggi del RAI per diverse regioni, anno 2018

Fonte: Dataset RAI-MLG (2021)

Una svolta per prevenire nuove tensioni interne?

Le cifre del Rai, da un lato, confermano la forte impronta centralista che caratterizza il quadro istituzionale francese, rispetto ad altri paesi ove il regionalismo costituisce un tratto peculiare dell’assetto di governo. Dall’altro lato, denotano il debole riconoscimento, in termini di potere esercitato, concesso alla Corsica, rispetto al resto del paese.

L’auspicio è che la finestra apertasi per concedere maggiore autonomia alla regione possa essere il prologo di un percorso che serva a convogliare le legittime istanze di maggiore autonomia, all’interno dei confini della legalità e delle regole istituzionali, ponendo fine a tensioni storiche mai definitivamente sopite. Anche perché, la questione dell’indipendenza corsa, che affonda le proprie radici nella storia secolare dell’isola, ha vissuto momenti particolarmente cruenti. Basti pensare alla vicenda del militante indipendentista corso Yvan Colonna: assassinato nel carcere di Marsiglia da un fondamentalista islamico nel marzo 2022, stava scontando l’ergastolo per l’omicidio del prefetto Claude Erignac del febbraio 1998 ad Ajaccio. Dopo la morte di Colonna, in Corsica, scoppiarono forti rivolte. Un episodio che ci ricorda come le istanze autonomiste possano sfociare in rivolte e tensioni di ordine pubblico, come successo anche nel 2017 in Catalogna, se non sono adeguatamente gestite o addirittura sono cavalcate al fine di fomentare la folla per fini elettorali.

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  1. Piero Borla

    E le regioni italiane quale punteggio RAI ottengono ?

    • ANGELO PARINI

      Buongiorno, se è corretto quello che ho capito, 18 le regioni a statuto ordinario e 19 quelle a statuto speciale. Se così fosse non capisco quale affidabilità possa avere questo indice.

  2. bob

    “regionalismo costituisce un tratto peculiare dell’assetto di governo. ” In Italia basta leggere la Storia dal dopoguerra ad adesso per vedere tutti i danni incalcolabili che localismi e regionalismi ha creato. Danni economici oltre che culturali e di costume

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