Certificato dall’indagine Pisa, in tutto il mondo si registra un calo dei rendimenti degli studenti. Quanto vi ha contribuito la chiusura delle scuole durante la pandemia? In Italia le più penalizzate dalla Dad sono le aree che già prima erano svantaggiate.
La crisi educativa
I risultati dell’ultima indagine Pisa (Programme for International Student Assessment), pubblicati dall’Ocse il 5 dicembre, non lasciano spazio a dubbi: il rendimento medio degli studenti di molti paesi del mondo è crollato rispetto ai valori antecedenti la pandemia. La proporzione del crollo non ha precedenti e l’Italia non fa eccezione, anche se nel nostro paese il trend era già in discesa da anni. A livello internazionale, il calo medio del rendimento in matematica è pari a tre-quarti dell’apprendimento di un anno scolastico, quello in lettura della metà. Lo studio ha fatto il giro del mondo ed è stato ripreso anche dal New York Times.
Tuttavia, l’indagine evidenzia come non sia chiaro quanta parte del calo possa essere attribuita alle chiusure delle scuole avvenute durante la pandemia e quanta invece all’influenza di altri fattori antecedenti l’arrivo del Covid-19. Inoltre, poiché il gap educativo di oggi è il volano delle disuguaglianze economiche di domani, è fondamentale capire in retrospettiva se l’impatto della pandemia sull’apprendimento sia stato omogeneo sul territorio o se, viceversa, abbia amplificato disuguaglianze preesistenti.
Lo studio
In uno studio recente (vedi in particolare la sezione 4), abbiamo stimato l’impatto causale della pandemia sull’educazione in Italia, concentrando l’attenzione proprio sulla disuguaglianza territoriale della crisi educativa da Covid-19. Prima di illustrare i contenuti dell’analisi, è opportuno ricordare che, durante la pandemia, l’Italia è stato uno dei paesi europei con il maggior numero di settimane di scuole chiuse e didattica a distanza (figura 1).
Figura 1 – Giorni di scuola persi durante la pandemia
L’analisi territoriale
Mentre altri studi, utilizzando dati di tipo microeconomico, hanno già documentato il calo delle performance degli studenti italiani durante la pandemia, evidenziandone le forti disparità legate a fattori di nazionalità e background socio-economico delle famiglie, noi abbiamo mappato la geografia della crisi educativa da Covid-19 utilizzando dati Invalsi aggregati a livello di sistema locale del lavoro (Sll). I dati si riferiscono ai punteggi nei test standardizzati Invalsi in matematica degli studenti di quinta elementare e sono relativi alle prove effettuate tra il 2013 e il 2021.
Al fine di isolare l’impatto della pandemia e della didattica a distanza (Dad) da quello di altri fattori e cause antecedenti la pandemia stessa, abbiamo utilizzato una metodologia basata su algoritmi ad apprendimento automatico (machine learning) per effettuare, per ciascun Sll, una stima accurata dello scenario “controfattuale”, cioè di quali sarebbero stati i risultati medi dei test Invalsi se il Covid-19 non fosse mai arrivato nel nostro paese. Una volta effettuate queste stime, le abbiamo confrontate con i dati raccolti da Invalsi nel 2021, ottenendo, per ciascun Sll, una differenza che rappresenta l’impatto causale della pandemia (e della chiusura delle scuole a essa collegata) sull’apprendimento in matematica degli studenti di quinta elementare.
I risultati
La figura 2 illustra i risultati dell’analisi. La mappa ci dice due cose. La prima è che la performance degli studenti in matematica è letteralmente crollata durante la pandemia – il calo medio nei risultati dei test Invalsi in matematica è di oltre 0,7 deviazioni standard rispetto a quello che sarebbe avvenuto senza il Covid. La seconda è che l’impatto è stato fortemente disomogeneo sul territorio, perché alcune aree sono state colpite in modo molto più severo di altre. Tuttavia, non emerge una chiara e inequivocabile dicotomia Nord-Sud, sebbene sia evidente come alcune regioni meridionali (Campania e Sicilia in primo luogo) siano state colpite in modo più grave. D’altra parte, il Sud Italia spicca anche per eccezioni positive, visto che 32 dei 54 Sll che non hanno riportato cali di rendimento post-Covid si trovano proprio nel Mezzogiorno.
Figura 2 – L’impatto causale del Covid-19 sull’educazione in Italia
Le radici del divario
Da dove deriva una disparità così evidente? Quali sono le caratteristiche dei territori i cui alunni hanno risentito maggiormente dello shock rispetto ai loro colleghi che risiedono in altre aree, talora perfino contigue? La risposta viene fornita dall’analisi dell’eterogeneità degli impatti illustrata dalla figura 3: i Sll dove il crollo è stato maggiore (–1,22 deviazioni standard rispetto al periodo pre-Covid) sono quelli in cui prima della pandemia il tasso di disoccupazione era superiore al 10 per cento, la percentuale di laureati inferiore al 26 per cento e il coefficiente di Gini (un indicatore di disuguaglianza economica che va da 0 a 1) maggiore dello 0,42. Sono 92 i Sll che appartengono a questo gruppo, 88 dei quali facenti parte del Meridione. Per quanto riguarda i Sll più resilienti (dove il calo è stati pari –0,56 deviazioni standard, meno della metà rispetto alle aree più colpite), sono caratterizzati da disoccupazione inferiore al 10 per cento e maggiori livelli di educazione terziaria, e la loro distribuzione per macro-aree è molto più equilibrata, essendo solo moderatamente più concentrati al Nord (54,5 per cento). In sostanza, le aree in cui l’apprendimento degli studenti ha risentito di più della chiusura delle scuole sono quelle che erano già più svantaggiate e caratterizzate da maggiori livelli di disoccupazione e disuguaglianza e un minor livello d’istruzione.
Figura 3 – I canali di trasmissione
Ombre sul futuro
La pandemia ha indubbiamente scatenato una crisi educativa di portata nazionale. Tuttavia, nelle aree più disagiate e caratterizzate da maggiori livelli di disuguaglianza, l’impatto sul processo di apprendimento dei bambini è stato notevolmente più forte. In assenza di interventi mirati e tempestivi, l’implicazione di lungo periodo di questi risultati è che il divario educativo accumulato negli anni del Covid-19 incomberà come una spada di Damocle sulle prospettive future delle aree già oggi più svantaggiate. E un paese come l’Italia, che da sempre corre a velocità diverse, non può permettersi il rischio di lasciar materializzare ulteriori disparità territoriali e socioeconomiche negli anni a venire.
* Le opinioni qui espresse sono quelle degli autori e non riflettono necessariamente quelle delle istituzioni a cui appartengono.
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Vincenzo Trischitta
Dati molto interessanti e anche se attesi certamente preoccupanti. Per avere un quadro più informativo sull’intero impatto sociale (ed aiutare eventuali future gestioni di emergenze simili) sarebbe utile che fosse calcolato anche il potenziale rischio di morti aggiuntive per eccesso di contagi nel caso di “scuole meno chiuse”. Soprattutto in quei contesti più fragili sul versante socio-culturale che sono gli stessi dove il rischio di morte è stato maggiore.