In Corea del Sud l’opposizione ha vinto le elezioni con un programma elettorale basato su una maggiore apertura dei mercati e dei confini del paese. Il paese è sì molto legato alle tradizioni, ma ha anche un’alta scolarità ed è attento all’ambiente.
I risultati delle elezioni
Lo spoglio elettorale degli ultimi giorni in Corea del Sud ha registrato la vittoria del partito democratico d’opposizione sui conservatori al governo, che ora dovranno cercare di ricomporre una difficile maggioranza in Parlamento. Il risultato arriva dopo mesi di critiche nei confronti dell’attuale presidente Yoon Suk-yeol e non solo per il cosiddetto “scandalo Dior” che ha coinvolto la first lady, una giovane imprenditrice, che avrebbe accettato un costoso regalo griffato, dal valore di tre milioni di won, equivalente a circa 2 mila euro, mentre la legge sudcoreana impone ai funzionari pubblici di rifiutare regali che superino il valore di 1 milione di won.
Il risultato sembra invece più collegato alla recente impennata dei prezzi e quindi al cosiddetto “cipollotto gate”. A metà marzo, il presidente Yoon, durante una sua visita in un supermercato, per conquistare il sostegno pubblico, aveva definito come “ragionevole” il prezzo di 875 won (circa 60 centesimi di euro) per un fascio di cipollotti. L’opposizione aveva però fatto notare che il prezzo così basso era dovuto a un sussidio governativo ad hoc, mentre il costo effettivo a Seul risultava di gran lunga più alto, intorno ai 4 mila won.
Un paese tradizionale in cerca di cambiamento
Sorprende la sconfitta elettorale dei conservatori perché a prima vista la Corea del Sud appare un paese nazionalista. Circolano poche auto straniere e per strada c’è una gran varietà di modelli Hyundai e Kia; nelle case, nei bar, nei ristoranti si vedono solamente televisori e apparecchi per l’aria condizionata di marca LG; nelle mani dei coreani ci sono per lo più telefonini Samsung Galaxy, con tutti i loro accessori venduti ovunque. Il fatto che queste aziende siano orgogliosamente coreane colpisce ancora di più se si pensa al dibattito attuale in Italia sul caso Stellantis.
Un altro aspetto che colpisce al primo impatto è che le persone che si vedono in giro sono praticamente tutte coreane, tranne poche eccezioni, soprattutto turisti: la Corea ha infatti rigidissime politiche di immigrazione che hanno consentito finora di controllare i flussi in entrata.
Ma lo status quo non soddisfa i coreani che hanno premiato l’opposizione, che ha condotto un’aggressiva campagna elettorale proprio sui vantaggi di una maggiore apertura dei mercati alla concorrenza e di una maggiore apertura dei confini del paese, anche per contrastare il calo demografico che nel 2023 ha visto il tasso di natalità scendere ai minimi storici.
E la sorpresa è ancora più grande se si pensa che il presidente in carica poteva vantare positivi dati economici: infatti, i dati per il 2024 registrano un aumento del Pil del 2,2 per cento, in miglioramento rispetto al 2023 (1,4 per cento).
La scelta di cambiamento viene da una popolazione con uno dei livelli di istruzione più alti al mondo. Infatti, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso la Corea del Sud ha sempre investito nel sistema dell’istruzione, dalle scuole elementari fino all’università. E gli effetti si vedono: nel 2023 la percentuale di persone adulte con un livello di istruzione terziaria (laurea e oltre) è di circa il 50 per cento (contro il circa 20 per cento dell’Italia). Ancora, per quanto riguarda la spesa in ricerca e sviluppo sul Pil, la Corea è tra i primi paesi al mondo e si avvicina al 5 per cento (contro l’1,5 per cento dell’Italia).
È una scelta di cambiamento che arriva da una popolazione che mostra un grande rispetto per la natura, che si tramuta in molto “verde”, in spazi pubblici all’aperto curatissimi e a disposizione di tutti. Basti ricordare che lo scorso 5 aprile è stato celebrato il cosiddetto Sikmogil Arbor Day (식목일), la festa nazionale che dal 1946 invita le persone a piantare nuovi alberi e le strade, come ogni anno, sono state invase da famiglie con in mano piante e arnesi da giardinaggio.
Ancora una volta questo paese sorprende. E anche se la Corea del Sud viene considerata “l’Italia dell’Asia”, le differenze con il nostro paese sono evidenti. Alla fine, come in un vecchio ricordo calcistico, la Corea riesce a battere l’Italia.
Lavoce è di tutti: sostienila!
Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!
Roberto boschi
Gentile Professoressa Porrini,
condivido quasi tutte le osservazioni che lei fa circa la situazione macroeconomica del Sud Corea, paese che nell’arco di un trentennio ha compiuto una delle più grandi crescite, se non la più grande, del GDP reale complessivo e pro-capite fra i paesi industrializzati.
Il confronto con l’Italia, riferito a questo arco temporale, è impietoso, sia perché nel Paese Asiatico la seconda Rivoluzione Industriale è iniziata un decennio dopo rispetto all’Italia e questo ha comportato un logica maggior crescita nel primo periodo (anni 60-70), sia perché la Corea ha sempre mantenuto il controllo pieno della Politica Fiscale/industriale e della Politica Monetaria. Lo Stato ha fortemente aiutato le Imprese nazionali nella crescita tramite R&D su segmenti di frontiera, sulle sovvenzioni agli investimenti, ecc, tanto che oggi sono dei campioni mondiali in vari settori, soprattutto quelli a maggior contenuto tecnologico. Nel contempo la Banca Centrale ha fatto il suo “dovere” nel controllo dell’inflazione, ma ha “chiuso più di un occhio” quando lo Won si è svalutato (In 24 anni il cmabio con l’EURO – con alti a bassi ovviamente- è passato da meno di 1.000 a 1.480 di oggi).
In questo periodo – anzi negli ultimi 40 anni aderendo al trattato di Maastricht – l’Italia ha dovuto smantellare 2/3 delle aziende a partecipazione statale (dove l’R&D era sui livelli di quelle Coreane), ha fatto sempre avanzi primari di bilancio pubblico sacrificando ovviamente gli Investimenti, ha perso la leva della Politica Monetaria ed ha assistito impotente alla rivalutazione dell’EURO.
Quindi, per concludere, tanto di cappello ai Coreani, etnia di grande volontà e senso del lavoro/dovere, ma, forse, se la smettessimo di considerarci dei “poveri Cristi”, forse non sarebbe male….
bob
non so quanti anni ha lei ma smettere di considerarsi ” poveri Cristi..” con questa ” classe politica” ce ne vuole
Questo paese è cresciuto realmente solo e soltanto in un solo periodo storico ( anche con tutti i difetti) dal dopoguerra alla fine degli anni ’60. Con una classe politica lungimirante , con il senso minimo dell’etica e con lo sguardo rivolto al Paese. I dati sono inconfutabili. La Corea de Sud illustrata dalla professoressa è simile a quella Italia. Dagli anni ’70 in poi il disastro, in primis con l’avvento delle Regioni che culturalmente ha creato una mentalità becera, localistica, provinciale e di vedute modeste in pratica i professori sostituiti dai bidelli. Oggi il Paese è in balia di consorterie che sono metastasi diffuse per tutta la Nazione
serena
D’accordo, salvo sulla frase finale: «Alla fine, come in un vecchio ricordo calcistico, la Corea riesce a battere l’Italia»: al mondiale di calcio del 1966 era stata l’altra Corea, quella del Nord, a battere l’Italia 😉
donatella porrini
era un ricordo non così vecchio: mi riferivo alla partita dei mondiali del 2002…