Siamo arrivati alla quinta revisione del Pnrr e già se ne preannuncia un’altra per l’autunno. Riguarderà misure cruciali, come “Transizione 5.0” e gli interventi nei settori del turismo, lavoro e inclusione sociale. Sarà dunque una rimodulazione decisiva.
Cosa prevede la quinta revisione
La revisione tecnica del Pnrr che il governo ha presentato il 19 maggio (la quinta, tra grandi e piccole) e che sarà formalizzata a breve alle istituzioni europee, interviene su 107 Milestone e Target (rilevanti per 96 investimenti e 11 riforme), pari al 30 per cento di quelli ancora da realizzare. L’obiettivo è duplice: da un lato, rendere raggiungibili gli impegni entro la scadenza del 2026; dall’altro, potenziare l’efficacia del Piano, concentrando le risorse dove possono produrre i benefici più immediati.
Innanzitutto, si è proceduto a ricollocare finanziamenti tra diverse misure del Piano (tabella 1). Si tratta in realtà di aggiustamenti relativamente minori: tre misure definanziate e cinque rifinanziate. All’interno della missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica” sono stati riallocati circa 1,2 miliardi; nella missione “Infrastrutture per una mobilità sostenibile” sono state finanziate misure per 279 milioni e definanziate altre per 358 (saldo -79 milioni) e si è aumentata la dotazione della missione RePower-Eu di 15 milioni. In totale, escono dal Pnrr circa 64 milioni che non hanno trovato riallocazione.
Alla revisione finanziaria, tutto sommato marginale, ha corrisposto un massiccio intervento su Milestone e Target. Per comprendere meglio la natura di queste variazioni abbiamo cercato di classificarle, a seconda di come incidano sulla “ambizione” del Piano, in positive, neutre e peggiorative (tabella 2).
Tra le variazioni positive ve ne sono cinque che sono collegate all’introduzione di nuovi Target o Milestone, di cui tre fanno capo alle infrastrutture per la mobilità sostenibile. Per altre cinque misure il target viene reso più esigente – quattro riguardano “digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”. Per sette misure si è anticipato il target, soprattutto nella missione “Salute e digitalizzazione”. Per sessantuno misure le correzioni sono di fatto di tipo formale e non implicano alcuno spostamento temporale o riquantificazione significativa di Milestone o Target. Infine, le modifiche “peggiorative” comprendono diciannove misure oggetto di semplificazione o ridimensionamento quantitativo di Milestone o Target, di cui dieci riguardano la missione “rivoluzione verde e transizione ecologica”. Per ulteriori dieci Milestone o Target sono posticipati i termini temporali di realizzazione. Anche in questo caso la missione più interessata è quella della “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, oltre a RePower-Eu.
Transizione ecologica: ecco cosa cambia
Al di là delle tipologie delle modifiche introdotte dalla revisione, è utile soffermarsi su alcuni interventi specifici per coglierne più chiaramente la portata.
Nella missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, una delle modifiche più rilevanti riguarda le infrastrutture di ricarica elettrica: i punti previsti passano da 21.355 a 12mila e il finanziamento da 741 a 144 milioni, a causa partecipazione deludente ai bandi. I 597 milioni risparmiati sono stati riassegnati a un nuovo programma di rottamazione auto: incentivi fino a 11mila euro per famiglie a basso Isee e microimprese nelle aree urbane per acquistare veicoli elettrici in sostituzione di quelli inquinanti. Il Piano prevede la sostituzione di 39mila auto e un risparmio annuo di 1,5 tonnellate di CO₂ per veicolo. Curioso però che il governo abbia appena cancellato gli incentivi per le auto elettriche con l’argomento che aiuterebbe i cinesi.
Sempre nella stessa missione si prevede più biometano, meno idrogeno. Nel settore energia, la misura sull’idrogeno verde per i settori “hard-to-abate” è ridimensionata da 1 miliardo a 360 milioni per fallimento del mercato. I fondi (640 milioni) vengono spostati sul biometano, con l’obiettivo di raggiungere una produzione annua di 2,3 miliardi di metri cubi entro giugno 2026. Inoltre, l’accesso ai fondi per le comunità energetiche viene esteso a tutti i comuni sotto i 50mila abitanti (prima il limite era sotto 5mila), per migliorare le possibilità di spesa. Adesso bisogna sperare che qualche comune medio abbia progetti pronti. Infine, l’investimento “Net Zero” è stato accorpato con quello sulle batterie, con una dotazione complessiva di 3,5 miliardi. Viene ridotto il numero di Target e Milestone, ma garantito l’impegno del 100 per cento delle risorse attraverso Invitalia.
Ferrovie, istruzione e digitalizzazione
Nella missione “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”, per quanto riguarda il comparto ferroviario, si legittima il principio del “pagamento a stati di avanzamento”: saranno finanziabili anche porzioni funzionali di opere non completamente concluse, come nel caso di Napoli-Bari o Palermo-Catania. Il metodo permette di spostare risorse su lotti cantierabili in tempo utile per le scadenze del Pnrr, riducendo i chilometri previsti ma aumentando la probabilità di utilizzo effettivo dei fondi. Le risorse per l’alta velocità nel Sud salgono da 3,8 a 4,1 miliardi. Ma alla fine la Palermo-Catania, che molti ritengono una precondizione al Ponte sullo Stretto, si farà?
Per la missione “Istruzione e ricerca”, la misura sugli alloggi universitari (60mila posti con 1,2 miliardi) è pronta alla riconferma, con il modello del cofinanziamento pubblico-privato e un contributo di 20mila euro per posto letto. Tuttavia, se entro giugno 2026 non saranno firmate le convenzioni con soggetti attuatori, si rischia di perdere la finestra temporale. L’obiettivo non è più il completamento delle opere entro il 2026, ma la stipula di contratti vincolanti per l’intera copertura finanziaria.
Riguardo alla missione “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”, la Piattaforma Digitale Nazionale Dati vede un aumento dei target: da 400 a 3mila Api (application programming interface) per la Milestone M1C1-18 e da mille a 7mila per M1C1-27. Il rapporto Assonime-Openpolis muove la critica che il numero di Api non implica necessariamente che la pubblica amministrazione sia più interconnessa. Anche i target Spid-Cie sono stati riformulati: per la diffusione tra i cittadini (ora inclusi italiani all’estero e stranieri residenti con Cie) e per le Pa (concentrandosi su Spid). Il target è stato anticipato da marzo 2026 a giugno 2025.
Queste modifiche – che riguardano soprattutto il pagamento della settima rata dei finanziamenti europei, quella scaduta nel dicembre scorso – non saranno tuttavia le ultime, anche se manca poco più di un anno al termine finale di chiusura del Piano. Il piatto più ricco, quello in cui si rimoduleranno misure come “Transizione 5.0” e gli interventi nei settori del turismo, lavoro e inclusione sociale, è rinviato a un’ennesima riorganizzazione già annunciata per dopo l’estate. La vera sfida è non sprecare la prossima finestra: la revisione d’autunno sarà decisiva.
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