Da qui al 2050 crescerà di molto il numero dei pannelli fotovoltaici giunti a fine vita. Ed è probabile che i contributi accantonati col sistema attuale non siano sufficienti a ripagare i costi di smaltimento. Serve un nuovo modello di finanziamento.
Entro il 2050 milioni di pannelli da smaltire
Negli ultimi anni in Italia si è registrata una forte accelerazione nelle installazioni di pannelli fotovoltaici e, parallelamente, è cresciuto il volume di moduli che giungono a fine vita e che devono essere gestiti come rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee): una tendenza che è destinata ad accentuarsi nei prossimi anni, quando il ciclo di vita dei pannelli incentivati dal Conto Energia giungerà a termine, e nei prossimi decenni, per fare fronte alla progressiva dismissione dei pannelli non incentivati.
Secondo lo Scenario Ref, infatti, nel periodo 2025-2050 vi sarà un ammontare di pannelli non incentivati a fine vita, pari a 140 milioni:si passerà dai circa 427mila pannelli dismessi nel 2025 a oltre 12 milioni nel 2050, con un conseguente aumento anche in termini di massa: da 9mila a 264mila tonnellate annue di Raee fotovoltaici da raccogliere e gestire correttamente per anno.
Parallelamente, ci si attende un progressivo aumento del rapporto tra il numero di pannelli fotovoltaici non incentivati giunti a fine vita e quelli immessi al consumo nello stesso anno: nel periodo 2016-2024, il rapporto si mantiene su valori molto contenuti, con un pannello dismesso ogni ventisette installati. Nel periodo 2025-2050 il rapporto medio aumenta da 1/27 a 1/3. Nell’ultimo anno di analisi, per ogni pannello a fine vita da sostituire vi saranno 1,7 nuovi pannelli installati.
In altre parole, il rapporto tra il fine vita e il nuovo installato passa dal 3 per cento del 2024 al 60 per cento del 2050. Si tratta di un cambiamento strutturale che riflette non solo l’invecchiamento progressivo del parco installato, ma anche l’impatto crescente delle attività di revamping e repowering, che accelerano il turnover tecnologico.
Figura 1

Il costo di logistica e trattamento
La crescita dei volumi di Raee fotovoltaici da gestire si traduce inevitabilmente in un incremento dei costi da sostenere per logistica e trattamento dei pannelli fotovoltaici a fine vita. Considerando un costo unitario di gestione costante pari a 250 €/ton (circa 5,5€/pannello a prezzi 2025), si stima che tra il 2025 e il 2050 sarà necessario sostenere complessivamente circa 762 milioni di euro (a prezzi 2025) per la gestione dei pannelli dismessi. Nel 2025 il costo annuale totale stimato è di 2 milioni di euro, che salirà a 19 milioni nel 2035 e a 66 milioni nel 2050. Si tratta quindi di un incremento considerevole, che di fronte a una incapienza dei contributi accantonati, finirebbe per ricadere sui conti pubblici.
L’onere di sostenere tali costi è in capo ai produttori, dal momento che i rifiuti da pannelli fotovoltaici sono coperti da uno schema di responsabilità estesa del produttore (Extended Producer Responsibility – Epr). Il modello attuale stabilisce infatti che a ogni pannello si associa un contributo, definito dal consorzio a cui appartiene il produttore, destinato a coprire i costi di gestione del fine vita dei pannelli quando diventano rifiuti. Inoltre, i sistemi individuali e collettivi depositano il contributo ambientale in un trust, segregando le risorse da impiegare per la gestione del pannello fino a quando non andrà gestito come rifiuto. Secondo quanto stabilito dal disciplinare tecnico del Gse, l’importo del contributo ambientale è indicato in almeno 1 euro per pannello: un valore che è diventato un riferimento di mercato nella determinazione del contributo ambientale per i pannelli non incentivati.
Il sistema attuale per i pannelli non incentivati dai Conti Energia ha condotto a un equilibrio di mercato nel quale l’ammontare dei contributi ambientali e delle garanzie richieste sembra essere guidato verso il basso, confidando in una riduzione dei costi futuri o comunque nella possibilità di una valorizzazione delle materie prime contenute nei pannelli a fine vita. La competizione al ribasso sugli obiettivi ambientali generata dalla concorrenza tra i sistemi collettivi sul contributo ambientale ha premiato dunque comportamenti opportunistici, che si traducono nel rischio di incapienza delle somme segregate, almeno rispetto ai costi correnti di logistica e trattamento.
Una svolta sostenibile
L’analisi mostra come il passaggio a un modello generazionale, già in uso per gli altri Raee, possa rappresentare una svolta efficace e sostenibile. Il principio cardine è che i costi relativi alla raccolta e alla gestione dei Raee siano sostenuti dai produttori attivi sul mercato nell’anno in cui si generano, in base alla quota di mercato detenuta, determinata sul criterio del peso delle apparecchiature immesse sul mercato nazionale nell’anno solare precedente.Questo approccio garantirebbe una piena copertura dei costi di gestione attraverso un contributo ambientale equo, proporzionato ai reali costi unitari di trattamento dei pannelli e contribuirebbe a incentivare la raccolta.
L’adozione di un modello generazionale avrebbe nell’immediato anche il vantaggio di una riduzione del contributo ambientale a carico dei produttori: si tratta, dunque, di un incentivo indiretto alla realizzazione di cicli di installazione di nuova capacità. Il contributo ambientale per modulo installato rimane infatti sostenibile anche nell’orizzonte di lungo termine, stante un equilibrio tra nuovi pannelli immessi sul mercato e pannelli giunti a fine vita sempre superiore a 1:1, ergo consentendo di spalmare i costi di logistica e trattamento per ciascun pannello installato su un numero superiore di nuovo immesso.
Figura 2

I benefici collettivi attesi dalla transizione a un modello generazionale sarebbero molteplici: da una riduzione degli smaltimenti illeciti alla minimizzazione del rischio che i costi futuri non coperti dal sistema delle garanzie ricadano sul bilancio pubblico, e dunque sui cittadini. Una maggiore intercettazione dei pannelli dismessi contribuirebbe anche al rafforzamento della filiera nazionale del riciclo e alla valorizzazione delle materie prime seconde, in linea con gli obiettivi comunitari sul riciclo delle materie prime critiche.
Il sistema impiantistico nazionale si sta già preparando ad accogliere volumi crescenti di pannelli da trattare, grazie agli investimenti del Pnrr. È ora necessario che anche il modello di finanziamento venga adeguato, per garantire la sostenibilità ambientale ed economica nel lungo periodo. La legge di delegazione europea per il recepimento della direttiva (Ue) 2024/884, approvata a giugno, offre una opportunità per intervenire in modo strutturato sul finanziamento del settore.
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Economista, laureato con lode in Economics all'Università Cattolica di Milano, con una tesi sul Federalismo Differenziato dal titolo "Differentiated ways of differentiated federalism: an international perspective". Nella medesima università, ha conseguito anche la laurea triennale in Economia delle Imprese e dei Mercati, con una tesi sulla Spending Review dal titolo "Spending review: an international perspective". I principali interessi e le maggiori attività di ricerca concernono l'Economia Pubblica, in particolare la Finanza Pubblica, il Federalismo Fiscale e i Servizi Pubblici Locali, la Public Governance, specialmente le competenze e il funzionamento delle diverse Istituzioni pubbliche e i sistemi federali, la Transizione Energetica, i Trasporti e la Mobilità Sostenibile e l'Economia Circolare.
Si è laureato in Economia Politica presso l'Università Bocconi. È responsabile degli studi e delle analisi su prezzi e tariffe ed esperto di regolamentazione dei servizi pubblici, con particolare riferimento al servizio idrico, all’ambiente e all'energia. In REF Ricerche dirige il Laboratorio sui servizi pubblici locali ed è responsabile degli studi su prezzi e tariffe. Si è occupato a lungo di consumi e di distribuzione commerciale. E’ autore di pubblicazioni, saggi e articoli sulle tematiche afferenti gli interessi di ricerca.
Giulia Gadani è ricercatrice presso REF e si occupa dei settori dei rifiuti, dell’acqua, del cambiamento climatico e dell’energia, con particolare attenzione ai legami tra questi ambiti. Ha conseguito il dottorato in Economics presso l’Université Côte d’Azur e la Scuola Superiore Sant’Anna e la laurea magistrale in Green Economy and Sustainability presso l’Università di Ferrara.
Giulia Gadani è stata teaching assistant a Sciences Po e visiting scholar presso il Potsdam Institute for Climate Impact Research (PIK) e il Basque Centre for Climate Change (BC3). Prima di iniziare il dottorato, ha lavorato nell’area corporate sales di Herambiente S.p.A., azienda specializzata nella gestione dei rifiuti.
Laureato in Economics presso l’USI (Università della Svizzera Italiana) di Lugano, ha collaborato come assistente di ricerca per il Centre for Energy Policy and Economics del Politecnico Federale di Zurigo (ETH) e come lecturer in Energy Economics per il Politecnico di Milano. In REF dal 2022, si occupa di transizione energetica, policy climatiche e modellazione econometrica.
Laureato in Economics presso l'Università degli Studi di Torino, ha svolto attività di ricerca presso il Center for Research on Pensions and Welfare Policies (CeRP) del Collegio Carlo Alberto. In REF Ricerche dal 2016, si occupa di analisi economica e di studi sulla regolazione dei Servizi Pubblici Locali, con particolare riferimento ai settori dell'energia, del servizio idrico e dell'ambiente. Svolge attività di analisi microeconomica dei consumi e del sistema distributivo.
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