Governare una Regione richiede grandi capacità e molto tempo, è quindi ragionevole attendersi una remunerazione relativamente generosa. Ma dai dati emerge una relazione negativa tra stipendi della politica locale, benessere economico e andamento del mercato del lavoro nel territorio. Tutte le Regioni hanno abolito i vitalizi, anche se a partire dalla prossima legislatura. Necessario imporre un tetto alle spese della politica regionale, e ammettere gli sforamenti solo se coperti da aumenti delle imposte nella Regione stessa.

Un anno fa, su questo sito avevamo analizzato la relazione tra le indennità dei politici regionali e le performance economiche del territorio governato. In particolare, avevamo sottolineato come gli emolumenti dei presidenti e dei consiglieri delle Regioni italiane non fossero legati ai risultati economici del territorio in termini di Pil pro capite, disoccupazione e occupazione. Al contrario, sembrava emergere una relazione negativa tra remunerazione dei politici locali, benessere e andamento del mercato del lavoro.
Cosa è cambiato rispetto all’anno scorso?

UN COMPENSO CHE CAMBIA DA REGIONE A REGIONE

Per quanto riguarda le indennità dei consiglieri regionali (indennità netta con esclusione dei rimborsi a pié di lista e dei rimborsi di cui alla lettera b dell’art. 52 del Tuir + massimo rimborsi di cui alla lettera b dell’art. 52 del Tuir) il quadro è ancora molto variegato: si va dai 5.666 euro per i consiglieri emiliano-romagnoli ai 12.666 euro dei consiglieri lombardi.
Dallo scorso settembre, dieci Regioni non hanno subito variazioni, mentre sette hanno ridotto i compensi. In particolare, Sardegna e Lazio hanno decurtato sia gli stipendi netti sia i rimborsi massimi di circa il 27 per cento. Al contrario ci sono stati aumenti leggeri nelle Marche, in Lombardia e in Abruzzo e un aumento di circa il 41 per cento in Piemonte dovuto all’aumento dei rimborsi forfettari massimi. (1)
Le indennità variano notevolmente anche per i presidenti delle giunte regionali: si va dai 7.451 euro della Toscana ai 14.767 euro della Lombardia. Dal settembre scorso, dieci Regioni hanno lasciato le indennità e i rimborsi invariati, mentre otto regioni hanno ridotto gli emolumenti in particolare in Sardegna (-27 per cento) e in Piemonte (-17 per cento). Riduzioni più limitate sono state fatte anche in Valle d’Aosta, Lazio, Campania, Provincia Autonoma di Trento, Toscana e Marche. All’estremo opposto due Regioni del Nord: il presidente della provincia autonoma di Bolzano ha visto la propria busta paga aumentare del 26 per cento grazie a un incremento dello stipendio netto di oltre il 50 per cento contestuale a una riduzione dei rimborsi massimi. Il governatore della Regione Lombardia dallo scorso settembre ha avuto un aumento in busta paga del 25 per cento dovuto a un incremento dello stipendio netto, ma soprattutto a un considerevole aumento del rimborso spese massimo (che è legato in parte al costo della benzina, ma perché solo per il presidente?). (2)
A distanza di un anno, quindi, l’analisi non cambia: tra le Regioni italiane non sussiste quella relazione positiva trabenessere economico dei cittadini (misurato attraverso il Pil pro capite) e lo stipendio dei parlamentari che è presente tra i diversi paesi europei. Al contrario, si trova una relazione negativa tra le indennità di presidenti e Pil pro capite 2009 (ultimi dati disponibili a livello regionale).

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Nota: Indennità: indennità netta con esclusione dei rimborsi a pié di lista e dei rimborsi di cui alla lettera b  dell’art. 52 del Tuir + massimo rimborsi di cui alla lettera b dell’art. 52 del Tuir. Pil pro capite 2009, fonte Eurostat.

Se si confronta il livello delle indennità regionali al tasso di disoccupazione, la relazione è ancora più forte: le Regioni con il tasso di disoccupazione più alto sono anche quelle con l’indennità maggiore. Risultati simili si possono trovare guardando al tasso di occupazione.

Nota: Indennità: indennità netta con esclusione dei rimborsi a pié di lista e dei rimborsi di cui alla lettera b dell’art. 52 del Tuir + massimo rimborsi di cui alla lettera b dell’art. 52 del Tuir. Tasso di disoccupazione 2011, fonte Istat.

Governare una Regione richiede grandi capacità e molto tempo, è quindi ragionevole attendersi una remunerazione relativamente generosa. Tuttavia, comparando le Regioni italiane tra loro, si conferma anche quest’anno che le indennità dei presidenti e dei consiglieri non sono legate ai risultati economici del territorio (in termini di Pil pro capite, disoccupazione e occupazione). Al contrario, sembra emergere piuttosto una relazione negativa tra stipendi della politica locale, benessere economico e andamento del mercato del lavoro.

ABOLITI I VITALIZI

Inoltre, la crisi che riduce i redditi delle famiglie italiane, sembra non toccare le indennità della politica regionale. L’unico caso di taglio radicale ai costi della politica riguarda i vitalizi che sono stati aboliti in tutte le Regioni (ma a partire dalla prossima legislatura, salvo in Molise dove l’abolizione vale già per i consiglieri attuali). Per quanto riguarda le indennità, una minoranza di Regioni le ha ridotte marginalmente. Solo la Sardegna ha tagliato radicalmente gli emolumenti sia dei consiglieri sia del presidente. Al contrario, alcune Regioni, pur parzialmente virtuose in termini di Pil e mercato del lavoro, come Piemonte e Lombardia, hanno aumentato le indennità rispettivamente per i consiglieri e il presidente.
lavoce.info ha proposto
 un decreto del Governo per mettere un tetto alle spese della politica regionale, consentendo ai Consigli di sforare solo utilizzando la propria autonomia impositiva, e quindi chiedendo i soldi direttamente ai propri cittadini attraverso maggiori tasse o minori servizi. Così facendo, forse, la relazione tra indennità e benessere del territorio sarà positiva e non negativa. E l’incentivo a lavorare per il bene della comunità non sarà solo morale, ma anche monetario.

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(1) 
Dati della Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome a settembre 2011 e settembre 2012. Variazione indennità netta mensile con esclusione dei rimborsi a pié di lista e dei rimborsi di cui alla lettera b dell’art. 52 del Tuir + massimo rimborsi di cui alla lettera b dell’art. 52 del Tuir. I dati riportati potrebbero non corrispondere ai valori dei cedolini reali, in quanto sono elaborati spersonalizzando il dato e prendendo a riferimento, per quanto riguarda il rimborso spese, il valore il massimo consentito.
(2) Dati della Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle Regioni e delle province autonome a settembre 2011 e settembre 2012. Variazione indennità netta mensile con esclusione dei rimborsi a pié di lista e dei rimborsi di cui alla lettera b dell’art. 52 del Tuir + massimo rimborsi di cui alla lettera b dell’art. 52 del Tuir.

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