Europa senza più alibi. Dopo l’ultimo taglio dei tassi deciso dalla BCE, nessuno potrà più chiamare in causa una politica monetaria troppo restrittiva per giustificare una performance economica deludente. I fondamentali dell’economia sono buoni, ma pesa l’apprezzamento dell’euro che accentua i rischi di deflazione. Ci vogliono ora politiche fiscali maggiormente ambiziose per imprimere una svolta. E interventi che affrontino alle radici le cause della stagnazione europea, permettendo di meglio sfruttare i vantaggi dell’allargamento a Est, dunque dell’ampliamento dei mercati. Integrandosi di più e ampliandosi l’Europa può tornare a crescere. Ma mentre la Polonia vota a larga maggioranza il sì all’ingresso nell’Unione Europea, la Commissione Europea sembra voler imporre condizioni molto restrittive per l’ingresso dei nuovi membri dell’Unione nell’area dell’euro. Riaffiorano antiche e ingiustificate paure sulla cosiddetta “eurizzazione” delle ex economie pianificate dell’Est europeo. In realtà gli attuali paesi di Eurolandia hanno tutto da guadagnare da una relativamente rapida adozione dell’euro da parte dei nuovi membri.
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