Ci risiamo. Con la definitiva approvazione da parte del Consiglio dei ministri della “bozza di Lorenzago” siamo alla terza proposta di riforma costituzionale del presente Governo, ciascuna in contrasto con quella precedente. Questo mentre l’attuazione della riforma che c’è, quella del Titolo V approvata nel 2001, viene lasciata alle sentenze della Corte costituzionale. I commenti su quest’ultima fatica dell’esecutivo si sono concentrati essenzialmente sul premierato. Ma la vera novità è rappresentata dall’introduzione del Senato federale. Che in realtà, per le regole di rappresentanza previste, federale non è. E che, se fosse attuato, creerebbe problemi enormi di coordinamento con l’altra Camera, con il rischio di minare alla base il funzionamento dell’intero sistema. Forse, più che di grandi riforme, avremmo bisogno di interventi di più basso profilo, ma in grado di migliorare la capacità decisionale dei Governi. I paesi più avanzati offrono una pletora di possibilità tra cui scegliere. Conviene rifletterci, nell’attesa della prossima proposta di riforma costituzionale.

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