La riforma previdenziale annunciata dal Presidente del Consiglio, nel suo intervento a reti unificate del 29 settembre scorso perde pezzi e procede di rinvio in rinvio. Anche perché l’accordo nella maggioranza sembra legato alla realizzazione di condizioni tra di loro incompatibili: con le nuove quote di età e anzianità contributiva (chieste da AN e UDC in Senato) e intervenendo dopo il 2008 (come imposto dalla Lega), non è possibile raggiungere lo 0,7 per cento di risparmi sul PIL su cui sui è impegnato il Ministro dell’Economia, Tremonti, al G7. 
Bene che si pensi di stralciare dal provvedimento la decontribuzione per i nuovi assunti a parità di trattamenti.  Darebbe un colpo al cuore al principio contributivo, secondo cui si riceve in base a quanto si versa.  E’ il principio responsabilizzante introdotto dalle riforme degli anni ’90.  L’ostinazione con cui il vertice Confindustria richiede la decontribuzione si spiega solo con la miopia di cui ha dato prova la sua attuale leadership.

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