Molte delle tesi sulla presunta pigrizia degli europei e degli italiani si basano su dati che vengono mal interpretati. Utilizzando le informazioni fornite dalle inchieste sulle forze lavoro di Eurostat, si vede che per il numero di ore di lavoro dei lavoratori dipendenti italiani è il linea con la media europea. Anche nei giorni di lavoro complessivamente persi per motivi di salute, maternità e permessi, non c’è grande differenza fra il nostro paese e il resto d’Europa.  Mentre il divario con gli Stati Uniti si spiega soprattutto col nostro basso tasso di occupazione: abbiamo più persone in età lavorativa che non lavorano del tutto.

Alla luce dei recenti accordi aziendali che prevedono un incremento delle ore di lavoro in grandi imprese operanti in Francia e Germania, si è tornato a discutere del divario di ore lavorate fra Europa e Stati Uniti e delle asimmetrie in quanto a grado di utilizzo del fattore lavoro che sono presenti all’interno della stessa Unione Europea. Molte analisi, tuttavia, sono basate su una lettura troppo frettolosa dei dati. È quanto mai opportuno allora provare ad analizzare il contesto del mercato del lavoro italiano partendo da numeri che permettano davvero un confronto con la situazione di altri Stati europei e con gli Stati Uniti. In questo compito, un aiuto rilevante è quello che viene offerto dai dati delle inchieste sulle forze lavoro europee, regolarmente condotte dall’Eurostat e nelle quali un’intera sezione viene dedicata all’analisi degli orari di lavoro.
Sulla base di queste informazioni è possibile calcolare gli orari medi di lavoro, sia annuali che settimanali, di diversi lavoratori europei.

Quanto lavorano i dipendenti

La prima osservazione non può non riguardare il numero di ore effettivamente lavorate dai lavoratori italiani, rispetto ai colleghi di altri paesi.

La tabella 1 ci aiuta a sintetizzare il quadro di insieme del carico di lavoro annuale degli occupati dipendenti, fornendo un confronto tra Europa e Stati Uniti sulla base dei dati dell’Ocse sul numero di ore di lavoro annue per occupato. Le note dolenti, per il vecchio Continente non mancano. Come già evidenziato su questo sito da Pietro Garibaldi , la differenza fra i dati americani e quelli italiani è degna di nota; ma ancor più evidente è il gap fra gli Stati Uniti, da una parte, e Francia e Germania, dall’altra. Se infatti il dato d’oltreoceano si attesta poco oltre le 1700 ore di lavoro annuo, e quello italiano intorno alle 1600, nelle due “locomotive d’Europa” si riscontra una media vicina alle 1450 ore. E proprio con riguardo a Francia e Germania le differenze appaiono aumentare nel corso degli ultimi anni. Nel 1995 il numero di ore di lavoro italiane erano pari al 94% di quello statunitense e nel 2001 tale percentuale era pressoché invariata, a differenza di quanto osservato in Francia e Germania, dove le percentuali tra il 1995 e il 2001 sono calate rispettivamente del 6 e del 4%. Con riferimento, dunque, a dati che rapportino il numero di ore di lavoro al numero di occupati, la performance italiana appare complessivamente più vicina a quella degli Stati Uniti che alle nazioni dell’Europa Continentale.

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Tabella 1

Numero di ore di lavoro annuo per lavoratore occupato

1995

2001

Italia

1636

1619

Germania

1520

1444

Francia

1567

1459

Spagna

1815

1807

Regno Unito

1739

1707

Stati Uniti

1737

1724

È poi possibile un’analisi dei dati su base settimanale. Prendendo in considerazione i maggiori paesi europei, il numero di ore di lavoro in Italia risulta essere esattamente il linea con la media europea oltre che decisamente superiore a quello di Francia e Germania. Ciò vale sia per le ore di lavoro settimanali che per il numero di settimane lavorative in un anno. A proposito di questo ultimo dato è possibile aggiungere che in base a statistiche elaborate dall’Ilo (International Labour Organization), il numero di settimane lavorate da un cittadino americano nel 2002 è risultato essere pari a 40,5, dunque in linea con i dati europei. Tuttavia, puntare a una comparazione precisa fra le due banche dati sarebbe poco corretto: i dati europei si riferiscono ai soli occupati dipendenti, mentre quelli dell’Ilo si riferiscono all’insieme dei lavoratori statunitensi.

Tabella 2

Ore di lavoro settimanali

Settimane di lavoro in un anno

Settimane di vacanza

Settimane interamente non lavorative non per ferie

Settimane parzialmente non lavorative non per ferie

Italia

37.4

41

7.9

1.8

0.3

Francia

36.2

40.5

7

2.2

0.5

Germania

35.2

40.6

7.8

1.9

0.3

Regno Unito

38.2

40.5

6.5

1.8

1.6

Spagna

38.8

42.2

7

1.3

0.4

Vacanze e permessi

Dunque, da dove deriva la (peraltro diffusa) convinzione che i ritmi lavorativi italiani siano più blandi rispetto agli a quelli degli altri paesi industrializzati? Le ultime colonne della tabella 2 possono indirizzarci verso una prima risposta: le vacanze dei lavoratori italiani risultano più lunghe rispetto a quelle degli occupati europei. In media un dipendente italiano dispone di 7,9 settimane di vacanza all’anno, contro le 7 di francesi e spagnoli e le 6,5 dei britannici. E tuttavia, volendo calcolare il numero complessivo di giorni non lavorati è necessario tener conto dei giorni persi non solo per ferie, ma anche per motivi quali assenze per malattia, maternità, permessi. L’Italia è fra i paesi in cui questi permessi vengono meno utilizzati (anche perchè ci sono meno donne che lavorano).  quindi, quando si guarda  al numero complessivo di settimane non lavorate, non si notano forti differenze fra l’Italia (10 settimane all’anno) la Germania (anch’essa 10). la Francia  (9,7) e la Gran Bretagna (9,9).

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