Spesso i numeri Inps sulla cassa integrazione vengono utilizzati come indicatori diretti dell’andamento della produzione, soprattutto a livello locale. Accade perché sono gli unici disponibili tempestivamente. Ma non è corretto. Quei dati fotografano non tanto la dinamica dell’economia reale, bensì le aspettative pregresse delle imprese. E il timore che le risorse non siano sufficienti per tutti, può stimolare una sorta di corsa delle aziende verso l’accumulazione preventiva di diritti a usufruirne, con un boom delle richieste di autorizzazione.

Da un po’ di tempo a questa parte i quotidiani locali pubblicano con grande risalto le statistiche sulle ore di cassa integrazione autorizzate nei rispettivi territori.
Leggendo gli articoli e i commenti si ha la netta impressione che quei dati siano assunti acriticamente come indicatori diretti di andamento della produzione. Ciò è del resto comprensibile, tenuto conto della scarsità di informazioni ufficiali su cui fondare un’analisi della congiuntura economica locale.
Ci sono tuttavia alcuni aspetti che, se non opportunamente considerati, rischiano di indurre in errori di valutazione.

I TEMPI DELL’INPS

I dati diffusi tempestivamente dall’Inps con un dettaglio territoriale spinto fino alle circoscrizioni provinciali riguardano esclusivamente le ore di cassa integrazione autorizzate dall’Istituto. Il monte ore relativo a un mese (ad esempio, luglio 2012) dipende dalle richieste avanzate dalle imprese nei mesi precedenti (giugno, maggio eccetera) e dal tempo medio impiegato dall’Inps per definire le pratiche; su quest’ultimo punto non vi sono dati ufficiali e un’eventuale stima è complicata dal fatto che le tempistiche possono variare a seconda del tipo di cassa integrazione richiesta (ordinaria, straordinaria, in deroga) e di fattori contingenti (il livello di sovraccarico degli uffici e altro).
Esiste dunque uno scarto temporale fra il momento in cui l’impresa chiede di poter usufruire della cassa integrazione e quello in cui l’istanza è autorizzata dall’Inps; peraltro, è plausibile immaginare che le imprese ne tengano conto, anticipando di conseguenza le proprie richieste.
I dati sulla cassa integrazione fotografano, dunque, non l’andamento dell’economia reale, bensì le aspettative pregresse sull’andamento a breve dell’economia reale. Negli ultimi anni i due aspetti sono andati spesso a braccetto, con la realtà che ha sovente confermato le attese; vi sono state tuttavia anche repentine inversioni di tendenza: miglioramenti o peggioramenti del quadro economico non previsti dalla maggior parte degli operatori (imprese incluse).
Il tendenziale disallineamento fra richieste di cassa integrazione e andamento della produzione costituisce un primo aspetto del problema, di cui spesso non si tiene adeguatamente conto in sede di presentazione e di commento dei dati disponibili.

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LA CRISI E IL BOOM DELLE RICHIESTE

La questione è tuttavia più complessa. Quando è in atto una crisi sistemica le interdipendenze fra gli attori aumentano, e le decisioni delle singole imprese tendono a essere influenzate da quelle delle altre.
Un effetto della natura sistemica della crisi consiste nel far emergere drammaticamente la potenziale scarsità delle risorse destinate a interventi a sostegno dei lavoratori e delle imprese: se il bisogno cresce, vi è la concreta possibilità che quanto stanziato non sia sufficiente a soddisfare tutte le richieste. Ciò può stimolare una sorta di corsa verso l’accumulazione preventiva di diritti a usufruire (in un futuro prossimo) della cassa integrazione, che tende a manifestarsi sotto forma di “boom” delle richieste di autorizzazione.
Un indizio consistente è dato dall’andamento del tasso di utilizzo delle ore di cassa integrazione autorizzate – il cosiddetto “tiraggio” – che è diminuito costantemente su base nazionale dal 2008 a oggi (tabella 1). (1)

L’impressione è che, con il perdurare dell’incertezza, le imprese siano diventate sempre più inclini ad accumulare autorizzazioni all’utilizzo della cassa integrazione alle prime avvisaglie di peggioramento della congiuntura; e, per converso, sempre più restie a decumulare rapidamente tale “asset” di fronte a segnali di miglioramento del trend economico.
Per chiarire questo aspetto utilizziamo la serie storica delle ore di cassa integrazione autorizzate relativa alla provincia di Lucca (grafico 1). (2)

L’aspetto su cui vogliano richiamare l’attenzione è rappresentato dal picco di ore autorizzate che si è verificato nel terzo trimestre del 2010. Per descrivere l’andamento dell’economia reale utilizziamo invece la serie delle variazioni tendenziali della produzione manifatturiera provinciale (grafico 2). (3)

 

Confrontando i due andamenti si può notare che il culmine della cassa integrazione risulta posticipato di oltre un anno rispetto al periodo in cui l’economia locale ha toccato il proprio punto più basso e, piuttosto, allineato a una fase di moderata ripresa della produzione.
L’esempio suggerisce che non è corretto inferire l’andamento attuale dell’economia basandosi esclusivamente sui dati relativi alle ore di cassa integrazione autorizzate dall’Inps. L’osservazione vale soprattutto per il livello locale, dove la tentazione di procedere in tal senso è piuttosto forte proprio perché le informazioni sulla cassa integrazione costituiscono uno dei pochissimi dati economici disponibili in tempo reale.
A un livello più generale, tuttavia, la questione dovrebbe stimolare una riflessione sull’adeguatezza degli strumenti concettuali correntemente utilizzati per descrivere e analizzare il fenomeno del ricorso agli ammortizzatori sociali.
Nella letteratura più recente, l’istituto della cassa integrazione è trattato prevalentemente in termini di misura di sostegno al reddito dei lavoratori e manca quasi del tutto una modellizzazione di livello micro delcomportamento tenuto dall’impresa rispetto a tale istituto. Lo sviluppo di filone di riflessione di questo tipo sarebbe sicuramente utile, anche per valutare eventuali inefficienze degli attuali meccanismi di allocazione delle risorse.

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(1) Fonte: Inps, Rapporto annuale 2010 (http://www.inps.it).
(2) Fonte: Inps, Osservatori statistici, Cassa Integrazione Guadagni – ore autorizzate (http://www.inps.it/webidentity/banchedatistatistiche/menu/cig/main1.html).
(3) I dati relativi alle variazioni tendenziali della produzione manifatturiera sono stimati dalla Camera di commercio di Lucca a partire da un campione di imprese provinciali.

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