Le norme degli ultimi anni per limitare la crescita della spesa degli enti locali hanno finito per incentivare l’abuso del territorio e il ricorso all’indebitamento. La Finanziaria 2007 permette invece ai comuni di elevare l’addizionale Irpef. Una misura che ha suscitato molte polemiche. Ma รจ una strada obbligata. Basta guardare alle previsioni di bilancio dei capoluoghi di provincia. Perchรฉ chi non aumenta le tasse oggi, dissesta le sue finanze e l’ambiente. E domani sarร comunque costretto ad aumentare la pressione fiscale.
Lยaumento dellยaddizionale Irpef per i comuni รจ una via obbligata. E sicuramente รจ piรน idonea per il finanziamento delle spese correnti di quanto non lo siano quegli oneri di urbanizzazione ai quali si รจ fatto ricorso in questi anni di blocco della leva fiscale. Con il duplice effetto di incentivare un abuso del territorio e di rendere possibile il finanziamento della spesa corrente attraverso lยindebitamento. Le novitร della Finanziaria Dopo il lungo dibattito sulla Legge finanziaria, lยattenzione si รจ spostata sulle manovre degli enti locali. In particolare, i comuni appaiono lยultimo anello della catena di presidio istituzionale, e come tali, sopportano ora una notevole conflittualitร attorno allยapprovazione dei propri bilanci. Schematicamente, la Legge finanziaria ha introdotto queste novitร : ยท Lo sblocco delle addizionali allยIrpef a discrezione dei comuni Blocco delle addizionali, esternalizzazioni e privatizzazioni Dalla Finanziaria per il 2002 si sono susseguite norme tese a limitare la crescita della spesa in termini nominali degli enti locali. Il risultato รจ stato la creazione sistematica di gestioni separate di contabilitร , grazie a esternalizzazioni e privatizzazioni, ottenute ad esempio facendo riscuotere la tariffa dei rifiuti al gestore e ponendo conseguentemente anche la spesa per il relativo servizio fuori dal bilancio comunale. Inoltre, dalla fine degli anni Novanta altre norme hanno tentato di frenare le assunzioni dirette da parte degli enti: lยeffetto collaterale รจ stato un aumento del precariato in seno alla pubblica amministrazione o, di nuovo, una tendenza alle esternalizzazioni. Dopo alcuni anni si sono ovviamente esaurite le tecniche per eludere tali limiti, come lยelasticitร della gestione dei bilanci dei comuni sempre piรน ridotta per ciรฒ che riguarda la gestione ordinaria. Il finanziamento della spesa corrente con gli oneri di urbanizzazione Negli ultimi cinque anni, un importante margine di elasticitร dei bilanci comunali riguarda lยutilizzo degli oneri di urbanizzazione. Sono definibili come il corrispettivo pagato dal cittadino per il rilascio da parte del comune dellยautorizzazione a costruire. La contropartita a carico dellยente รจ ovviamente la realizzazione di urbanizzazioni primarie e secondarie. Queste ultime sono di fatto investimenti, pertanto finanziabili anche con entrate da alienazioni patrimoniali o debito. Presto svelato il gioco: dal 2000 รจ permesso ai comuni di destinare il 50 per cento degli oneri di urbanizzazione a finanziare la parte corrente, per poi realizzare le urbanizzazioni, al cui finanziamento sarebbero istituzionalmente destinati, con alienazioni patrimoniali o con ricorso al debito. In altri termini, questo giro contabile rende possibile pagare gli stipendi del personale con debito o con vendite in misura tanto maggiore quanto piรน il piano regolatore consente di costruire. Gli ambientalisti farebbero bene a preoccuparsi del fatto che lยuso del territorio sia diventato lยunico margine di elasticitร dei bilanci locali, a maggior ragione se si pensa che le costruzioni generano gettito Ici per le finanze comunali dallยanno successivo alla loro realizzazione. Ma la cosa piรน preoccupante รจ che, paragonando i comuni a famiglie, si puรฒ dire che essi si sono venduti i mobili per mangiare. Il quadro attuale: piรน imposte, piรน oneri o entrambi Il superamento del quadro normativo che ha determinato questi effetti, non poteva che implicare un massiccio ricorso alla fiscalitร comunale. La cosa ha fatto inviperire le forze sociali, che solo dopo Natale hanno capito che al ridisegno dellยimposta sul reddito delle persone fisiche andavano aggiunte varie addizionali, in alcuni casi fino ad annullare i vantaggi della manovra nazionale. E ha suscitato molte critiche, dato lo scarso effetto redistributivo delle addizionali stesse. I dati rendono evidente come la dinamica sia generalizzabile, in cittร governate da coalizioni diverse e nonostante le diverse peculiaritร territoriali e con lยunica eccezione di Brescia: le addizionali o gli oneri, o addirittura entrambi aumentano. LยIci รจ unยimposta proporzionale rispetto al patrimonio, ma progressiva rispetto al reddito, almeno nel Centro-Nord. Tuttavia, il livello dellยaliquota ordinaria, che genera la maggior parte del gettito, รจ ormai quasi ovunque al suo limite massimo, superabile solo con la tassa di scopo. Ne consegue che restano solo le addizionali allยIrpef. Chi non le usa, nasconde solo i panni sporchi sotto lยarmadio.
ยท La possibilitร di elevare la quota di oneri di urbanizzazione a finanziamento della parte corrente dal 50 al 75 per cento
ยท La rimozione del divieto di assunzioni
ยท Un nuovo Patto di stabilitร che apparentemente rispetta lยautonomia degli enti locali poichรฉ si basa sul saldo fra entrate e uscite (non tutte). Le conseguenze di tale novitร sono il generalizzato ricorso alla leva fiscale e il pressochรฉ divieto di indebitamento
ยท Alcune lievi ridotazioni di fondi finalizzati alla costruzione di asili, per la non autosufficienza, lยimmigrazione, la famiglia e il fondo unico per lo spettacolo.
ร importante ricordare che gli enti locali sviluppano quasi il 75 per cento degli investimenti del paese, e li finanziano, prevalentemente, attraverso alienazioni patrimoniali, oneri di urbanizzazione e ricorso allยindebitamento. Le privatizzazioni a livello decentrato sono state dunque utilizzate sia per finanziare gli investimenti che per eludere il Patto di stabilitร interno. Ma anche il ricorso allยindebitamento รจ cresciuto notevolmente negli ultimi anni, e il debito accumulato comporta costi a carico della fiscalitร locale.
ร una condizione generalizzabile a tutti i comuni italiani, escludendo i grandissimi e i piccolissimi, e deve essere ben chiaro che quelli che raccolgono le pressioni di sindacati e categorie per non aumentare il prelievo fiscale, non possono che utilizzare lยaltro margine di elasticitร disponibile: lยabuso degli oneri di urbanizzazione. Tuttavia, anche se non si ha a cuore la preservazione dellยambiente, occorre rendersi conto che inevitabilmente la dipendenza da entrate una tantum a finanziamento di spese rigide e storiche, non potrร che portare, prima o poi, a un aumento della pressione fiscale o a maggiori trasferimenti dal centro. Poichรฉ la seconda possibilitร non pare attuale, chi non aumenta le tasse oggi, usa il territorio, dissesta il bilancio e, semplicemente, rimanda il problema.
A sostegno della tesi illustrata consideriamo di seguito un campione di capoluoghi di provincia che non siano anche capoluoghi di Regione. Tutti i dati sono riferiti ai preventivi 2007. In giallo รจ rappresentata la percentuale degli oneri di urbanizzazione che viene destinata al finanziamento della spesa corrente, in verde lยaumento di tale percentuale previsto per il 2007. I valori si leggono da destra a sinistra: se la barra verde รจ a destra dello zero ciรฒ indica una diminuzione della percentuale di oneri di urbanizzazione destinata al finanziamento della spesa corrente. In blu viene indicato il livello dellยaliquota ordinaria dellยIci, in rosso lยaumento dellยaliquota dellยaddizionale Irpef. Consideriamo ad esempio il caso di Modena: la quota di oneri di urbanizzazione destinata al finanziamento diminuisce del 15 per cento e si assesta sul 35 per cento, lยaliquota ordinaria dellยIci รจ al 7 per mille, lยaddizionale allยIrpef aumenta dello 0,3 per cento. Non tutte le misure descritte nel grafico sono state ancora definitivamente approvate.
Ho letto con attenzione l’articolo di Francesco R. Frieri dedicato ai bilanci comunali e in particolare al tema delle addizionali. Dove vanno gli oneri di urbanizzazione In questi anni salvaguardare il livello di welfare locale non รจ stato facile. L’amministrazione comunale di Castel Maggiore ha voluto mantenere i servizi, ha voluto continuare a fare una politica di redistribuzione del reddito, ha cercato di assorbire in qualche modo i tagli provocati dal governo di centrodestra. Cosรฌ a Castel Maggiore abbiamo destinato una quota consistente degli oneri di urbanizzazione per coprire la spesa corrente, decidendo in questo modo di limitare la realizzazione di nuove opere pubbliche. Penalizzati dalla Finanziaria Dalla somma dei provvedimenti contenuti dalla Legge finanziaria il bilancio del comune di Castel Maggiore esce fortemente penalizzato: non possiamo contrarre mutui, dobbiamo ridurre drasticamente gli investimenti e siamo costretti ad “accumulare” un avanzo di quasi un milione di euro; quest’ultimo รจ davvero un elemento bizzarro: questa amministrazione deve rinunciare a un milione di investimenti e servizi unicamente per permettere al governo di dimostrare statisticamente che diminuisce complessivamente il deficit pubblico.
Nella definizione del bilancio di previsione 2007 abbiamo voluto tornare a investire sullo sviluppo del territorio e sulla manutenzione. Per fare questo abbiamo deciso di destinare di nuovo una parte degli oneri di urbanizzazione alle spese di investimento. Da amministratori attenti alle questioni del territorio non vogliamo che le entrate correnti di un comune continuino a gravare principalmente sugli oneri e sull’Ici, occorre spezzare questo circolo vizioso che vede nel “consumo” del territorio il principale mezzo di finanziamento dei servizi.
Per questo abbiamo deciso di spostare gli oneri sulle spese di investimento e di dare un segnale, abbassando l’aliquota dell’Ici.
Questo alla fine ci ha penalizzato. La cosa piรน difficile da capire, e anche da spiegare ai cittadini, รจ che proprio i sacrifici fatti negli anni passati, che si sono tradotti in minori risorse da investire nelle manutenzioni e nella realizzazione di opere pubbliche, finiscono per essere un ulteriore elemento di freno allo sviluppo del nostro territorio.
E ora, per rientrare nei vincoli del Patto di stabilitร , siamo costretti di nuovo a diminuire gli investimenti. Per non violare i criteri del Patto, la spesa per investimenti nel 2008 e nel 2009 dovrร essere rispettivamente di 1.600.000 e 1.500.000 euro: cifre ridicole per una cittร di quasi 17mila abitanti, in costante espansione, con la dotazione di servizi che abbiamo. Colpire cosรฌ duramente gli investimenti รจ un danno non solo per i cittadini, ma piรน complessivamente per tutto il sistema economico. Il paese ha bisogno di investimenti pubblici e i comuni sono in grado di realizzarli in maniera positiva. Questa manovra ci permette di rientrare nel Patto di stabilitร , per dare, come abbiamo fatto in questi anni, il nostro contributo al contenimento del bilancio dello Stato.
Contemporaneamente per continuare a gestire tutti i nostri servizi serve uno sforzo collettivo. Negli anni scorsi, proprio perchรฉ sentivamo quanta difficoltร avevano le famiglie, abbiamo rinunciato, fino a quando รจ stato possibile, a chiedere loro ulteriori sacrifici e anche quando, nel 2006, per la prima volta, abbiamo introdotto lยaddizionale Irpef lo abbiamo fatto con lยaliquota piรน bassa, nella misura dellย1 per mille. Ora le condizioni sono diverse, nel nostro paese รจ avviata finalmente una nuova fase di risanamento, con equitร : questo sforzo deve coinvolgere tutte le istituzioni, dal governo ai comuni. Fino ad ora i comuni hanno dovuto agire principalmente sulle aliquote dellยIci e quindi tassando un bene primario come la casa, indipendentemente dal reddito delle famiglie. Dal 2007 abbiamo deciso di abbassare lยIci sulla prima casa e di aumentare le detrazioni per i nuclei piรน disagiati. Sosteniamo chi non possiede la casa, aumentando il fondo sociale per il sostegno allยaffitto. Inoltre manteniamo il fondo di compensazione per il passaggio da Tarsu a Tia, sempre per aiutare le famiglie con un reddito piรน basso. A fronte di questi interventi abbiamo aumentato lยaddizionale Irpef dallo 0,1 allo 0,3 per cento, ossia 3 euro per ogni 1.000 di imponibile. Questa operazione agisce su piรน leve fiscali, si attiene a criteri di equitร , giustizia sociale, tutela delle fasce sociali deboli.
* Sindaco di Castel Maggiore
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virginio zaffaroni
Mi permetto di non concordare sulla ineludibilitร tout-court dell’addizional irpef e sui panni nscosti sotto l’armadio se la stessa non viene introdotta.
Sono un assessore al bilancio di un comune di 10.,000 abitanti. Credo che ogni comune prima di introdurre l’addizionale debba chiedersi a quale livello รจ il defici dei servizi piรน importanti (rifiuti, acqua, mense) e su questi intervenire. Il riassorbimento dei deficit dei servizi non solo avrebbe l’ effetto di liberare risorse (spesso enormi) per il bilancio generale ma non scaricherebbe sul contribuente generale gli sprechi dei singoli in termini di rifiuti, acqua.
Non si puรฒ introdurre l’addizionale irpef quando la tariffa rifiuti abitazione รจ a 0,70 euro per mq e il deficit viaggia (come da noi cinque anni fร ) a 300.000 euro.
Quando le ariffe saranno portate a un livello decente si potrร allora mettere a mano all’addizionale? Non ancora. Prima bisogna valorizzare il terzo crescente pilastro delle entrate comunali e cioรจ Diritti&royalties (una prospettiva a breve riguarderร le concessioni del gas); poi occorre il coraggio politico di rendere la spesa del personale (30% uscite) piรน produttiva ed efficiente.
Solo allora esisteranno le condizioni tecniche e politiche per l’addizionale. Ma forse non servirร piรน.
Completamente d’accordo invece sugli oneri di urbanizzazione.
Agostino De Zulian
Da tempo sostengo sempre con maggior convinzione che la riforma dello Stato deve essere fatta in periferia e con la periferia riordinata deve essere applicato in Italia nel modo piรน ampio possibile il sacrosanto principio europeo della “sussidarietร ”.
Per fare questo perรฒ necessita un potere unico e forte alla periferia composto da Comuni con almeno 50.000 abitanti senza piรน Province e Comuni polvere.
La gestione con economie di scala nei servizi e negli appalti dei potenziali nuovi Enti porterebbe enormi risparmi.
Oggi solo la gestione dei servizi a mezzo di “Unioni” degli attuali Comuni eviterebbe le addizionali.
Agostino
Fabio Vitanza
Sono uno studente universitario e abito in un piccolo comune siciliano di appena 2000 abitanti. Ho subรฌto un rialzo da parte del consiglio comunale dell’ addizionale, Dallo 0,4 a 0,6%.
Mi chiedo innanzitutto se รจ proprio necessario dato il gettitto fiscale che puรฒ garantire in un piccolo paese. Sappiamo che la base imponibile รจ limitata ai lavoratori e ai pensionati, esclusi le altre categorie. Visto che nessuno dei miei amministratori mi ha fornito risposte esaustive vi prego di illuminarmi. Ogni quanto tempo avviene questo prelievo, quando il comune incasserร questi soldi e orientativamente quanto puรฒ generare nelle casse del comune?per ultimo aveva forse ragione Berlusconi quando invitava i Sindaci delle cittร ad organizzare meno concerti rock e costruire piรน asili nido?Di dare meno consulenze esterne etc…? Accetto la nuova tassa se con essa si finanziano nuovi servizi utili per me e per la collettivitร … ma se vengo tassato per organizzare sagre e no… questo no…
Saluti e forza La Voce!!!
P.S. In occasione della giornata nazionale dei piccoli comuni, Ciampi definรฌ “presidi di civiltร ” queste realtร . Invece di dare a chi vive una fiscalitร di vantaggio, detrazioni,agevolazioni fiscali etc… si massacrano col rischio di subire l’estinzione. Tempo fa era in discussione al Senato un ddl a firma di Realacci proprio sui piccoli comuni, dove si menzionavano alcune proposte ed interventi di natura economica dove รจ finito?