Tre stralci dellultimo World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale; vengono trattati temi di particolare rilievo per gli sviluppi delleconomia mondiale nei prossimi mesi: dalle possibili variazioni nei tassi di cambio, anche in considerazione di una riduzione del deficit della bilancia commerciale statunitense, alle conseguenze della frenata delleconomia americana. Infine, gli effetti della globalizzazione della forza lavoro, unita a rapidi cambiamenti tecnologici, e le politiche necessarie per governare il fenomeno.
Variazioni nei tassi di cambio reali, accompagnanti da una redistribuzione della domanda aggregata mondiale, possono giocare un ruolo utile per il riequilibrio della bilancia dei pagamenti globali. In particolare, un deprezzamento reale del dollaro americano potrebbe contenere i costi in termini di minore crescita del Pil che altrimenti
Un riallineamento dei tassi di cambio reali è importante nella riduzione degli squilibri esterni. Lanalisi di 42 casi di ampi e prolungati riequilibri nei deficit di bilancia dei pagamenti di parte corrente avvenuti nel corso degli ultimi quaranta anni suggerisce che le economie avanzate hanno in genere registrato una minore riduzione della crescita del Pil quando le loro monete hanno subito un deprezzamento relativamente forte (vedi figura).
Oltre a variazioni nei tassi di cambio reali, gli aggiustamenti esterni richiedono generalmente un riequilibrio della domanda interna. In particolare, levidenza storica suggerisce che incrementi autonomi nei tassi di risparmio pubblici e privati hanno permesso di sostenere meglio i tassi di investimento e di crescita durante il periodo dellaggiustamento.
Sia nelle economie avanzate che nei paesi emergenti, i riequilibri nei surplus esterni hanno di solito implicato un apprezzamento delle loro valute. Inoltre, il ridursi delle posizioni di surplus è stato generalmente accompagnato da una accelerazione della domanda interna, associata a politiche monetarie e fiscali più espansive.
La bilancia commerciale degli Stati Uniti potrebbe rispondere a variazioni nel valore reale del dollaro Usa più di quanto si pensi. La riduzione dell1 per cento del rapporto deficit commerciale-Pil potrebbe richiedere un deprezzamento reale del dollaro tra il 5 e 10 per cento, e non del 10-20 per cento come spesso indicato. I modelli empirici del commercio internazionale tradizionalmente usati tendono a sottostimare le reazioni dei volumi degli scambi commerciali americani ai tassi di cambio reali perché non riescono a dar conto delle profonde differenze nella risposta tra settori ( aggregation bias) e per il grado in cui le importazioni incorporano prodotti intermedi realizzati allinterno (vertical integration bias). Inoltre, le elasticità di lungo periodo del commercio Usa ai prezzi possono essere aumentate nel corso del tempo, riflettendo la più aspra competizione tra imprese in uneconomia sempre più globalizzata.
Tuttavia, la reattività del commercio a mutamenti nei tassi di cambio reali è tanto maggiore quanto più flessibile è leconomia. Per un dato livello di squilibrio, le variazioni nei tassi di cambio reali saranno più ampie nelle economie dove è più difficile per le imprese entrare e uscire dai mercati internazionali a causa delle rigidità nel mercato dei prodotti e del lavoro o del protezionismo commerciale.
La forza lavoro globale è cresciuta in modo ragguardevole negli ultimi due decenni in seguito allintegrazione di Cina, India e paesi dellex blocco sovietico nel sistema del commercio internazionale. La globalizzazione del lavoro ha contribuito a far crescere le retribuzioni nei paesi avanzati e in quelli emergenti, ma allo stesso tempo ha ridotto la quota del lavoro sul reddito in quelli avanzati. I veloci cambiamenti tecnologici hanno avuto un impatto maggiore sulla quota del lavoro. La globalizzazione è una forza importante a sostegno della crescita delleconomia mondiale, ma si dovrebbe porre maggiore attenzione alle sue conseguenze distributive, anche attraverso politiche tese a migliorare il funzionamento dei mercati del lavoro, a rafforzare laccesso alleducazione e alla formazione e ad assicurare adeguate reti di sicurezza sociale per attenuare gli effetti del processo di cambiamento, senza tuttavia ostacolarlo
Negli ultimi venti anni, il lavoro si è sempre più globalizzato. Le stime indicano che lintegrazione nelleconomia mondiale di Cina, India e paesi dellex blocco sovietico, insieme alle variazioni demografiche, ha portato dal 1980 a oggi al quadruplicarsi della forza lavoro globale, che da qui al 2050 potrebbe di nuovo raddoppiare.
I paesi avanzati si avvantaggiano della crescente disponibilità di forza lavoro attraverso le importazioni di beni finali, la delocalizzazione della produzione di beni intermedi e limmigrazione. Negli ultimi anni si è data molta attenzione alla delocalizzazione, ovvero allappalto della produzione intermedia a filiali o a aziende indipendenti che hanno sede al di fuori del paese, tuttavia si tratta di un fenomeno ancora contenuto rispetto alleconomia globale. Per esempio, la produzione delocalizzata ammonta solo al 5 per cento della produzione lorda dei paesi avanzati. Limmigrazione è bassa se la si confronta con il commercio nella maggior parte dei paesi, con gli Stati Uniti che rappresentano leccezione maggiore.
Lintegrazione dei lavoratori dei paesi emergenti e in via di sviluppo nella forza lavoro globale ha prodotto importanti benefici per le economie avanzate. Le opportunità di esportare si sono moltiplicate, mentre la produttività e la produzione hanno beneficiato dei minori costi di produzione e della migliorata efficienza produttiva. Il risultato finale è una crescita delle retribuzioni. Le stime indicano che il calo dei prezzi dei beni scambiati negli ultimi venticinque anni ha generato in media una crescita del 6 per cento sia della produzione sia delle retribuzioni nelle economie avanzate. E anche nei paesi emergenti i salari del manifatturiero sono cresciuti rapidamente negli ultimi anni.
Nonostante questi benefici, la globalizzazione del lavoro ha avuto però un impatto negativo sulla quota di reddito relativa al lavoro (quota del lavoro) nelle economie avanzate. In questi paesi, rispetto ai primi anni Ottanta la quota del lavoro è scesa in media di quasi 7 punti percentuali, e la caduta è maggiore in Europa e nei settori delleconomia meno qualificati.
La globalizzazione del lavoro è solo uno dei molteplici fattori che hanno influenzato la quota del lavoro. Il rapido mutamento tecnologico ha avuto un impatto ancora maggiore, soprattutto nei settori non qualificati. Le analisi mostrano che i paesi che hanno avviato riforme volte ad abbassare il costo del lavoro per le imprese (in particolare, per abbattere il cosiddetto cuneo fiscale tra stipendio lordo pagato dalle aziende e il salario netto del lavoratore) e per accrescere la flessibilità del mercato del lavoro, hanno registrato un calo minore della quota del lavoro.
Ma se la quota di lavoro è scesa nei settori non qualificati, quella nei settori qualificati ha registrato un leggero incremento. Il cambiamento tecnologico ha avuto un effetto negativo particolarmente rilevante sulla quota del lavoro dei settori non qualificati, mentre la globalizzazione del lavoro ha avuto un impatto maggiore sui settori qualificati. La crescita dei salari reali per lavoratore si è praticamente fermata nei settori non qualificati, in particolare negli Stati Uniti dove il divario dei guadagni tra settori qualificati e non qualificati è cresciuto del 25 per cento. Tuttavia, loccupazione non qualificata negli Stati Uniti è rimasta stabile. Al contrario, in Europa le retribuzioni reali per lavoratore sono cresciute per lo più nella stessa misura sia nei settori qualificati che in quelli non qualificati, ma in questi ultimi loccupazione si è contratta.
Per il futuro, è importante che i paesi traggano i massimi benefici dalla globalizzazione del lavoro e dai progressi tecnologici, ma nello stesso tempo devono saper affrontare gli effetti distributivi del cambiamento in corso. Le politiche dovrebbero perciò puntare a:
– migliorare il funzionamento dei mercati del lavoro. Politiche che riducano il costo del lavoro per le imprese e favoriscano il trasferimento dei lavoratori da settori delleconomia in declino a settori in espansione, rendono più fluido il processo di aggiustamento. In alcuni paesi, sarebbe utile che lassistenza sanitaria fosse meno legata a unoccupazione stabile, e fosse invece più semplice la portabilità dei benefici previdenziali.
– Favorire laccesso alleducazione e alla formazione. I lavoratori dei settori qualificati si adattati meglio alle trasformazioni dovute alla rivoluzione tecnologica rispetto ai lavoratori non qualificati. Una migliore educazione e formazione possono aiutare i lavoratori a competere con la crescente quota di lavoratori qualificati nei paesi emergenti, in particolare in Asia.
– Assicurare unadeguata rete di protezione nel periodo di transizione. Si dovrebbero introdurre sostegni del reddito per attenuare gli effetti del processo di cambiamento, senza tuttavia ostacolarlo.
Lultimo World Economic Outlook rivela che il rallentamento delleconomia americana ha avuto in generale solo effetti limitati sulla crescita degli altri paesi. Episodi del passato di cali simultanei della crescita in tutto il mondo erano il riflesso di fattori comuni che intervenivano in diversi paesi nello stesso momento, come ad esempio gli shock nel prezzo del petrolio, più che derivare da specifici avvenimenti negli Stati Uniti. E infatti, poiché lattuale calo Usa è dovuto, almeno finora, a un raffreddamento del mercato immobiliare interno, le ripercussioni sulla crescita in altre parti del mondo sono state minime. Tuttavia, se il calo del mercato immobiliare dovesse allargarsi ai consumi e agli investimenti industriali, le ricadute allestero sarebbero ben più consistenti. Ladozione di politiche monetarie e di tasso di cambio più flessibili e lungimiranti da parte dei paesi contribuirebbe ad attenuare gli effetti di indebolimenti della crescita che avvengono altrove.
Il rapporto mostra che la riduzione della crescita americana ha avuto solo effetti limitati sullandamento economico in altre parti del mondo. Le ricadute sono maggiori nei paesi che hanno stretti legami commerciali e finanziari con gli Stati Uniti, in particolare lAmerica Latina e alcuni paesi industrializzati. In media, la riduzione di un 1 punto percentuale della crescita annuale degli Stati Uniti si associa a un calo di 0,2 punti percentuali in America Latina e di 0,4 punti percentuali, o più, in Messico e in Canada. È invece scarsa la sua influenza su Africa e Medio Oriente. Levidenza mostra che la dimensione delle possibili ripercussioni è aumentata nel corso degli anni, in linea con la crescita dellintegrazione commerciale e finanziaria.
Conseguenze maggiori si hanno nei casi di recessione negli Stati Uniti rispetto ai rallentamenti di metà ciclo. In parte ciò è dovuto al fatto che le importazioni Usa calano drasticamente durante la recessione, e le correlazioni di prezzo salgono significativamente nel corso di crisi dei mercati finanziari.
Detto ciò, episodi del passato di crisi simultanee di crescita in tutto il mondo erano dovuti a fenomeni globali e non erano la conseguenza di avvenimenti specifici agli Stati Uniti e che si ripercuotevano su altri paesi. Per esempio, le crisi globali di metà anni Settanta e dei primi anni Duemila sono state prima di tutto il risultato del primo shock petrolifero in un caso, e dello scoppio della bolla informatica nellaltro.
Le risposte politiche possono attenuare o amplificare gli effetti di ricaduta di rallentamenti negli Stati Uniti (o in altre grandi economie). Una politica monetaria lungimirante con tassi di cambio flessibili tendono a ridurre la risposta in termini di output a cali di domanda, estera o interna. Al contrario, risposte di politica monetaria che non siano sufficientemente lungimiranti o flessibili rischiano di ingigantire il problema.
Nella attuale fase congiunturale, se il rallentamento degli Stati Uniti continua a dipendere in larga misura dal raffreddamento del mercato immobiliare, le ripercussioni sulla crescita di altri paesi dovrebbero rimanere scarse, tanto più con il rafforzamento delle attività in Europa. Se invece il calo nel mercato immobiliare dovesse influenzare anche i consumi e gli investimenti industriali, dovremmo aspettarci ben più ampie conseguenze anche fuori dagli Stati Uniti.
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Maria Cristina Migliore
Ho letto con interesse l’articolo di Florence Jaumotte e Irina Tytell. Sto svolgendo una ricerca sulla formazione professione per i lavoratori e lavoratrici piu’ anziane e in questo ambito seguo il dibattito sull’andamento della domanda di lavoro per qualifica o titolo di studio, e piu’ in generale le trasformazioni dell’economia.
La vostra analisi si basa sull’occupazione nei settori qualificati o meno.
Per poter collocare meglio il vostro contributo di analisi avrei bisogno della definizione di settori qualificati e settori non qualificati. Potete per cortesia specificarla? grazie
Un cordiale saluto
Maria Cristina Migliore
IRES-Piemonte
La redazione
The chapter draws a distinction between skilled and unskilled sectors. Sectors are classified are skilled or unskilled based on the fraction of skilled workers in the employment of a sector. A worker is considered skilled if he has at least upper secondary education. The list of sectors classified as skilled and unskilled is as follows:
UNSKILLED
S1 Agriculture
S2 Mining
S3 Food and Tobacco
S4 Textiles, Apparel, Leather
S5 Wood
S8 Other Non-Metal Products
S9 Metals and Metal Products
S11 Transport Equipment
S12 Other Manufacturing
S14 Construction
S15 Trade, Hotels and Restaurant
SKILLED
S6 Paper and Publishing
S7 Fuel, Chemicals, and Rubber
S10 Machinery and Equipment
S13 Utilities
S16 Transport and Communications
S17 Business Services
S18 Social and Personal Services
The robustness of the results was also verified by using a three-category classification:
LOW SKILLED
S1 Agriculture
S2 Mining
S3 Food and Tobacco
S4 Textiles, Apparel, Leather
S5 Wood
S8 Other Non-Metal Products
S9 Metals and Metal Products
S14 Construction
MEDIUM SKILLED
S6 Paper and Publishing
S11 Transport Equipment
S12 Other Manufacturing
S13 Utilities
S15 Trade, Hotels and Restaurant
S16 Transport and Communications
HIGH SKILLED
S7 Fuel, Chemicals, and Rubber
S10 Machinery and Equipment
S17 Business Services
S18 Social and Personal Services