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Appena insediato, Obama ha annunciato il suo impegno per un governo trasparente e partecipativo. E certo la trasparenza è indispensabile per migliorare i servizi pubblici e ridurre i rischi. A patto però che i cittadini possano utilizzare davvero l’informazione ricevuta. Che dunque va proposta in maniera chiara e semplificata e in modalità che coincidano con i tempi e i luoghi in cui vengono prese le decisioni. Deve essere standardizzata e comparabile, perché gli utenti abbiano la possibilità di scegliere e premiare coloro che offrono prodotti e servizi migliori.

 

Il giorno dopo aver prestato giuramento, Barack Obama ha annunciato il suo impegno per un governo trasparente e partecipativo.

DALLA SEGRETEZZA ALLA TRASPARENZA

Gli Stati Uniti hanno una lunga tradizione di trasparenza. Dal 1966 il Freedom of Information Act sancisce il diritto all’informazione pubblica. Il sistema americano è basato sul “right to know”, non sul “need to know”. L’accesso all’informazione è un diritto e i richiedenti non devono dimostrare, come in Italia , di avere un interesse specifico. (1) Tuttavia, alcuni presidenti, fra cui Ronald Reagan e George W. Bush, si sono distinti per la loro segretezza, adducendo ragioni di sicurezza pubblica. Obama ha scelto di ribaltare la dottrina Bush e fondare il proprio governo sulla trasparenza.
L’approccio della nuova amministrazione si può condensare in tre punti.
Presunzione di trasparenza: nel dubbio se rendere pubbliche informazioni, il governo deve agire nell’interesse della trasparenza. La pubblica amministrazione deve diffondere celermente tutte le informazioni, senza aspettare che siano i cittadini a richiederlo.
L’informazione è un “national asset” e va diffusa in modo che tutti la possano reperire e utilizzare facilmente. Il governo deve sollecitare i suggerimenti del pubblico e cercare l’informazione dispersa fra milioni di cittadini.
La trasparenza di Obama è costruita intorno ai cittadini. Trasparenza non è creare siti che siano archivi di dati pubblici, ma che siano incentrati sulle esigenze degli utenti. È necessario proporre l’informazione in maniera chiara e semplificata, in modo che migliori le decisioni dei cittadini. Il passaggio più innovativo del memorandum di Obama recita: “Knowledge is widely dispersed in society, and public officials benefit from having access to that dispersed knowledge”. (2)
Chi meglio di un cittadino sa dove siano le buche nella strada o conosce le mancanze nella scuola dei figli? In Gran Bretagna si possono riportare problemi, dai lampioni che non funzionano agli atti di vandalismo, su fixmystreet.com. Gli studenti possono dare il voto ai docenti su Ratemyprofessors.com. Healthmap.org aggrega dati per mappare la diffusione di malattie infettive. Esiste una conoscenza diffusa che può essere utilizzata per perseguire l’interesse pubblico e Obama agirà su questo aspetto, la frontiera più avanzata nella gestione del sapere.
Senza trasparenza non esiste responsabilità e i cittadini si trovano a decidere in un vuoto informativo. Vi sono infiniti esempi di come la trasparenza possa migliorare i servizi pubblici e ridurre i rischi. Le scuole americane pubblicano annualmente una ‘school report card’ che ne misura la qualità. In alcuni stati, gli ospedali pubblicano i tassi di mortalità dei pazienti di cardiochirurgia, mentre si è formato un movimento favorevole alla trasparenza sugli errori medici, responsabili di decine di migliaia di morti l’anno negli Stati Uniti. Nella contea di Los Angeles i ristoranti devono esporre il voto assegnato da ispettori sanitari all’igiene del locale: il provvedimento ha avuto un forte impatto e ha ridotto i ricoveri per malattie gastrointestinali.

PER UNA VERA TRASPARENZA

L’informazione può migliorare la pubblica amministrazione e proteggere i cittadini. Anche l’Italia, seppure in ritardo, manifesta un interesse crescente per la trasparenza. Tuttavia, bisogna resistere alla tentazione di considerarla un valore intrinseco. Non è una panacea, specie se l’informazione che si rende pubblica non viene utilizzata. Sistemi di trasparenza progettati male e senza chiarezza di obiettivi possono anzi nuocere all’interesse pubblico.
Perché la trasparenza funzioni, sono necessarie alcune condizioni. Per prima cosa, i cittadini devono “usare” l’informazione, incorporandola nei loro processi decisionali. Con la nuova informazione dovrebbero operare scelte migliori e cambiare i propri comportamenti, per esempio optando per  ospedali che fanno meno errori. Le organizzazioni sottoposte alla trasparenza debbono adeguare i propri comportamenti di conseguenza, per esempio riducendo gli errori dei medici. Solo così si otterrà l’effetto desiderato, altrimenti aumenterà solo la quantità di informazioni che nessuno utilizza.
Gli ostacoli all’uso dell’informazione sono numerosi: può essere troppo complessa, o non tenere conto di barriere cognitive e problemi di ‘bounded rationality’ fra cui la scarsa attenzione per rischi molto probabili ma con conseguenze non drammatiche, a favore di rischi di scarsa probabilità ma con conseguenze di maggiore impatto. La trasparenza funziona male se l’informazione è resa pubblica troppo di rado o in modalità che non coincidono con i tempi e i luoghi in cui vengono prese le decisioni, come nel caso di informazioni nutrizionali che, invece di apparire sui pacchetti degli alimenti, fossero disponibili su un sito web da consultare prima di fare la spesa. Per essere utile, l’informazione deve anche essere standardizzata e comparabile, e gli utenti debbono avere la possibilità di scegliere e premiare coloro che offrono prodotti e servizi migliori.
Le nuove tecnologie di comunicazione hanno abbassato immensamente i costi di raccolta, analisi e presentazione di dati e in futuro la quantità di informazione disponibile sarà maggiore. Per realizzare appieno il potenziale della trasparenza e farne un uso mirato ed efficace è però indispensabile riconoscerne i limiti e la complessità.

PER SAPERNE DI PIÙ

Ginger Z. Jin and Phillip Leslie, “The Effects of Information on Product Quality: Evidence from Restaurant Hygiene Grade Cards.” Quarterly Journal of Economics, May 2003, 118(2), 409-51.

Richard H. Thaler and Cass R. Sunstein, Nudge: Improving Decisions about Health, Wealth and Happiness. New Haven: Yale University Press, 2008.

David Weil, Archon Fung, Mary Graham and Elena Fagotto, “The Effectiveness of Regulatory Disclosure Policies.” Journal of Policy Analysis and Management, Vol. 25, No. 1, 155-181, 2006.

(1) Legge 241/1990.
(2) “La conoscenza è ampiamente diffusa nella società e i funzionari pubblici traggono benefici dall’accesso a questa conoscenza diffusa”.

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  1. sandro

    C’è una differenza fra USA e Italia che potrebbe provocare curiosi effetti collaterali. Cito dall’articolo "… per esempio optando per ospedali che fanno meno errori …" Negli USA un ospedale che attira più pazienti guadagna di più, di conseguenza (talvolta) paga di più medici, infermieri e tutto il personale. In Italia un ospedale che attira più pazienti si caccia in un "mare di guai" con aumento del carico di lavoro per il personale, straordinari non sempre pagati, salto dei riposi, ecc. In pratica conviene farsi la fama di "lavativi": meno lavoro, stesso stipendio. Naturalmente sono daccordo con il contenuto dell’articolo ma, assieme ad un doveroso aumento dell’informazione, occorre intervenire sul fronte degli incentivi altrimenti dopo un po’ anche i santi si stufano.

  2. dave

    Benissimo ha fatto Barack Obama ad improntare la sua governance sulla trasparenza. In Italia purtroppo la questione della trasparenza non viene neppure considerato da molti partiti a parte ovviamente il Partito Radicale di Marco Pannella ed Emma Bonino, che si propone in solitudine di combattere la partitocrazia e l’antipolitica attraverso la camapagna per un’Anagrafe Pubblica degli Eletti.

  3. jacopo

    Sono d’accordo con l’articolo ma la riflessione di Sandro mi sembra sacrosanta; negli Stati Uniti si dà per scontato il fatto che la Pubblica Amministrazione tenda all’efficienza mentre da noi le dinamiche sono ben diverse…. in sostanza forse sarebbe necessario prima riflettere sulla meritocrazia nella p.a. e quindi "imporre" la trasparenza.

  4. david c.

    Forse non centra tanto con la trasparenza governativa, ma anche al supermarcato non c’è trasparenza (degli alimenti si parlava nell’articolo per cui mi è venuto in mente). I prezzi al kg degli alimenti sono scritti in piccolo e bisogna avvicinarsi per vedere, mentre il prezzo della confezione (che serve solo per pagare) è scritto in grande. Le cose dovrebbero ribaltarsi e dovrebbe essere scritto in grande solo il prezzo al kg, che è fonte di informazione, mentre il prezzo della confezione (che nessuno legge) va scritto in piccolo. Io di solito i soldi per pagare ce li ho, mentre mi interessa molto di piu’ avere un buon rapporto qualità-prezzo. Non so se queste cose sono regolate per legge, ma mi sembra che facciano parte della quotidianità, anche se non interessano l’ente pubblico. Scusate se sono fuori tema.

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