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CORRUZIONE, UN’INDUSTRIA SENZA CRISI

Il fenomeno della corruzione pubblica in Italia è molto rilevante e non mostra segni di recessione. Lo dice il presidente della Corte dei conti e lo confermano gli indici di trasparenza internazionali. In particolare, nel settore delle costruzioni e dei lavori pubblici. E quando la spesa pubblica per grandi opere accelera in funzione anticongiunturale bisognerebbe contrastarla ancora di più, altrimenti si riduce il moltiplicatore dell’occupazione di ogni euro complessivamente speso. L’antidoto migliore resta la concorrenza. Ma il governo non manda segnali incoraggianti.

Le parole del presidente e del procuratore generale della Corte dei Conti all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2009 sono state inequivocabili: il fenomeno della corruzione pubblica in Italia è molto rilevante e non mostra segni di “recessione”.
Del resto, l’indice di corruzione percepita (Cpi), pubblicato annualmente da Transparency International vede l’Italia sempre nelle parti basse della classifica mondiale. Nel 2002 eravamo al trentunesimo posto su 102 paesi esaminati; nel 2008 eravamo al cinquantacinquesimo posto su 180 paesi. (1) Anche l’indice Bpi (bribe payers index) – che misura la probabilità che le imprese dei maggiori paesi industrializzati facciano uso della corruzione quando operano all’estero – mostra che le imprese italiane hanno un’elevata “propensione a corrompere”, collocandosi, nel 2002 come nel 2008, al diciassettesimo posto su 22.

CORRUZIONE E LAVORI PUBBLICI NELLA CRISI

Vari indicatori e analisi empiriche mostrano, inoltre, che esiste un’associazione positiva tra gli indici di corruzione e di criminalità organizzata e il settore delle costruzioni e dei lavori pubblici. (2) L’indice Bpi mostra come la probabilità che le imprese paghino (all’estero) tangenti a pubblici ufficiali o che si realizzi “cattura dei decisori pubblici” assume sempre i valori più alti nei settori dei lavori pubblici e delle costruzioni. (3) E anche il Cpi mostra come il pubblico percepisca che le tangenti più elevate siano pagate nel settore dei lavori pubblici e delle costruzioni.
Naturalmente, la corruzione ha l’effetto di far lievitare la spesa per ogni opera e di distorcere l’allocazione delle risorse tra le opere da realizzare, incoraggiando la scelta di opere meno “produttive”. (4) D’altro canto, la discrezionalità nelle scelte di investimento, ovvero l’assenza di criteri trasparenti su cui basare le scelte stesse, costituisce un forte incentivo (sebbene implicito) alla corruzione “di alto livello”, cioè quella esercitata dalle molte lobby nazionali e locali.
Nei momenti di accelerata spesa pubblica anticongiunturale a sostegno delle attività produttive e, in particolare, di “grandi opere” di ingegneria civile bisognerebbe rinforzare gli argini contro la corruzione, perché essa finisce per ridurre anche il moltiplicatore dell’occupazione di ogni euro complessivamente speso per lavori pubblici. Maggiore corruzione significa infatti che una quota maggiore di ogni euro stanziato non va effettivamente a finanziare lavori, ma finisce nei conti correnti (spesso esteri) dei corrotti. Ha quindi un costo che si ripercuote negativamente anche sull’efficacia delle politiche di contrasto della crisi.

FRETTA, CORRUZIONE E I PERICOLI DI RINUNCIARE ALLA CONCORRENZA

La gravità della crisi economica ovviamente suggerisce di affrettare i tempi intercorrenti tra l’approvazione delle opere da parte degli organismi politici e l’inizio dei lavori. Purtroppo, spesso la prima vittima della fretta è la competizione: le gare per l’affidamento dei lavori fanno perdere tempo… Inoltre la fretta sarebbe forse giustificata nel caso di “piccole” opere, con impatti occupazionali ravvicinati nel tempo; in caso di “grandi opere” occorrerebbe comunque verificare se il “vulnus” determinato dalla ridotta competizione sia compensato da sostanziali anticipazioni dell’apertura dei cantieri, che consentano di aprirli in un arco temporale con reali contenuti anticiclici, perché per esempio, passare da tre a due anni servirebbe a poco. Il “vulnus” poi rischia di diventare permanente: se si estende, di nuovo a titolo di esempio, l’in house per i lavori dei concessionari autostradali, sarà difficile tornare in futuro a un contesto più competitivo.
Ma la competizione è un forte antidoto alla corruzione. E il motivo appare abbastanza evidente. In un contesto di affidamenti competitivi, la sorveglianza sulla correttezza delle gare è effettuata da due attori: la magistratura dedicata e i concorrenti stessi, che sono spesso e per ragioni intuibili molto attenti a non perdere gare, sempre costose, a causa di illeciti. Questa accresciuta attenzione, come è ovvio, è un deterrente in sé.
La competizione rende poi tecnicamente molto costosa la corruzione: occorre comunque fare prezzi relativamente bassi per vincere, e anche disporre di risorse extra per corrompere. La trasparenza associata ai meccanismi di competizione è un bene da tutelare con cura se è vero, come ha scritto il presidente della Corte dei Conti, che “là dove manca la trasparenza si genera il cono d’ombra entro cui possono trovare spazio quei fatti di corruzione o di concussione che rendono poi indispensabile l’intervento del giudice penale”. (5)

COSA FARE, COSA NON FARE

Una forma interessante di lotta alla corruzione citabile qui, è la “legge del terzo” degli Stati Uniti, paese con grandi tradizioni sia di corruzione che di efficace lotta al fenomeno: il soggetto in grado di provare in tribunale un danno fraudolento all’erario, ha il diritto di trattenere per sé un terzo dell’ammontare del danno comprovato. Si può immaginare facilmente la convenienza per un dipendente o per un dirigente di un’impresa che corrompe a essere “infedele” al suo datore di lavoro, raccogliendo una solida documentazione sull’illecito.
Al contrario, appare particolarmente inquietante la recente animatissima polemica sui reati da escludere dalle intercettazioni telefoniche consentite per legge: lo stesso presidente del Consiglio ha premuto, anche con dichiarazioni pubbliche, affinché la corruzione venisse esclusa dai reati per  accertare i quali le intercettazioni sono ammesse. Non si tratta di un segnale incoraggiante sulla consapevolezza dei costi della corruzione e, ancor più, sulla volontà di contrastarla sistematicamente.

(1) Si veda http://www.transparency.org/policy_research/surveys_indices
(2) In Italia è stata confermata recentemente un’associazione positiva e significativa tra gli investimenti nel settore delle costruzioni e l’indice di criminalità organizzata, già evidenziata in studi degli anni Novanta. Si veda R. Caruso (2009), “Spesa pubblica e criminalità organizzata in Italia, evidenza empirica su dati panel nel periodo 1997-2003”, in corso di pubblicazione in Economia e Lavoro. 
(3)
Gli “scambi di favori” possibili con i decisori pubblici sono molteplici, e per la gran parte formalmente leciti: la tecnica nota come “revolving doors” in cui il decisore o persona di sua fiducia è assunto in posizioni remunerative a fine mandato, il “voto di scambio” via assunzioni clientelari, il subappalto a imprese “amiche” del decisore, il sostegno a iniziative “culturali” o a media (giornali, riviste, televisioni) politicamente vicine al decisori, e l’elenco potrebbe essere molto lungo.
(4) Si veda V. Tanzi, H.R. Davoodi (2002), “Corruption, public investment and growth”, in Abed, Gupta (a cura di) Governance, Corruption and Economic Performance, IMF, Washington e M. Arnone, E. Iliopulos (2005), La corruzione costa, Milano, Vita e Pensiero.
(5) http://www.corteconti.it/il-Preside/Discorsi–/Relazione-A.G.-2009.pdf.

 

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11 commenti

  1. davide

    In Italia una proposta del genere non causerebbe una catena di corruzione? Si comincerebbe a corrompere ogni persona nel momento in cui potrebbe diventare la spia. Certo, se la bustarella passa come cifra sotto al terzo, uno potrebbe pensarci.

  2. massimiliano cese

    Sono nato il 17.08.1969 e sono 40 anni che sento parlare degli stessi problemi. Tutti parlano, tutti vogliono cambiare, ma alla fine si fà del tutto per non cambiare. La realtà è che ci sono persone che detengono il potere e fanno in modo tale che la ricchezza venga distribuita a pochi prescelti. Tutto il resto della popolazione galleggia in acque torbide. Molti anche affogano. Più tenti di emergere o di essere innovativo e più vieni schiacciato. Chi detiene il potere fa muro contro chiunque tenti di "salire" soprattutto se giovane e intelligente. La prova è che la nostra classe politica è sempre la stessa da 60 anni. Stesse facce, stesse persone che riescono ad ipnotizzare un popolo che ormai è curvo e riverso su stesso incapace di guardare avanti e di accettare le sfide che il futuro ci riserva. Il 70% degli italiani ha il proprio "orticello" e questo è quanto basta. Eravamo un popolo di innovatori sempre pronti ad accettare le sfide ma oggi siamo ridotti ad un pugno di pensionati che non sono in grado neanche di formare i giovani. Ci stupiamo se poi noi ragazzi cerchiamo nell’alcool e la droga vie di fuga da questa libertà indecente che abbiamo ereditato.

  3. Wil Nonleggerlo

    Amici de LaVoce, la corruzione è una piaga sociale. Ci costa 1000 € l’anno a testa. Purtroppo è percepita come una "quasi-consuetudine", qualosa di intrinseco ed imprescindibile al sistema. Da dove si parte? Bhè, credo che come qualsiasi aspetto etico-sociale il primo passo parta dall’istruzione, dalla cultura, dalla sensibilità democratica personale. Dobbiamo pretendere legalità, partendo dalla nostra persona e proiettando questo sentimento ai piani alti della leadership italica. Finchè non lotteremo per dotarci di una Classe Dirigente pulita, e finchè non pretenderemo da noi stessi e dalle persone a noi vicine una tale condotta, poco e niente potrà cambiare.

  4. lucio

    Purtroppo la corruzione è molto diffusa non soltanto nei lavori pubblici ma in tutte le transazioni con le amministrazioni pubbliche, con le grandi imprese controllate dallo stato e anche con le grandi imprese private. Qualunque provvedimento in grado di contrastare il fenomeno aiuterebbe a ridurre gli sprechi e a far funzionare meglio il sistema sia in termini di velocità di realizzazione che di qualità e quantità. Pertanto è sicuramente positiva l’idea di premiare, come accade negli USA, i denuncianti, con un terzo del valore della truffa accertata. E sarebbe forse altrettanto utile effettuare accertamenti su dirigenti delle amministrazioni pubbliche e delle grandi imprese con patrimoni e tenori di vita palesemente incongruenti con i livelli retributivi. Le gare pubbliche e le intercettazioni telefoniche possono aiutare anche se fino a oggi non hanno dato grandi risultati.

  5. umberto carneglia

    La corruzione e la scadente amministrazione della cosa pubblica hanno costi di dimensioni inimmaginabili. Solitamente si pensa che i costi della corruzione coincidano con quanto va in tasca ai corrotti. Niente di piu’ falso. Rispetto ai danni connessi alla corruzione quello che va in tasca ai corrotti, anche se si tratta di cifre ragguardevoli, e’ niente. La corruzione implica opere pubbliche fatte male con costi e tempi dilatati, edifici scolastici che crollano, immondizia per le strade, abusivismo e dissesto ambientale con danni incalcolabili per la vita delle persone e per le attivita’ economiche – segnatamente per il turismo, primaria industria. Significa alto debito pubblico senza contropartita, quindi impoverimento del Paese ed alte tasse. La gestione clientelare della cosa pubblica significa servizi pubblici che non funzionano a danno del sistema produttivo, quindi bassa crescita.

  6. piero

    E’ certo che se ai vertici di una Nazione operano individui di dubbia onestà, come voi temete a seguito di leggi sull’intercettazione telefonica che stravolgono uno strumento di indagine essenziale per scoprire le piu’ turpi nefandezze che si stanno perpetrando ai danni dell’erario, come del resto evidenziato dai Controllori istituzionali, il problema di cui all’oggetto non sarà mai risolto. Pensando di poter vivere in un Paese normale dove ciascuno possa esercitare onestamente la propria attività e quindi confinando queste deviazioni comportamentali nella norma di altri Paesi civili, per la mia piccola esperienza lavorativa, ritengo che molto si possa fare qualificando seriamente le imprese. Esistono già le norme europee ISO, ma occorrerebbe dare certezze su queste qualifiche, molto spesso concesse con leggerezza ove non ci sia qualcosa d’altro. Cio’ presuppone correttezza da parte dell’impresa nella conduzione dei lavori e nel trattamento secondo i contratti nazionali o internazionali del proprio personale, specialmente per quello che riguarda la sicurezza sul lavoro. Il cotrollo del committente dovrebbe prevedere una persona "terza" cointeressata ad eventuali sanzioni rilevate.

  7. Salvatore

    Testo: giovedì sera Bassolino (annozero) si vantava dei voti ricevuti in Campania e nessuno ha osato dirgli che molti di quei voti sono il risultato di corruzione e voti di scambio. Di questi tempi si sente parlare da parte del grande corruttore (vedi Mills) del Ponte Sullo Stretto, un grande voto di scambio con la mafia che gli garantirà moltissimi voti siciliani. In quanto è risaputo che l’opera è pressochè inutile perchè senza adeguate infrastrutture a monte e a valle e che può rimanere aperto 100 giorni all’anno. Poi si sente parlare di Centrali Nucleari e, anche in questo caso, serve a elargire soldi pubblici ai sodali del Grande Corruttore. Quindi stiamo superando tutti in calssifica. Bravissimi!

  8. arrabbiato

    E vorrei vedere! Al governo e in parlamento quanti possono dire "io lotto contro la corruzione"? Mandiamo messaggi importanti attraverso le prossime elezioni politiche facendo annullare milioni di schede.

  9. Antonio Aghilar

    Come (quasi) tutti i mali della PA italiana, credo che anche la corruzione più che dipendere da una sorta di "predisposizione genetica" degli italiani (argomentazione lombrosiana) derivi dalla palese "non volontà" politica di combatterla. A parte il discorso "concorrenza" (la cui assenza va ricercata sia in bandi con "requisiti ad hoc", sia nella insufficiente pubblicità delle gare) vi sarebbe in parallelo anche quella di una seria responsabilizzazione dei Dirigenti Pubblici (che in Italia sembra non siano responsabili mai di niente). Esempio: negli USA il Governo Federale ha introdotto l’obbligo di utlizzo di tecniche proprie del project management (tipo l’Earned Value) per controllare costi e tempi di esecuzione dei lavori. In Italia i Dirigenti Pubblici sembra non sappiano neanche cosa sia, il Project Management. Ancora: piattaforme telematiche per le forniture e gli approviggionamenti (specie quelli di routine). In Puglia la Regione ci sta provando con l’istituzione di Empuglia. Ma il progetto stenta a decollare. Eppure, riesce difficile pensare che i 9.000 e passa Comuni italiani abbiano tutti esigenze così "difformi". Insomma si potrebbe fare tanto se si volesse.

  10. robsax

    Nessuno si è mai chiesto perchè alle Autorità preposte alla vigilanza i vertici sono tutti di nomina politica o sono amici o parenti di persone che hanno interessi negli appalti pubblici ?
    A quando una vera vigilanza?

  11. Giorgio Zanutta

    Mi chiedo, ammettendo che ci sia un tasso corruttivo & tangentaro del 3% su base annua, si ha un aumento dei costi per la pubblica amministrazione? Potrebbe essere che la sommatoria degli aumenti generati (ammettendo una partenza della amoralizzazione dagli anni sessanta ad oggi) corrisponda al divario tra il prezzo delle opere pubbliche finite tra noi e gli altri paesi europei? E’ evidente che la corruzione condiziona sia lo sviluppo che le modalità dello stesso, per cui non c’è da stupirsi se si hanno comparse di cattedrali nel deserto; è normale se chi paga non ha la possibilità di opporsi o non c’è nessuno che, pur preposto, abbia la voglia di controllare, perchè oggi a me e domani a te un pezzo di torta sottratta al sudore dei cittadini!

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