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BANCA E CLIENTE, UNA COPPIA IN CRISI

L’amministrazione americana ha predisposto un piano di rifinanziamento dei mutui eccessivamente onerosi, puntando su formazione, informazione e assistenza. E da noi? Le regole non mancano, anzi forse sono troppe. Tanto che la Banca d’Italia giudica necessario un intervento di semplificazione della documentazione. In modo da ridurre i costi e rendere le informazioni più chiare e più facilmente comparabili. E l’intermediario dovrà assistere il cliente nella comprensione di ogni aspetto rilevante. Ma la strada dell’educazione finanziaria è ancora lunga.

Al di qua dell’oceano ha destato clamore, commenti e critiche, l’intervento di Barack Obama per il salvataggio delle banche, che ha rubato la scena all’altra decisione altrettanto, se non più, importante.

L’ALTRA FACCIA DEL PIANO OBAMA

A febbraio 2009, il presidente americano ha lanciato un piano sul rifinanziamento dei mutui eccessivamente onerosi, con un meccanismo di informazione e assistenza erogate tramite agenzie di consulenza e attraverso internet, con un duplice obiettivo: prevenire l’impatto distruttivo della crisi su famiglie e comunità; e stabilizzare il mercato immobiliare e favorire la ripresa dell’intero sistema economico. (1)
Il sito governativo accompagna, con operazioni molto semplici, il mutuatario in difficoltà nella comprensione della sua effettiva condizione, così da verificare la possibilità di accedere al programma e di acquisire specifiche consulenze. In sostanza, si guarda al passato, ma anche al futuro del consumatore post-crisi: sempre puntualmente informato, consapevole e in grado di compiere la migliore scelta in relazione alla sue esigenze. La strada maestra è formazione, informazione, assistenza. Sembrano concetti di semplice buon senso, quel buon senso che, però, durante il boom dei subprime tutti avevano dimenticato.

COSA CAMBIA A CASA NOSTRA

A casa nostra, il sistema delle tutele è più solido, anzi le norme si sono susseguite freneticamente e gli operatori sono attualmente tenuti a un’ampia serie di obblighi informativi, che si differenziano a seconda del tipo di contratto (prodotto bancario, prodotto assicurativo, servizi di investimento) e delle caratteristiche del cliente  (clienti al dettaglio, professionali e controparti qualificate). Le regole non mancano, anzi forse sono troppe, e in questa alluvione di informazioni niente di più facile che annegare.
La Banca d’Italia ha così deciso di intervenire, predisponendo un documento di consultazione per la modifica della disciplina in materia “di trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari nonché di correttezza delle relazioni tra intermediari e clienti”. (2) Secondo le autorità di vigilanza, la modifica è necessaria perché, nella prassi applicativa, nascono problemi connessi a “eccesso di informazioni fornite alla clientela, numero elevato di documenti cartacei, analiticità di alcune prescrizioni”. Èallora necessario un intervento di semplificazione della documentazione. I documenti informativi, che dovranno essere redatti secondo tecniche conformi alle migliori prassi di comunicazione al pubblico, e perciò la Banca d’Italia, avvalendosi della collaborazione di esperti in materia, mette a disposizione “modelli che gli intermediari si limiteranno a riprodurre”, saranno semplificati in modo tale da ridurre i costi, rendere l’informativa più chiara e favorire la comparabilità delle informazioni. Ci sarà anche una standardizzazione dei documenti informativi, sulla scia di quanto già previsto dalla direttiva comunitaria in materia di credito ai consumatori (ancora da recepire) con le sue “Informazioni europee di base”, e un maggior impiego di indicatori sintetici per consentire l’immediata percezione del costo legato al prodotto offerto. (3)
È importante sottolineare che la standardizzazione riguarderà anche alcuni prodotti come il “conto corrente semplice”, destinato a fasce di clientela con esigenze finanziarie elementari. Naturalmente, in base al principio di proporzionalità, destinatari degli obblighi informativi sono esclusivamente i clienti al dettaglio, definizione che comprende non solo consumatori ma anche professionisti, enti senza finalità di lucro e piccole e medie imprese, con fatturato annuo inferiore a 5 milioni di euro.

ASPETTANDO BRUXELLES

Il compratore del servizio o del prodotto finanziario, al quale sia fornita in modo completo, chiaro e semplice tutta la necessaria informazione, può tuttavia non essere sempre in grado di comprendere ogni implicazione derivante da una determinata scelta economico-finanziaria, perché troppo complessa o per mancanza di esperienza.  L’intermediario deve, quindi, fare qualcosa di più: assistere il cliente nella comprensione di ogni aspetto rilevante, compiendo a sua volta una valutazione delle sue caratteristiche ed esigenze, e accompagnarlo nella migliore scelta possibile. La direttiva sul credito ai consumatori prevede espressamente che gli intermediari forniscano “chiarimenti adeguati” per consentire ai clienti di valutare se il credito è adatto alla loro situazione finanziaria, e che svolgano una attenta valutazione di merito prima della conclusione del contratto. Questi interventi dovrebbero poi coordinarsi con i piani da tempo lanciati dall’Unione Europea sull’educazione finanziaria. (4)

LA STRADA È ANCORA LUNGA

Al di qua e al di là dell’oceano, i programmi su informazione ed educazione finanziaria sono tanti ed è forte la consapevolezza che solo la correttezza e l’impegno di tutti i protagonisti sarà in grado di assicurare la migliore tutela del singolo e del sistema nel suo complesso. Ma non bisogna illudersi, la strada è ancora lunga: secondo indagini della Banca d’Italia il 52 per cento degli intervistati non è in grado di distinguere tra azioni e obbligazioni, il 40 per cento non è a conoscenza del diverso grado di rischio connesso al singolo investimento piuttosto che a un portafoglio di investimenti, e il 62 per cento non è in grado di calcolare il tasso di interesse composto. (5)

(1) www.MakingHomeAffordable.gov.
(2) Restano pertanto esclusi gli obblighi in materia di prestazione di servizi di investimento e di vendita di prodotti assicurativi. Banca d’Italia, Documenti per la  consultazione, 10-3-2009.
(3) Direttiva 2008/48/Ce relativa ai contratti di credito ai consumatori. In Guce L133/66 del 22-5-2008.
(4) Nel 2007 la Commissione ha emanato una comunicazione in materia di “Educazione Finanziaria”, COM(2007)808.
(5) First Meeting of the export Group on Financial Education, 7th October 2008, Brussels, National Strategies for Financial Education Report.

Foto: Il New York Stock Exchange

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ITALIA IN CONTROTENDENZA SUGLI AIUTI ALLO SVILUPPO

  1. marco calendi

    Prima di parlare di educazione finanziaria bisognerebbe parlare di educazione civica in Italia. Inoltre, bisognerebbe fare educazione alla legalità, al rispetto dell’ambiente ecc, ecc. Cioè si tradurrebbe nel rifondare questo paese dalle sue origini, riscrivere la storia dell’Italia. Vedi caso terremoto abruzzo, una scossa del 5,8 richter e viene giù tutto, anche ospedali, prefetture scuole, università ecc. Chi è che ha il coraggio di parlare di educazione finanziaria quando non si è fatto altro che passare fregature ai consumatori ed imprenditori da sempre senza che qualsivoglia istituzione finanziaria sia stata sottoposta a penalità o altro!

  2. maurizio

    Come al solito la colpa è del cliente che non capisce nulla. Io sono un ex dipendente di banca felicemente in pensione da 14 mesi e vi posso dire, che pur ringraziando la banca, per avermi dato quello che ho, nel vedere colleghi che collocano investimenti fasulli, polizze vita a 85nquenni,e dare spiegazioni, che nemmeno Giulio Verne avrebbe potuto immaginare, non vedevo l’ora di uscirmene tutte le banche con corsi di 8 ore credono che i loro dipendenti, che nemmeno conoscono, riescano a far fronte a subdole clausole e labirinti di parole senza significato, a produrre, logicamente in cambio di denaro, contratti extra terrestri. Nelle banche bisogna guardare verso i grandi dirigenti e non verso i poveri impiegati, tanto chi ci guadagna è il dirigente e chi perde è l’impiegato. I corsi di preparazione bisognerebbe farli ai grandi capoccia, forse qualcosa cambierebbe.

  3. gvilla

    Fino a quando non viene assicurato al cliente il ‘diritto al credito’, anche la più dettagliata informazione non serve proprio a nulla. I banchieri, tanto i nuovi quanto quelli incalliti che ci hanno disastrato fino ad oggi, hanno tradotto e tradurranno queste ‘promesse attenzioni’ in decine e decine di fogli di carta ‘da firmare comunque tu voglia’, dove il linguaggio ‘banchese’ e quello ‘avvocatese’ si è ulteriormente sviluppato in clausole che solo apparentemente cercano di convincere il sottoscrittore che ‘appartengono a nuovi regimi di tutela’ (vedi Mifid). E non ci si venga a dire che, tanto, se non sono contento di una Banca, posso andare dall’altra: esse ‘si copiano’ le più astruse condizioni, facendo a gara a chi se ne inventa di più. E non solo per coloro che hanno ‘diritto al credito’, ma anche a coloro che tentano di ‘affidare i loro sogni’ (leggi il loro risparmio), continuamente saccheggiato da spese, commissioni, oneri, valute, spread, recuperi spese, diritti, postali, penali, periodicità di capitalizzazioni, e … cattivo servizio ecc.

  4. Melinossa Giovanni

    Per quanto sia ammirevole l’impegno che i governi occidentali stiano mettendo in campo, resta da chiarire pero’ un concetto importante. I servizi di consulenza gia’ ci sono e sono discretamente accettabili se pur orientati alla vendita, ma l’assistenza e’ un ulteriore servizio che le banche dovrebbero accettare di mettere in campo quanto prima; purtroppo rimane il timore che il maggior tempo dedicato al singolo cliente si possa tradurre in un aggravio di costi ed oneri specifici e generali di contratto e che pertanto la maggior tutela del cliente private di un istituto bancario possa nuocere economicamente sul soggetto assistito. Si spera che cio’ venga chiarito in sede di compilazione dei nuovi fogli informativi e schede sintetiche che i vari istituti di credito e compagnie finanziarie si apprestano a modificare, ritenendo opportuno un attento monitoraggio delle Banche Centrali Nazionali.

  5. angelo

    E intanto i soldi veri li ha visti solo la Marcegaglia, ma noi piccoli imprenditori del sud, di poco peso ma di alto spessore, manco un euro. Provate ad andare in banca a napoli a chiedere un fido ( mi sembra di avere una malattia contaggiosa scappano tutti!), ma i tremontibond? Solo una finta. Ho qualcosa per tappare le falle delle banche italiane? E intanto gli strozzini fanno affari d’oro, come si dice al mio paese: comprano con i piedi e vendono con le mani. Viva l’Italia. Meditate gente.

  6. BOLLI PASQUALE

    La Banca ha avuto con il cliente sicuramente un rapporto, ma questo non è stato mai di amore. Il rapporto è stato sempre vissuto con diffidenza, con incomprensione e sovente con tantissimi tradimenti. Il rapporto non è mai stato paritario, perchè la Banca ha avuto nei confronti del cliente un rapporto distaccato e spesso di sopraffazione. Quante volte il povero cliente si è trovato la Banca che non ha capito o non ha voluto capire le sue esigenze? Quante volte il povero cliente si è trovato un interlocutore più burocrate e meno imprenditore? Quante volte il povero cliente si è trovato nella impossibilità di far capire che le condizioni della concessione creditizia erano troppo onerose per il suo bilancio? Quante volte il povero cliente si è trovato nella condizione imposta di prendere o lasciare? Quante volte il povero cliente si è trovato con tassi e spese diverse da quelle stabilite e mai comunicate? Quante volte il cliente ha capito che il merito creditizio non si calcola con stesso concetto, perchè se interviene la politica, tutto si fa e tutto si ottiene, anche senza Basilia 2 e merito creditizio?

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