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TEST D’INGRESSO A MEDICINA, SPRECO DI CAPITALE UMANO

A Trieste e Udine e a Roma verrà sperimentato a settembre un nuovo meccanismo per l’ammissione ai corsi di laurea in Medicina e chirurgia. Ma l’unica vera differenza con il vecchio sistema è che si potrà sostenere il test in una università e fare domanda di ammissione in un’altra sede. Non risolve il problema degli studenti respinti in una sede, ma con un punteggio che permetterebbe l’iscrizione in un ateneo diverso. L’introduzione di un test unico per Medicina e Odontoiatria, poi, potrebbe addirittura peggiorare un sistema che già ora non brilla per efficienza.

Negli ultimi mesi il Miur aveva annunciato l’intenzione di sperimentare, per l’anno accademico 2011/2012, graduatorie regionali per i test di ingresso ai corsi di laurea in Medicina e chirurgia. La sperimentazione poteva rappresentare un primo miglioramento dell’inefficiente meccanismo di selezione usato fino all’anno scorso in tutte le sedi universitarie, che prevedeva un test unico a livello nazionale, ma una graduatoria diversa per ogni università. In questo modo, gli studenti respinti in una sede seppure con un punteggio sufficiente per entrare in un altro ateneo, risultavano comunque esclusi.

COME FUNZIONA IL MECCANISMO SPERIMENTALE

Purtroppo, il meccanismo con cui a settembre 2011 verranno aggregate le graduatorie in via sperimentale per le facoltà di Medicina delle università di Trieste e di Udine e, separatamente, per le due facoltà di Medicina dell’università la Sapienza di Roma, non cambia pressoché nulla rispetto al sistema precedente. Nel decreto ministeriale del 15 giugno scorso, il Miur ha infatti stabilito che le graduatorie per le sedi aggregate verranno realizzate con il seguente meccanismo:

1. gli studenti sono liberi di sostenere il test in una qualunque delle sedi aggregate (per esempio, a Udine o a Trieste);
2. dopo la pubblicazione di una graduatoria unica, gli studenti dovranno esprimere le proprie preferenze tra gli atenei che fanno parte dell’aggregazione;
3. i posti disponibili in una facoltà di Medicina saranno poi assegnati ai migliori studenti al test che hanno espresso come prima preferenza quella data facoltà: per esempio, a Medicina a Udine entrerà prima chi ha il punteggio più alto tra coloro che hanno segnalato Udine come prima scelta, fino a copertura dei posti, e poi eventualmente i migliori che hanno indicato Udine come seconda preferenza, se ci sono posti disponibili residui, e altrettanto accadrà a Trieste;
4. anche in caso di “ripescaggi”, verrà data la precedenza ai migliori studenti che hanno indicato come prima scelta l’ateneo dove si saranno liberati i posti.
Cerchiamo ora di capire con un esempio il (non)senso di questo meccanismo. Per semplicità, supponiamo che ci siano quattro studenti che desiderano studiare Medicina a Udine o a Trieste e un solo posto disponibile in ciascuna di queste due università. I quattro studenti sostengono la prova in una delle due sedi, che non è necessariamente l’università dove preferirebbero iscriversi. Viene quindi pubblicata una graduatoria unica per i quattro candidati. Ipotizziamo che il primo studente in graduatoria realizzi 80 punti, il secondo 70, il terzo 60 e il quarto 50; i primi due preferiscono Udine a Trieste e gli ultimi due Trieste a Udine. A Udine verrà ammesso il primo studente nella graduatoria aggregata, mentre a Trieste entrerà quello che ha totalizzato 60 punti (cioè il terzo in graduatoria) e non invece lo studente che, pur avendo conseguito un punteggio più alto (70 punti e secondo in graduatoria), ha indicato Trieste come seconda scelta. Anche se il terzo in graduatoria decidesse di non iscriversi a Medicina e quindi si liberasse il posto a Trieste, questo verrebbe assegnato al migliore dei non ammessi la cui prima preferenza è Trieste e cioè a chi, nel nostro esempio, ha totalizzato 50 punti. In pratica, affinché il secondo in graduatoria possa studiare Medicina è necessario che il primo in graduatoria decida di non iscriversi a Medicina o che a Trieste non si iscriva nessuno. La tabella 1 riassume l’esempio appena proposto.

Tabella 1

Pertanto, l’unica vera differenza tra il meccanismo che sarà sperimentato a settembre e il “vecchio sistema”, che continuerà a essere utilizzato in tutte le altre università, è che il primo permette di sostenere il test in un’università e di fare domanda di ammissione in un’altra sede, mentre il secondo obbliga uno studente a sostenere il test nella sede dove poi intende studiare. In sostanza si risparmia qualche biglietto del treno (ovviamente non nel caso delle due facoltà di Roma).

TEST UNICO PER MEDICINA E ODONTOIATRIA

Il decreto ministeriale del 15 giugno introduce però una seconda novità: l’utilizzo, per ciascuna università, di un unico test per Medicina e chirurgia e per Odontoiatria e protesi dentaria. Fino all’anno scorso, l’accesso a Medicina e a Odontoiatria veniva decretato sulla base dei risultati di due test differenti, somministrati in due giorni consecutivi. Pertanto, chi non era ammesso a Odontoiatria, poteva sperare di iscriversi a Medicina (o viceversa) se in possesso di un punteggio adeguato nel test per Medicina. Se l’utilizzo di un unico test per entrambi i corsi di laurea sarà gestito come per la sperimentazione delle facoltà di Medicina di Udine e Trieste (il decreto ministeriale non descrive in dettaglio come ciò accadrà effettivamente), allora avremo un sicuro peggioramento: diversamente dall’anno scorso, un buon candidato respinto a Odontoiatria non potrà più iscriversi a Medicina o viceversa. Se invece, a fronte del test unico, le graduatorie per Odontoiatria e Medicina rimarranno separate e ciascun candidato, dopo
aver segnalato il proprio interesse in tutti e due i corsi di laurea, verrà ins rito automaticamente in entrambe, allora non avremo una perdita di efficienza e torneremo in sostanza al vecchio sistema, eliminando però la necessità di somministrare due test differenti. In pratica, per capire se l’utilizzo di un unico test per Medicina e Odontoiatria comporterà solo minori spese o invece genererà anche perdite di efficienza, è necessario aspettare che il ministero descriva in dettaglio il funzionamento del meccanismo di ammissione ai due corsi di laurea. È però chiaro che il meccanismo delle graduatorie aggregate fa temere il peggio, e cioè che a entrare a Medicina e Odontoiatria non saranno i migliori in assoluto al test, ma i migliori che avranno indicato rispettivamente in Medicina e Odon
toiatria la propria prima preferenza.
A parziale credito del Miur va detto che l’introduzione di una graduatoria unica per Medicina o Odontoiatria presenta una serie di problemi non banali (per esempio, tempi tecnici lunghi, problemi legali). Ciononostante, non è impossibile trovare sistemi alternativi che consentano davvero agli studenti di presentare domanda di ammissione in più sedi universitarie e che possano inoltre funzionare in tempi tecnici ristretti. Al contrario, il meccanismo di aggregazione delle graduatorie che verrà sperimentato a settembre non cambia nulla rispetto al vecchio sistema e si fa dunque fatica a capirne la ragione d’essere. Come se ciò non bastasse, l’introduzione di un test unico per Medicina e Odontoiatria potrebbe addirittura peggiorare un sistema che già ora non brilla per efficienza.

Per saperne di più
A critical assessment of the admission process to Italian schools of medicine
Students on the move

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ROCK’N’ROLL SUICIDES

  1. alberto ferrari

    Ma che senso ha un test di ammissione per Medicina. Non sarebbe più serio rendere libera l’iscrizione al primo anno e assegnare dopo, sulla base della totalità degli iscritti, un numero di posti a ciascuna università per la selezione al passaggio al secondo anno sulla base degli esami effettuati e dei voti ottenuti. Si capirebbe così, dopo l’impatto con un anno di studi, chi ha la necessaria tensione umana e capacità intellettiva per affrontare un corso di studi ed una professione abbastanza particolari ed impegnative e che un test, fatto a dei liceali, sulla base di un generico nozionismo, non riesce sicuramente a far emergere. Per chi non passa il primo anno gli esami sostenuti sarebbero non persi, ma utili per altri percorsi formativi universitari ( scienze infermieristiche, biologia, ecc) .

  2. Marcello Battini

    La migliore soluzione per i test d’ingresso nelle facoltà (specie quella di medicina) è la loro abolizione. In un Paese ad economia liberista, concetto sempre richiamato quando serve e regolarmente disatteso quando serve, è un non senso. Contrasta con la libertà di scelta dei singoli, con il principio della concorrenza e con quello della giustizia e dell’equità. La giustificazione che mancano i posti per fare pratica non à sostenibile. Quanto al numeor dei posti di lavoro, c’è sempre la posibilità di emigrare, come già avviene per altri laureati. Serve solo ad alimentare una consorteria. Sinceramente mi dispiace perdere del tempo a trattare questioni dinessun valore come questa. V’invito caldamente a concentrare le vostre energie intellettuali su cose più importanti per il Paese. Queste non sono poche.

  3. Massimo Felice Abbate

    Art. 34 Costituzione Italiana: “O M I S S I S i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze che devono essere attribuite per concoro.”

  4. Ivano Mosconi

    La soluzione proposta da Alberto Ferrari sarebbe ideale in un paese normale. Purtroppo siamo in Italia, paese delle consorterie, del familismo, delle raccomandazioni. Possiamo immaginare quali forze scenderebbero in campo per orientare i risultati in modo che chi “deve” andare avanti possa farlo a scapito dei più meritevoli. Ricordiamo che ci sono stati padri che si sono ppresentati alle prove al posto dei figli.

  5. Raffaele

    Cercare di “copiare” (in modo alquanto approssimativo, secondo me) altri sistemi, in questo caso quello americano, non risolve le problematiche e la terzietà dei test a medicina. Non so se siete d’accordo con me.

  6. SD

    Questo parte dal presupposto che “Trieste” e “Udine” siano due università uguali. in realtà il fatto che esistano università migliori di altre porta a una maggior concentrazione di studenti dotati in questi poli (come accade anche nell’esempio, che i PRIMI due scelgano la stessa facoltà). il fatto che uno studente sia escluso da quel polo può significare che, pur essendo migliore di altri candidati, non sia considerato idoneo per qurl polo. soprattutto considerato che su 100 posti e 150 richieste, chi viene escluso è il 101esimo, che non è detto sia poi così dotato.

  7. Giuseppe Raffaele

    I test non servono a niente. In un paese liberista, ognuno deve potersi iscrivere dove meglio crede. Se riuscirà, conseguirà il titolo e , a quel punto dovrebbe nascere la vera selezione, attraverso l’eliminazione di ogni sistema di accreditemento del servizio Sanitario che, è naturalmente regolato non dal merito ma dalle conoscenze e dagli agganci con la pliotica che gestisce le Asl. Ogni medico deve poter lavorare liberamente ed il Ssn lo pagherà in base ai pazienti che curerà, i quali saranno liberi di scegliere in base alla qualità del servizio offerta e non in base ai medici proposti per “decreto” dal servizio Sanitario. La stessa regola dovrebbe valere anche per gli ospedali.

  8. enzo

    Credo che lo spreco più grande sia quello di non aumentare il numero di iscrizioni a medicina sapendo che fra pochi anni i posti liberi saranno superiori ai medici sul mercato del lavoro (interno) . I giovani che oggi si sentono dire dai nostri governanti che non trovano lavoro perché non accettano i lavori che fanno gli extracomunitari domani si sentiranno dire che non possono fare nemmeno lavori che desidererebbero fare perché questo costerebbe troppo al sistema. a parte questo, per quanto riguarda il criterio di selezione credo 1) che la selezione debba essere differenziata per ateneo perchè le facoltà non sono tutte uguali ed è giusto che i criteri di ammissione siano diversi 2) che gli studenti abbiano il diritto di partecipare a più selezioni presso più università perchè se non si è fra i migliori ad una selezione non è detto che non lo si sia per un’altra 3) che l’unico criterio di selezione debba essere quello del merito (test d’ammissione possibilmente sensato).

  9. cate

    il test d’ingresso è giusto, non vedo altro tipo di selezione. Se non ci fosse il numero programmato ci sarebbero migliaia di iscritti e il lavoro lo troverebbero solo i figli dei medici o di chi conta o comunque aumenterebbero i disoccupati che a differenza di altri avrebbero 11 anni di studio sulle spalle.

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