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LA RISPOSTA AI COMMENTI

Cari Lettori,

Grazie di avere commentato così numerosi il mio articolo sulla scelta della facoltà universitaria. Rispondo brevemente, e in maniera collettiva, per ragioni di tempo e spazio.
Il titolo e il riassunto iniziale —che non ho scelto: è responsabilità degli editori— suggeriscono impropriamente che l’articolo riguardi la crescita dell’Italia. Non era questo il mio intendimento. L’articolo era diretto al singolo individuo e riguardava l’opportunità economica per questo individuo di scegliere una facoltà universitaria piuttosto che un’altra. Gli effetti sociali delle singole scelte non erano il tema di questo articolo. In particolare, non credo che semplicemente cambiando la distribuzione delle facoltà universitarie scelte dalla popolazione si risolverebbe il problema della crescita. Mi dispiace del fraintendimento.
Il paragone con Singapore ha forse contribuito a questo fraintendimento. La mia intenzione non era di suggerire che l’Italia debba diventare tale e quale a Singapore in ogni suo aspetto. Il punto era solo di mostrare che ci sono società avanzate e di successo che hanno una allocazione dei talenti molto diversa da quella italiana. E che, per queste società, il capitale umano è la base del modello economico. Questo mi sembra un punto importante. E’ interessante anche comparare con modelli diversi. Gli Stati Uniti, dal punto di vista di scelta delle materie all’università, assomigliano più all’Italia umanistica che al Singapore tecnico. Di conseguenza gli USA producono pochi cervelli “autoctoni” in materie tecniche, e devono importarne dall’estero.
Alcuni lettori hanno forse interpretato l’articolo come una mancanza di rispetto nei confronti della cultura umanistica. Nulla di più lontano dalle mie intenzioni. Sono un appassionato dell’arte, della musica, ecc. E ritengo che le arti e le scienze umane e sociali siano un patrimonio importantissimo. Soltanto osservo che si può apprezzare la cultura senza farne una professione. Si può anche farne una professione, beninteso, ed è importante che qualcuno lo faccia. La questione è: quanti, in percentuale.
Alcuni lettori rivendicano il patrimonio culturale Italiano “che tutto il mondo ci invidia” a sostegno della tesi che va bene laurearsi in discipline umanistiche. Sono d’accordo che il turismo sia una risorsa importante per l’Italia. Non ne segue necessariamente che laurearsi in discipline umanistiche sia una scelta di carriera vincente (in media).
Un aspetto importante che non ho toccato nell’articolo è la vendibilità all’estero di un profilo professionale. Mi pare che discipline scientifiche ed economiche siano più trasportabili, in media, e quindi offrano un ulteriore vantaggio rispetto a discipline meno trasportabili (legge, per fare un esempio). Un lavoro all’estero, sebbene dal punto di vista dell’Italia sia una perdita (abbiamo speso soldi per istruire una persona che poi non produce in Italia), dal punto di vista individuale è spesso un ottimo lavoro.

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TRA AUSTERITÀ E STIMOLO ALL’ECONOMIA

  1. giuseppe

    … non se ne preoccupi troppo. non c´è stato nessun fraintendimento fra i lettori generato dal titolo o da qualsiasi altra affermazione. la tesi dal suo scritto emerge chiarissima, non è nient´altro che la lettura neutra dei dati. il punto è che in italia è sufficiente dire la verità per scatenare proteste e lamentele. paese di fieri poeti, filosofi e santi (tutti fieramente disoccupati).

  2. paolo

    Mi dispiace dissentire prof! Secondo la sua fredda analisi, tutti (o quasi) dovrebbero studiare ingegneria o economia; magari il PIL crescerebbe di qualche decimo di punto e più facilmente si troverebbe lavoro. Ma dove le mettiamo le attitudini di una persona? Che senso ha affrontare un corso di studi che non ti entusiasma per fare un lavoro che ti piacerà altrettanto? Dove la mettiamo la crescita e la ricchezza personale che sicuramente non sono date solo dai soldi? La vita non è solo numeri; è passione, sentimenti, cultura e tante altre cose che non riescono ad essere intrappolate in cifre! Parla uno studente in economia alla Bocconi. Io stimo infinitamente chi decide di studiare filosofia, storia, lettere, cinema e lo fa sapendo che magari affronterà una vita di stenti ma sceglie seguendo il cuore e la passione! E siamo sicuri che in termini sociali siano più utili i cervelloni informatici di singapore?! Non vuole essere una critica prof, solo un invito a riflettere su certe cose che in tempi di Spread Pil bot etc. ogni tanto sfuggono di mente!

  3. carlo

    Credo qui si proponga esattamente il contrario di ciò che serve in questo particolare momento della storia umana: una visione complessiva del mondo e della vita che solo un’accezione filosofica ai saperi può fornire.

  4. Florindo Pirone

    1) il numero di laureati in Italia è nettamente inferiore alla media Europea. E’ un liogo comune falso che siamo ‘un paese di dottori’ che non vogliono fare i lavori manuali. 2) chi contruìibuisce a determinare l’offeta del mondo del lavoro, dovrebbe anche ener conto del patrimonio e delle capacità di cui si dispone e divalorizzarle; non solo andare passivamente dietro alle richieste del mercato. 3)lo scopo della scuola non è solo quello di rispondere alla richiesta economica di prestatori d’opera che soddisfano un meccanismo finalizzato solo al profitto, ma anche quello di creare cittadini consapevoli e critici necessari ad una reale democrazia, e che nella loro vita cercano anche di seguire i loro talenti e inclinazioni. O no?

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