I flussi di immigrazione che nel recente passato hanno caratterizzato il nostro paese hanno contribuito a modificare le preferenze dell’elettorato, a favore dei partiti che sostengono una regolamentazione più restrittiva del fenomeno. Escluse, però, le grandi città. I risultati di uno studio.

La letteratura sugli effetti dell’immigrazione per i paesi di destinazione si è prevalentemente concentrata sulle conseguenze economiche (ad esempio, nel mercato del lavoro o sugli equilibri della finanza pubblica) e sulle sfide poste alle politiche pubbliche (ad esempio, in termini di integrazione scolastica). Ma le politiche pubbliche dipendono dalle preferenze dell’elettorato e un aspetto importante, finora raramente indagato, è in che misura le scelte dell’elettorato reagiscano all’immigrazione.

L’ITALIA, UN CASO INTERESSANTE

L’Italia rappresenta indubbiamente un caso di chiaro interesse per verificare l’esistenza di un nesso tra immigrazione e scelte politiche. Negli ultimi 20 anni si è avuta una crescita decisa dei flussi migratori. Per effetto di ciò, l’immigrazione è diventata una delle issues principali su cui verte il confronto politico. Nel corso delle campagne elettorali dello scorso decennio, le due maggiori coalizioni che si sono alternate al governo del paese si sono chiaramente distinte tra loro proprio sul grado di restrizione delle politiche migratorie, che ha di conseguenza oscillato nel tempo (figura 1).

Indice di restrizione delle politiche migratorie– 1994-2006

voce12345L’indice è calcolato per gli anni 1994-2006 dalla “Fondazione Rodolfo De Benedetti”. Si rimanda ai dettagli sulle componenti dell’indicatore.

UN ESERCIZIO EMPIRICO PER I COMUNI ITALIANI

Nella nostra analisi abbiamo considerato l’impatto dei flussi migratori sui comportamenti elettorali dei nativi nei confronti di coalizioni che propongono gradi diversi di restrizione con riguardo all’immigrazione. I comportamenti elettorali, misurati a livello di singolo comune, sono quelli relativi alle tre elezioni politiche dello scorso decennio (2001, 2006 e 2008). L’approccio empirico mette in relazione il cambiamento delle scelte politiche dei residenti in un comune con la variazione del numero di immigrati in quella località. Affinché i nostri risultati possano cogliere l’effetto causale dell’immigrazione sulle scelte politiche dei nativi, anziché, ad esempio, l’impatto di una qualche variabile omessa dall’analisi, facciamo uso del metodo delle variabili strumentali.(1)

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LE EVIDENZE

I risultati suggeriscono che:

  • i flussi migratori spostano l’elettorato verso i partiti favorevoli a una regolamentazione più restrittiva del fenomeno. In base alle nostre stime una crescita dell’1% della quota di immigrati sulla popolazione locale si associa ad un guadagno per la coalizione con orientamento più restrittivo  di circa 1,3 punti percentuali (fanno però eccezione le città più grandi, il che potrebbe dipendere sia da aspetti di composizione, ad es. la maggiore scolarizzazione dei residenti, presumibilmente meno esposti alla competizione degli immigrati sul mercato del lavoro, sia dal fatto che la segregazione abitativa, che comunque caratterizza gli immigrati, ne limita le possibili frizioni col resto della popolazione; è anche possibile che nelle città, dove la presenza degli immigrati è fenomeno meno recente, vi sia una maggiore consuetudine al confronto con gli altri);
  • una più elevata presenza di immigrati in un comune ha anche un effetto sulla disaffezione verso la politica, con crescita delle schede bianche e nulle e riduzione del numero di elettori (in quota degli aventi diritto);
  •  le stime mostrano come rilevino un’ampia serie di fattori socio-economici riconducibili alla diffidenza verso l’immigrazione come, ad esempio, il timore di un effetto di spiazzamento sul mercato del lavoro; la preoccupazione legata alle differenze culturali; la più elevata competizione per l’accesso ai servizi pubblici (in particolare quelli legati all’infanzia). Meno evidente risulta invece l’effetto di timori circa un aumento della criminalità associato ai flussi migratori.

 
Un caveat

Le evidenze si riferiscono a un paese, L’Italia, con una storia di immigrazione recente. Nel 1998 la quota di immigrati sui nativi era pari, secondo l’Eurostat, all’1,7% (a quel tempo era del 9% in Germania, superiore al 5% in Francia); nel 2012 aveva raggiunto l’8,1% (quelle francesi e tedesche rimanevano non dissimili da quelle osservate 14 anni prima). Gli effetti che noi abbiamo documentato potrebbero esser legati alla crescita dell’immigrazione, particolarmente sostenuta e concentrata  in un arco di tempo limitato, più che al livello della stessa.

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* Le idee e le opinioni contenute in questo articolo riflettono esclusivamente quelle degli autori e non sono in alcun modo riferibili all’Istituzione a cui gli stessi appartengono.

(1)  Tecnicamente, la componente esogena della variazione nel tempo della presenza degli immigrati è colta,  distribuendo tra i comuni gli afflussi di immigrati di una certa nazionalità sulla base dei primi insediamenti delle varie nazionalità sul territorio italiano, sfruttando la circostanza per cui gli immigrati tendono a concentrarsi nei posti dove sono già presenti loro connazionali.

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