Quale ruolo giocano i valori culturali nelle decisioni economiche individuali? Sono certamente importanti. A confermarlo è una analisi delle scelte di lavoro delle donne immigrate in Italia. Forte la relazione con la condizione femminile nel paese di origine, soprattutto se si conta di ritornarci.
Valori condivisi e comportamenti economici
L’Italia è un paese di recente immigrazione con poco più di 5 milioni di persone (erano 4 milioni e mezzo nel 2009), di cui il 52 per cento donne, che provengono da oltre cento paesi differenti: Romania (22 per cento), Albania (10 per cento), Marocco (9 per cento) e Cina (5 per cento) sono i più rappresentati. La ricchezza dei dati che origina dal fenomeno aiuta ad affrontare una questione di grande rilevanza in economia: che ruolo giocano i valori culturali – l’insieme delle preferenze, dei valori, degli atteggiamenti condivisi all’interno di gruppi sociali, etnici o religiosi – per le decisioni e i risultati economici.
Rispondere a livello empirico non è facile, poiché le scelte individuali sono dovute non solo alle differenze nei valori culturali, ma anche a molte altre variabili economiche, istituzionali o demografiche ed è difficile riuscire a scindere l’influenza di ognuna di queste componenti. Per superare questi problemi il cosiddetto “approccio epidemiologico” confronta individui che risiedono nello stesso paese ma che provengono (o i cui genitori provengono) da nazioni diverse – e dunque presumibilmente si “portano dietro” differenti background culturali. Secondo questo approccio, se gli individui con culture diverse prendono decisioni differenti nello stesso ambiente economico e istituzionale, è plausibile attribuire i diversi comportamenti a differenze nei valori culturali.
Il lavoro delle donne immigrate
Seguendo questo metodo, abbiamo analizzato come la decisione di lavorare delle donne immigrate in Italia dipenda dagli atteggiamenti culturali dei paesi di provenienza. Più precisamente, su un campione di oltre 5mila donne immigrate in Italia costruito sui dati dell’“Indagine sui redditi e condizioni di vita delle famiglie di immigrati” dell’Istat del 2009, abbiamo messo in relazione la loro occupazione con il tasso medio femminile di partecipazione al mercato del lavoro nel paese di origine, variabile considerata una buona approssimazione degli atteggiamenti culturali nei confronti del lavoro femminile e del ruolo della donna nella società di origine. Tenendo conto di caratteristiche individuali e familiari (età, livello di istruzione, stato civile, presenza di figli, periodo di permanenza in Italia, mercato del lavoro locale, tra l’altro), la nostra analisi mostra come la probabilità di lavorare sia influenzata fortemente dal tasso medio femminile di partecipazione al mercato del lavoro nel paese di origine della donna (misurato negli anni Ottanta). Se confrontiamo due donne con identiche caratteristiche dove la prima proviene da un paese A, con un tasso di partecipazione femminile più alto di dieci punti rispetto a un paese B da cui proviene la seconda, vediamo che la prima avrà una maggiore probabilità di lavorare di circa cinque punti percentuali. La figura sotto mostra una chiara relazione crescente tra il tasso di occupazione (media per paese) delle donne immigrate in Italia e il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro nel paese di origine.

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Figura 1

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Le nostre stime mostrano che, per le donne sposate, la probabilità di lavorare dipende anche dal tasso di partecipazione femminile nel paese di origine del marito (nel 30 per cento dei casi i partner provengono da paesi diversi), con un effetto simile a quello riscontrato per il tasso di partecipazione femminile nel paese della donna. Per verificare meglio se è proprio la cultura il fattore trainante oppure se l’effetto è dovuto a differenti livelli del capitale umano, abbiamo preso in considerazione varie misure di qualità di quest’ultimo fattore nei paesi di provenienza – come le abilità cognitive degli studenti misurate nei test internazionali tipo Pisa e Pirls o gli anni medi di istruzione delle donne: anche così continuiamo a trovare un forte legame tra occupazione delle donne in Italia e partecipazione femminile nei paesi di origine. Inoltre, la relazione non può essere attribuita ad atteggiamenti discriminatori nel mercato del lavoro verso particolari etnie perché, se così fosse, avremmo dovuto riscontrare un effetto analogo per i maschi immigrati che, invece, non abbiamo rilevato. A comprovare il ruolo dei valori culturali, la relazione tra occupazione individuale e tasso di partecipazione femminile del paese è più forte quando gli immigrati mantengono legami più stretti con i paesi di origine (ad esempio, quando programmano di tornarvi o non comprano casa in Italia). Infine, si è cercato di verificare se l’influenza culturale è principalmente dovuta a differenze nelle religioni professate nei diversi paesi: i risultati mostrano che il credo religioso ha un forte impatto sulle decisioni individuali ma, a parità di religione, anche altri valori culturali giocano un ruolo importante nelle decisioni di lavoro delle donne.
In conclusione, l’evidenza empirica per l’Italia, in linea con quella di altri paesi, conferma che i valori culturali e le preferenze condivise nei gruppi etnici, sociali o religiosi giocano un ruolo fondamentale nei comportamenti economici individuali e non possono essere trascurati nella definizione delle politiche relative a questi temi.

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