Finalmente Myanmar ha un governo eletto democraticamente. Si tratta ora di rispondere alle aspettative di sviluppo e di miglioramento delle condizioni di vita suscitate proprio dai cambiamenti a livello politico. Stabilità economica, forte crescita del settore privato e investimenti esteri.
Myanmar dopo le elezioni
Paralizzato per cinquanta anni da dittature repressive e incapaci di sviluppo, dopo aver finalmente imboccato un intenso percorso di riforma nel 2011, il Myanmar ha confermato un forte desiderio di cambiamento scegliendo, con il 77 per cento dei consensi, Aung San Suu Kyi alle elezioni politiche di novembre 2015.
La vittoria storica della National League for Democracy (Nld), ottenuta con elezioni libere e trasparenti, ha segnato una tappa fondamentale nello sviluppo politico del paese e creato grandi aspettative di miglioramento delle condizioni di vita. Per rendere irreversibile il processo di riforma ed evitare possibili rigurgiti reazionari, Aung San Suu Kyi insieme al nuovo presidente, Htin Kyaw, e all’esecutivo formato il 25 marzo 2016 dovranno riuscire a soddisfare almeno in parte queste aspettative e dunque affrontare in modo efficace le principali sfide del paese: dalla pacificazione nazionale alla revisione costituzionale, all’integrazione economica e sociale delle masse rurali, passando per la costruzione delle infrastrutture, il miglioramento del sistema educativo e la modernizzazione di una macchina pubblica totalmente inefficiente.
In ambito strettamente economico sarà fondamentale riuscire a mantenere la stabilità con un elevato tasso di crescita del prodotto interno lordo e creare nuovi posti di lavoro. Obiettivi che potranno essere raggiunti favorendo lo sviluppo del settore privato, attirando gli investimenti esteri, incoraggiando la trasformazione strutturale dall’agricoltura all’industria, la creazione di maggior valore aggiunto nella trasformazione delle materie prime e la diversificazione delle esportazioni.
Sviluppo del settore privato e investimenti esteri
Per mantenere una forte crescita economica in Myanmar è necessario aumentare la produttività delle attività esistenti e crearne di nuove, ma entrambi gli sforzi richiedono maggiori investimenti da parte del settore privato. L’evidenza empirica mostra infatti con chiarezza una relazione positiva tra la quota di investimenti privati sul totale e il tasso di crescita del Pil. E nel mondo, nove posti di lavoro su dieci si trovano nel settore privato. Mercati più accessibili e competitivi consentono ai paesi a basso reddito, come il Myanmar, di intraprendere percorsi di crescita per affrancarsi dalla povertà. Anche i flussi migratori dalle campagne verso le città, che inevitabilmente accompagneranno la trasformazione strutturale dall’agricoltura all’industria, potranno essere assorbiti soltanto da un’espansione del settore privato.
La piattaforma economica di Nld è stata soltanto abbozzata nel manifesto elettorale presentato alla vigilia delle elezioni di novembre 2015, ma Suu Kyi ha più volte indicato di voler contare sul settore privato per creare nuovi posti di lavoro e ridurre la povertà. La comunità internazionale appare condividere questa strategia e la Banca di sviluppo asiatico, insieme alle altre agenzie di cooperazione presenti nel paese, ha elaborato una proposta che prevede lo sviluppo del settore privato attraverso il rafforzamento del ruolo del diritto e la regolamentazione dell’attività d’impresa, l’accesso al credito, la promozione del commercio, la ristrutturazione delle imprese pubbliche e la costruzione di capitale umano e infrastrutture.
Se la strategia avrà successo, oltre al fiorire di attività economiche locali, ci si può aspettare una ripresa del forte afflusso di investimenti diretti esteri che avevano salutato con entusiasmo l’inizio del processo di riforma nel 2011, per poi rallentare nel periodo 2012-2014 in attesa degli esiti elettorali e di una conferma di sufficiente stabilità politica ed economica.
Figura 1
Gli investimenti esteri, se adeguatamente regolati, possono portare capitali, posti di lavoro, conoscenze e sbocchi su nuovi mercati per le imprese di Myanmar, rimaste a lungo isolate dal resto del mondo. Possono inoltre contribuire allo sviluppo di nuove industrie e nuovi prodotti e favorire la diversificazione dell’economia e delle esportazioni, rendendo il paese meno vulnerabile agli shock esterni.
Se incoraggiati da un dinamico settore privato locale e combinati con una buona prestazione del settore agroindustriale – in grado di favorire la trasformazione strutturale dalla agricoltura all’industria e ai servizi, dove la produttività del lavoro è più alta – forti investimenti esteri potrebbero permettere al Myanmar di raggiungere il gruppo dei paesi a reddito medio nei prossimi quindici o venti anni.
Rimane da verificare se Nld da movimento di opposizione saprà farsi ente di governo e saprà dimostrare che dietro la figura della Aung San Suu Kyi esiste un partito con le competenze tecniche e la levatura istituzionale per guidare il paese. Sarà anche necessario spiegare alla gente che un significativo miglioramento delle condizioni di vita richiederà tempi lunghi, certamente superiori ai cinque anni di questa legislatura.
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