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Le conseguenze economiche di Fidel Castro

La morte di Fidel Castro spinge a fare un bilancio sulla sua eredità economica. Crisi degli anni Novanta a parte, i cubani hanno mantenuto un reddito più elevato rispetto ad altri paesi latino-americani. Qualche ombra in più sui progressi per garantire migliori condizioni di vita alla popolazione.

Cuba nel 1959

La Revolución ha ormai quasi sessanta anni e, senza che ce ne voglia Zhuen Lai, qualche ragionamento sull’eredità economica lasciata da Fidel Castro è possibile, pur considerando che le redini di Cuba sono nelle mani di Raúl dal 2006, che governa da solo dal 2009. I confronti non solo sono sempre odiosi, ma quando ci si cimenta su periodi lunghi e tra paesi sono anche molto difficili. Per Cuba poi sono veramente una sfida: le statistiche ufficiali sono carenti, raramente soddisfano gli standard internazionali e ci sono stati sempre tassi di cambio multipli.
Ciò detto, il 1° gennaio 1959, quando el Ejército Rebelde (l’esercito ribelle) scacciò dal potere la dittatura spesso spietata del generale Fulgencio Batista, Cuba era un’economia aperta e fortemente dipendente dal commercio con gli Stati Uniti, destinazione di due terzi dell’export (soprattutto tabacco e zucchero) e origine del 70 per cento dell’import. I cubani avevano uno dei redditi più alti in America Latina – superato solo da Venezuela, Uruguay e Argentina (quest’ultima, a seconda della fonte). Il paese disponeva anche di eccellenti infrastrutture, soprattutto per l’export e le classi abbienti che possedevano autoveicoli. Completamente orientata al mercato internazionale, l’agricoltura era fortemente capitalizzata, forse anche troppo per un paese con un surplus di manodopera.

Confronto con Uruguay e Repubblica Dominicana

Cosa è successo in 58 anni di Castronomics? Date dimensioni e condizioni di partenza comparabili, il paragone con l’Uruguay è particolarmente utile, così come quello con la Repubblica Dominicana, che occupa metà dell’isola di Hispaniola e il cui reddito pro capite nel 1953 era invece circa un terzo del cubano.
Nel 1990, dopo tre decenni di regime comunista a Cuba e il fallimento di politiche di vario tipo (tra cui quelle dei Chicago Boys negli anni Settanta e di stampo invece eterodosso negli anni Ottanta) in Uruguay, la situazione si era invertita: i caribeños erano diventati più benestanti (in termini di parità di potere d’acquisto in dollari correnti) degli orientales. Un primato relativo che persero negli anni Novanta, quando alla crisi provocata a Cuba dalla scomparsa dell’Unione Sovietica corrispose in Uruguay il successo del neo-liberalismo. Negli ultimi quindici anni Cuba ha ripreso il sopravvento, e sono anni in cui ambedue i paesi, come la Repubblica Domenicana, hanno fatto registrare tassi di crescita importanti, anche se il divario rispetto agli Stati Uniti permane assai vasto.

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Fonte: World Bank, WDI

Figura 1

Quella degli elementi materiali, che per l’appunto compongono il Pil, è però solo metà della storia. “El orgullo de la Revolución” – l’orgoglio della rivoluzione – è il progresso fatto nel garantire migliori condizioni di vita alla popolazione, e in questo l’Indice di sviluppo umano – che l’Unpd- United Nations Development Programme calcola dal 1990 a partire dall’approccio teorico delle capabilities di Amartya Sen – conforta solo parzialmente la narrazione dei dirigenti dell’Avana e dei loro agiografi in Occidente. Cuba ha sì registrato progressi – fatto 100 il livello degli Stati Uniti, il differenziale si è ridotto con l’indice che è passato da 78 a 84 se si fa il confronto ad anno equivalente, da 78 a 89 se lo si fa rispetto al valore americano del 1990. Ma il “distacco” con l’Uruguay si è ampliato e soprattutto i miglioramenti dell’ultimo quarto di secolo sono stati inferiori rispetto alla Repubblica Dominicana. Tra i paesi dell’America Latina, mentre il Cile è passato tra il 2010 e il 2014 dal 45° al 42° posto nel ranking globale e l’Uruguay è rimasto alla 52° posizione, Cuba ne ha perse parecchie, da 53° a 67°.

Tabella 1

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Fonte: UNDP

Se guardiamo alcuni indicatori specifici, l’evoluzione è stata contrastata. Nascendo nel 1960, un cubano poteva attendersi di vivere 64 anni, un po’ meno che un uruguayano (68) o un americano (70), molto di più che un dominicano (52). Nel 2014 la situazione era completamente diversa: l’aspettativa di vita ha raggiunto lo stesso livello degli Usa (79), superando l’Uruguay, ma veri e propri passi da gigante li ha fatti anche la Repubblica Dominicana. Per quanto attiene all’alfabetismo, se Cuba si conferma esemplare con un tasso ampiamente superiore al 99 per cento per entrambi i generi, dal 2012 al 2014 si è registrata una leggera flessione.
Tirando quindi le somme di 58 anni di Castronomics, viene da chiedersi che ne è stato dello sviluppo umano dei cubani, della ricerca di condizioni di vita migliori che aveva proprio ispirato la rivoluzione del Lìder Maximo.

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  1. comparazione molto interessante drei che per le potenzialità insite nel sistema cubano i risuktati possono essere considerati abbastanza buoni.

    • andrea goldstein

      Il confronto è fatto con UY perché aveva un reddito pc simile a CU nel 1959 e RD perché occupa metà dell’isola caraibica più simile a CU. Gli USA non sono un confronto ma un semplice benchmark — volente o nolente è il grande paese più ricco al mondo.

      • QualeWelfare

        Uruguay? sì bene, non era l’unico paese ad avere un reddito pc simila a Cuba, come si dice nello stesso articolo..dunque..ampliamo la selezione… Su RD non capisco proprio l’argomentazione, ma che significato ha “che occupa metà isola caraibica più simile a Cuba”? sul punto due considerazionI: 1) ok, perchè non confrontare tutti gli indicatori “sociali” di Cuba con RD? …. ci saranno sorprese interessanti, invece che guardare indici come HDI!.; 2) guardiamo anche l’altra parte dell’isola, cioè Haiti, se ne vedranno ancora di più belle (!) o senza ragione (scientifica) alcuna consideriamo solo RD ? Il bias nella selezione dei casi è uno degli strumenti più efficaci (se volontario) o dei rischi più diffusi (se involontario) che distorcono i risultati di una comparazione..bisogna essere molto attenti… Last but not least, non è questione di volenti o nolenti, è questione che paragonare un paese dell’area caraibica con gli USA non ha nessun senso,e comunque, questo è un confronto già più sofisticato: https://www.left.it/2016/12/02/cuba-e-usa-a-confronto-indovinate-chi-e-il-migliore/ …..benchè continuo a pensare non abbia alcun senso sul piano scientifico.

      • Qualewelfare

        perbacco, forse dovremmo fare il gioco “trova l’intruso”..qual’è ilprimo paese latinoamericano con i migliori indicatori di salute nella selva di paesi europei, capitalisti ad economia avanzata? as usual, have fun.. https://www.bloomberg.com/news/articles/2019-02-24/spain-tops-italy-as-world-s-healthiest-nation-while-u-s-slips

  2. QualeWelfare

    Possiamo pensare tutto il male possibile di Cuba, ma per farlo, e dichiararlo, bisogna documentarsi, utilizzare e riportare i dati in forma precisa, imparziale e corretta. L’articolo non lo fa ed è anzi un perfetto esempio di utilizzo dei dati in modo di distorto (a fini di propaganda?..). Qualche esempio:i) la selezione dei casi: perchè confrontare Cuba solo con Uruguay e Repubblica Dominicana (e USA, che non ha nessun senso..ma lasciam perdere) e non con tutti i paesi dell’area America Latina e Caraibi? ii) con riferimento all’Indice di sviluppo umano, i riferimento al fatto che il “distacco con l’Uruguay si è ampliato” è ridicolo, siamo nell’ordine di 0.0X ; iii) alfabetismo: si afferma che tra il 2012 e il 2014 si è registrata una leggera flessione, ma non si riportano dati; iv) più grave, si cela il fatto che il Prodotto nazionle lordo pro capite entra nel calcolo dell’Indice di Sviluppo Umano, che dunque non riguarda solo aspetti “sociali” come albatestimo, mortalità infantile, ecc..ma considera un indicatore di cui si è già ampiamente detto… Una valutazione corretta dovrebbe, dopo aver analizzato l’andamento del PIL pro capite:
    * comparare Cuba con tutti i paesi dell’area America Latina e Caraibi;
    * per quanto concerne gli effetti sociali,selezionare i singoli indicatori che compognono l’Indice di Sviluppo Umano..come tutti coloro bene informati e imparziali sanno,ne emerge una storia e una collocazione di Cuba ben differente da quella riportata qui in modo parziale

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