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Fortino Siae assediato dalla concorrenza*

L’Antitrust deve pronunciarsi su presunte condotte abusive Siae, la società che finora ha gestito i diritti di autore nell’industria musicale. Siae rivendica almeno due monopoli naturali, ma l’Autorità sembra orientata a dar ragione ai suoi concorrenti.

Diritti d’autore nel guado

L’inchiesta di Emiliano Fittipaldi per L’Espresso (007, operazione Rovazzi) sullo “spionaggio” di Siae (Società italiana degli autori ed editori) a danno di Soundreef, con tanto di servizi segreti israeliani, sembra un giallo, ma aiuta a capire la sostanza del problema: i ritardi nella liberalizzazione del mercato dei diritti d’autore, segnalati nella recente relazione annuale al Parlamento dell’Autorità antitrust, che anticipa la chiave di lettura del prossimo pronunciamento nella istruttoria (il cui termine è previsto per il 30 settembre) su “presunte condotte escludenti nella gestione e intermediazione dei diritti d’autore”.

L’Autorità deve infatti pronunciarsi su condotte abusive da parte di Siae in relazione all’articolo 102 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (abuso di posizione dominante) e sul fatto che Assomusica, che organizza eventi musicali, abbia violato l’articolo 101 (divieto di intese) indicando ai propri associati di non servirsi di concorrenti di Siae. Un dato, dal valore non puramente aneddotico, segnala possibili accumuli di rendite da posizione dominante: secondo fonti Siae, lo stock di diritti musicali raccolti ma non distribuiti dalla società si aggirava attorno a 1 miliardo di euro (circa 1,5 volte la raccolta annuale) nei primi mesi del 2018.

La direttiva Barnier ha obbligato gli stati della UE a liberalizzare il settore dei diritti musicali. In Italia l’esito più evidente è stato l’ingresso formale di un concorrente di Siae, ormai ex-monopolista legale, che per adeguarsi all’obbligo di forma giuridica non profit o associazione fra autori (la Siae le ha entrambe) si serve della associazione Liberi editori autori.

Un mercato segmentato

Il mercato dei diritti musicali (80 per cento dei diritti d’autore) vale circa 700 milioni ed è per il 70 per cento digitalizzato (radio/tv, online, live): come in altri mercati (mobilità, accoglienza, lavoro, ristorazione, prenotazioni, servizi postali, lavoretti), la digitalizzazione ha sconvolto gli equilibri esistenti e permesso l’entrata di nuovi soggetti sul lato della offerta e della domanda.

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Più protetto dalla digitalizzazione è il segmento noto come Classe 1 (bar, pub, discoteche, locali pubblici), il 15 per cento del mercato, ed è presidiato dalla rete di funzionari e ispettori Siae. Eppure, è su questa fetta minore della torta che si è concentrato lo scontro, per due ragioni che vedremo più avanti. Anche nell’arena digitale le acque sono agitate per lo scontro fra Sky e Siae: la prima accusa la seconda di ostacolare la competizione, ergendosi così a paladina degli artisti e della creatività italiane, rifiutando di pagare i diritti della musica di XFactor, con lo scopo ultimo di ottenere forti sconti sul prezzo.

Il nucleo storico della rete Siae

Ma perché la Classe 1, pur essendo un segmento piccolo, ha catalizzato buona parte dello scontro fra gli operatori? Per due motivi. Il primo è che Siae ha sostenuto la tesi secondo cui la sua rete di funzionari e ispettori rappresenta un monopolio naturale non duplicabile. Appare poco convincente, dal punto di vista teorico, che una rete di persone possa essere paragonata alle reti fisiche tradizionalmente sottratte ai monopoli e scorporate o comunque aperte ai competitori terzi (come nella rete elettrica, ferroviaria, gas, telefonia): le persone, infatti, stabiliscono legami di fiducia e scambio informativo, spesso esclusivi. Una rete di funzionari esattori sembra essere molto “idiosincratica” rispetto al monopolista, anche se non si può escludere che possa svolgere un ruolo neutro di rilevazione territoriale. Il digitale, però, potrebbe già oggi sostituire la rete di funzionari con apparecchi che rilevano la musica trasmessa nei locali, rendendo la rete di persone obsoleta.

Un analogo tentativo di presentarsi come monopolio naturale, Siae lo gioca su un altro terreno: Siae raccoglie (perdendoci 6 euro ogni euro di raccolta) anche diritti di settori marginali ma culturalmente importanti, come la lirica, e sostiene che un mercato concorrenziale li abbandonerebbe. È evidente l’analogia con il servizio postale universale che consegna la posta, perdendoci, anche alla vecchietta che abita in fondo valle.

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Il secondo motivo di interesse sul segmento Classe 1 sta nel fatto che gli ispettori Siae godono di poteri surrogati della pubblica amministrazione, conferiti loro dalla legge, come il potere ispettivo. È una situazione che dà al monopolista un potere sbilanciato rispetto ai concorrenti e più in generale segnala la “osmosi” impropria fra Siae e il potere governativo, che i concorrenti vorrebbero smantellare. In termini semplici, i concorrenti vorrebbero togliere “le stellette” ai funzionari Siae.

La pronuncia dell’Autorità antitrust, contraria a Siae, arriva comunque in un clima politico non particolarmente favorevole alla concorrenza, e potrà essere seguita da eventuali passaggi alla Corte di giustizia europea, come già accaduto per Uber.

* Il figlio dell’autore lavora per Soundreef, principale concorrente di Siae.

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  1. Danilo Piergiovanni

    Tutto corretto io sostituerei anche l Finanzieri che fanno i controlli per gli scontrini con apparecchiature che inviano direttamente i dati e perché no i molti giornalisti visto che le notizie viaggiano direttamente gia sulla rete

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