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Le regole del fiscal compact

Con la legge che recepisce nel nostro ordinamento il “fiscal compact” l’Italia ha fatto notevoli passi avanti nello stabilire principi che possano garantire la sostenibilità di lungo periodo delle finanze pubbliche. I punti principali della normativa e l’importante ruolo del fiscal council.
NUOVE NORME PER L’ITALIA
L’Italia è un paese membro dell’area dell’euro, per questo ha aderito un anno fa al fiscal compact con il quale si è impegnata a raggiungere e a mantenere come obiettivo di medio termine il pareggio di bilancio in termini strutturali (cioè corretto per gli effetti del ciclo economico e per le misure transitorie). Nell’aprile 2012 il parlamento italiano ha approvato alcune modifiche alla Costituzione per recepire le disposizioni del fiscal compact e lo scorso dicembre il Senato ha varato la legge di attuazione del dettato costituzionale (legge 24 dicembre 2012, n. 243). (1)
La legge prevede che la regola entri in vigore nel 2014 ed è riferita al saldo per il complesso delle amministrazioni pubbliche.
Con l’introduzione di queste norme il paese ha fatto notevoli passi avanti nello stabilire principi che possano garantire la sostenibilità di lungo periodo delle finanze pubbliche. Molte sono le novità positive, tra cui la definizione del saldo in termini strutturali (che favorisce un utilizzo anticiclico del bilancio), l’introduzione di regole per garantire la compatibilità degli obiettivi di bilancio stabiliti a livello nazionale con le scelte di bilancio degli enti locali, l’introduzione di una regola sulla spesa (in base alla quale la spesa non può crescere più del Pil potenziale, in linea con quanto stabilito a livello europeo), l’istituzione di un fiscal council indipendente presso il parlamento.
La regola lascia alcuni margini di flessibilità al Governo. La legge di attuazione del dettato costituzionale, infatti, indica (articolo 8) che qualora nell’esercizio precedente, o in termini cumulati nei due esercizi precedenti, si sia verificato uno scostamento del saldo di bilancio pari o superiore allo 0,5 per cento del Pil e qualora si stimi che tale scostamento si rifletta sui risultati previsti per gli anni compresi nel periodo di programmazione, il Governo ne deve evidenziare entità e cause, e deve indicare misure tali da assicurare, almeno a decorrere dall’anno successivo, il conseguimento dell’obiettivo. La correzione deve in teoria avvenire nell’esercizio successivo, ma nulla esclude che un altro scostamento si possa realizzare. Inoltre, sono autorizzati scostamenti dagli obiettivi nel caso di eventi eccezionali, prevalentemente situazioni di grave recessione economica. Infine, la regola non prevede che gli effetti cumulati dei possibili scostamenti dei saldi di bilancio sulla dinamica del debito vadano corretti.
IL RUOLO DEL FISCAL COUNCIL
Se la fiscal rule italiana lascia margini di flessibilità, la recente riforma dello Stability and Growth Pact introduce un criterio potenzialmente più stringente, in quanto prevede che, in media su tre anni, il debito dei paesi membri debba scendere di 1/20 della differenza tra il suo livello e il 60 per cento. In realtà, il raggiungimento del pareggio di bilancio dovrebbe garantire anche il rispetto della regola sul debito. Ma se il Pil rimanesse particolarmente debole e il pareggio venisse raggiunto solo in termini strutturali, la regola sul debito diventerebbe vincolante.
Un ruolo importante nel districarsi nella complessa matassa delle regole europee lo potrebbe avere il nuovo “organismo indipendente per l’analisi e la verifica degli andamenti di finanza pubblica e per la valutazione dell’osservanza delle regole di bilancio” (fiscal council) previsto dalla legge di attuazione approvata lo scorso dicembre. Il nuovo organismo, che dovrebbe entrare in funzione il prossimo anno, dovrà compiere valutazioni indipendenti sull’applicazione della regola e più in generale sulla gestione della politica fiscale.
(1) Il testo della legge 24 dicembre 2012, n. 243, “Disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’articolo 81, sesto comma, della Costituzione” si trova a questo’indirizzo

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16 commenti

  1. il fiscal compact è follia allo stato puro!!!

    • Piero

      Non è da solo la soluzione della crisi, occorre contemporaneamente prendere misure di politica monetaria espansive con strumenti non convenzionali, altrimenti sarà peggio del 29, oppure ci sarà la rottura valutaria dell’area euro.

    • rosario nicoletti

      L’aspetto tragicamente grottesco del “fiscal compact” è dato dalla sua completa rimozione nella campagna elettorale. In tanti si sono accaniti nel contestare o dimostrare la possibilità di avere risorse per fare qualcosa, ma nessuno ha indicato il modo con il quale disporre di quaranta o cinquanta miliardi/anno per tenere fede al F/C.

  2. marco

    Il Fiscal compact è una legge criminale che avrà conseguenze pesantemente negative sul paese in un momento di recessione – la Memmt, famosa scuola economica americana calcola in più di 600 i miliardi sottratti indebitamente all’Italia dai trattati di Mastrict in avanti con la scusa dell’aggiustamento dei conti – Il problema del debito è infatti stato introdotto dall’euro, che avendo tolto la sovranità monetaria ai singoli stati li ha costretti a finanziarsi con le tasse e sui mercati internazionali – Uno Stato a moneta sovrana non ha il problema del debito il quale, nominato nella sua moneta, potrà sempre ripagare. Il caso del Giappone docet!- Per risolvere il problema del debito basterebbe uscire dall’euro e rinominare il debito nella nuova moneta- Il Fiscal coompact è una rapina criminale fatta a danno del popolo italiano; uno stato sovrano non deve mai ripagare il suo debito, uno stato sovrano non funziona come un’azienda e deve spendere a deficit per risultare virtuoso – se il presidente americano Hoover, avesse insistito con le folli politiche del pareggio di bilancio gli Stati Uniti sarebbero ancora in crisi dal 1929!

  3. ma veramente pensate quello che avete scritto? Il pareggio di bilancio in Costituzione è un’atto criminale!

  4. Piero

    Oggi il debito ha sfondato i 2000 miliardi di euro per i 43 miliardi dati all’Europa per il fondo salva stati. Questi sono i meccanismi europei concertati da Draghi e Monti, abbiamo da un lato il fiscal compact che obbliga l’Italia ad un rientro di 40 mld sul debito pubblico e un fondo salva stati che per i prossimi cinque anni chiede altri 40 mld, siamo arrivati a 80 mld poi dobbiamo chiudere il bilancio in pareggio in questa situazione dove il Pil italiano scende del 2% all’anno (nel 2013 avremmo già una diminuzione prevista del Pil del 1,7%); dove prendiamo i soldi? Facile fare queste manovre, dobbiamo indicare anche dove prendiamo le risorse, l’anno scorso Monti affermò che il rientro di 1/20 del debito pubblico annuo avveniva automaticamente purché si garantisse il pareggio con la previsione di un modesto incremento nominale del Pil, tutto ciò già nel 2012 non avvenne, ma hai ci ha governato? Ha ragione Marco dobbiamo uscire dalla trappola dell’euro, a meno che Draghi non cambi la politica monetaria della Bce con un programma decennale di acquisti dei titoli governativi paesi euro di almeno 500 mld annui.

  5. NeokeynesianoNapoletano

    Il patto di stupidità! Ormai “uno spettro si aggira per l’Europa” e sto parlando di tutta la demagogia che si fa intorno al debito pubblico. Facciamo un esercizio: prendiamo una qualsiasi equazione macroeconomica che mette in relazione debito pubblico e pil. Azzerate pure la voce D2 (debito pubblico strutturale), troverete effetti sulla crescita? No! Questi effetti keynesiani di politiche non keynesiane sono possibili solo ed esclusivamente un intervento della BCE. Non sono una conseguenza delle aspettative degli operatori economici che in futuro riterrano che la tassazione diminuisca e di conseguenza varierà il loro consumo oggi (ipotesi reddito permantente (grazie tante ricarco e friedman!)).
    La soluzione è aumentare il tasso di crescita reale dell’economia. Se r (tasso di crescita reale dell’economia) è maggiore di i (tasso d’interesse) allora risolveremo i nostri problemi di finanza pubblica. Ammesso che la finanza pubblica sia un problema.. lo stato infatti vivrà in eterno. Comunque non vedo quali possano essere gli effetti disastrosi di una ristrutturazione del debito.

  6. Enzo

    Ha perfettamente ragione Marco….un manipolo di tecnocrati e organismi europei non eletti dal popolo stanno colonizzando e cannibalizzando l’ economie della periferia dell’unione europea, mentre i paesi del nord godono di questa situazione. A parte l’inettitudine della nostra classe politica, i vari super mario ( Draghi e Monti) stanno finendo il lavoro. Draghi ha riempito di debiti le nostre banche ( stiamo ripagando il debito ai paesi del nord) che hanno chiuso i rubinetti del credito strozzando la nostra economia. Monti con l’austerity e tagliando il walfare ha massacrato imprese e famiglie per rendere credibile il paese ai nostri debitori peggiorando tutti i fondamentali economici del nostro paese. Non c’è tanto da stare allegri neanche per i paesi del nord europa, il contagio a breve arriverà anche lì. Mi fanno ridere quei politici che si definiscono europeisti convinti non sapendo nulla sui danni causati dall’euro ai paesi c.d. pigs, anche un bambino avrebbe capito che era impossibile il riallineamento di economie così diverse. Bisognava prima fare una vera UE politica,economica, fiscale, basata sulla solidarietà dei paesi membri e solo alla fine “battere” la moneta. Di tutto questo l’informazione non parla, mentre le persone soffrono e la fanno finita perchè strozzati dai debiti o senza lavoro. Dobbiamo dire ai tecnocrati che così non è più possibile andare avanti, trovare soluzioni vere per rilanciare i pigs, altrimenti usciamo dall’euro, non sarebbe un disastro come tutta l’informazione corrente afferma. Certo, è necessario un piano d’uscita studiato bene, gli italiani hanno capacità e creatività per ricostruire il tessuto industriale che l’euro ci sta lentamente distruggendo, l’abbiamo già fatto dopo la fine della 2 guerra mondiale. Anche quando siamo usciti dallo SME ci siamo risollevati, è stato l’ultimo periodo di crescita economica. Come dice un bravo economista molto simpatico: forse non riusciremo più a comprare le BMW perchè ci costeranno troppo, ma venderemo le Fiat in Germania, quindi più export e lavoro. Infine tagliamo del 20-30% le tasse sul “petrolio” per limitare la “botta ” energetica e poi vediamo!!!!!

  7. Michele Buonerba

    Il fiscal compact è una legge importante se vogliamo dare un futuro alle prossime generazioni. Il problema, semmai, va ricercato negli organi d’informazionde di massa che non ne spiegano alla popolazione i contenuti e soprattutto gli obiettivi di lungo periodo. Se lo facessero, i poltici si vedrebbero constretti ad attuare quelle misure di contenimento della spesa che sono possibili e che ci permetterebbero di avere uno stato più autorevole e meno invadente. La ripresa passa anche dalla coesione sociale che solo una maggioranza di cittadini informata può determinare.

  8. Guido

    In termini molto generali sono personalmente convinto che un controllo del debito da parte di qualsiasi azienda che possa definirsi autonoma, competente e responsabile nei confronti di tutti i suoi stakeholders sia periodicamente necessario; tanto più da parte di uno Stato nei confronti dei propri cittadini, del mercato interno ed esterno, di tutti gli attori che a vario titolo possono essere di volta in volta creditori e debitori. Quello che difetta storicamente purtroppo è il grado di credibilità degli uni e degli altri, per la qual cosa urge senz’altro una specie di rivoluzione, culturale e concreta nello stesso tempo, che come sempre dovrebbe iniziare “dalla testa” del pesce e giù a scendere. Forse qualcuno ci sta provando.

  9. Recenti esternazioni fatte da scienziati ed alte figure dell’economia, come Blanchard, hanno affermato che la metodologia fin qui applicata per ridurre i deficit pubblici degli stati si è rivelata fallimentare in quanto anzichè raggiungere lo scopo della riduzione, per le dinamiche che si innescano nella contrazione della spesa, accresce ulteriormente il deficit costringendo i paesi a vivere in una condizione recessiva. Poichè ho ragioni più che sufficienti di credere quanto l’esperto del FMI afferma vorrei chiedere per quale motivo ci si ostina a mantenere e sostenere a livello europeo politiche rivelatesi fallimentari.

  10. Maurizio Cocucci

    Mi si consenta un chiarimento dopo aver letto qualche commento soprattutto in merito alle istituzioni europee che, secondo taluni, sono ritenute composte da tecnocrati non eletti dal popolo.
    Il Parlamento Europeo è composto da deputati, rappresentanti i vari Stati dell’Unione, regolarmente eletti nel proprio Paese di appartenenza attraverso elezioni democratiche.
    La Commissione Europea è composta da membri, anche qui rappresentanti tutti i Paesi dell’Unione (uno per ciascun Paese), che sono nominati dai rispettivi governi nazionali (l’Italia attualmente è rappresentata da Antonio Tajani).
    Le decisioni più importanti poi devono essere ratificate dal Consiglio Europeo, che è composto dai Capi di Stato o di Governo di ciascuno Stato membro e che sono nominati direttamente o indirettamente nei rispettivi Paesi attraverso elezioni democratiche.
    Le decisioni poi del Parlamento Europeo meno importanti devono essere ratificate dal Consiglio dell’Unione Europea che è composto da un ministro competente che rappresenti legalmente il proprio Paese.
    In merito al Fiscal Compact, è stato sì sottoscritto dal premier Mario Monti per l’Italia, però va ricordato che è stato anche ratificato dal nostro Parlamento e non ci si dimentichi che il governo Berlusconi sottoscrisse a suo tempo il Six-Pack, ovvero la bozza progenitrice del Fiscal Compact. Tanto che lui va decantando dalla recente campagna elettorale di essersi sempre opposto al Fiscal Compact.

  11. Dario

    “Con l’introduzione di queste norme il paese ha fatto notevoli passi avanti nello stabilire principi che possano garantire la sostenibilità di lungo periodo delle finanze pubbliche”.
    Il Paese, con l’approvazione del fiscal compact, ha fatto enormi passi avanti verso il baratro. Ridurre la ricchezza dei cittadini, cioè il debito, è una cosa molto negativa nella fase attuale.

  12. Matteo

    Io sinceramente ho le mie perplessità. Innanzitutto è stata partorita in un momento di grave recessione, per vincolare piuttosto che per rendere più flessibile la spesa pubblica rispetto a shocks asimmetrici (come quello che sta colpendo l’Italia). Si dice che guarda al deficit strutturale: la stima dell’output potenziale è molto difficile e lo è ancora di più in real time e soggetto a dibattiti polemici, figurarsi in Europa dove la dottrina comune viene fortemente influenzata dall’ortodossia tedesca. Mai come oggi il pensiero di Keynes (in the long run we are all dead) hanno una certa valenza: se non ci si preoccupa dello short run, altro che long run. Il problema di fondo è che si guarda a breve e lungo periodo come sostituti, mentre vanno guardati come complementari. L’unica buona notizia è che anche la Germania sta iniziando ad accusare problemi che pongono riflessioni di breve periodo. Guardando allo short run, le politiche di Monti (per giunta fatte più dal lato delle tasse che dal lato della spesa) che ambiscono al lungo periodo, stanno secondo me compromettendo anche quello, vista la fibrillazione di mercati, agenzie di rating etc.

  13. Giacomo

    Come si coniuga il rapporto della crescita spesa-pil rispetto alla legge di Wagner?

  14. Massimiliano

    Se i cittadini fossero informato sul fiscal compact ci sarebbe una rivolta sociale. Il fiscal compact e’ uno strumento delinquenziale. E’ una operazione folle, che costrinegra’ a ridurre drasticamente e in maniera drammatica i servizi, che ci obblighera’ a svendere il patrimonio italiano a favore dei grandi gruppi banchieri internazionali. Chi e’ a favore del fiscal compact andrebbe messo in galera per economicidio di una nazione

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