Lavoce.info

Un’informazione corretta come antidoto allo scetticismo sui vaccini

Le informazioni ufficiali sui vaccini sembrano avere una voce flebile rispetto al sentito dire e a notizie non verificate, se non del tutto false. Su sperimentazione, conseguenze gravi ed efficacia circolano dati e calcoli che non corrispondono ai fatti.

Titoli fuorvianti e informazioni ufficiali

Immaginate di leggere il seguente titolo di giornale: “Morto un ragazzo di 17 anni. Aveva fatto il vaccino un mese prima”. Immaginate di leggerlo in un social, dove chi lo rilancia commenta semplicemente: “Visto? Ve lo avevo detto”. Immaginate di leggere le risposte a quel post, la stragrande maggioranza dello stesso tenore: “C’è la dittatura sanitaria”, “È terribile”, e via così. Andreste a leggere l’articolo dal quale tutto è partito per capire se l’associazione tra il vaccino e il decesso è quantomeno ragionevole? Basta farsi un giro su uno dei tanti social e cercare uno dei tanti hashtag di tendenza in questi giorni (#nogreenpass, #dittaturasanitaria, e via elencando), per rendersi conto di quante distorsioni ci siano nell’informazione su elementi cruciali per la campagna vaccinale e per valutare le scelte politiche. Che partono proprio così come riportato nell’esempio.

Premesso che chi crede ai complotti non sarà mai convinto del contrario, quello che stupisce è la voce flebile delle informazioni ufficiali contro lo strapotere del sentito dire e delle informazioni non verificate o mal riportate, quando addirittura false (fake news). Lo si è visto sulla certificazione verde, per la quale molti erano convinti che comportasse un obbligo vaccinale, mentre non è vero, come riporta chiaramente il sito ufficiale del governo, al quale sarebbe utile fare riferimento per avere informazioni aggiornate.

Cosa dicono le informazioni di fonte ufficiale su alcune delle questioni più dibattute in questi giorni dai dubbiosi, dagli scettici e dagli arrabbiati? L’incredibile sforzo che ha portato alla creazione di ben quattro vaccini anti Covid-19 nel giro di un anno (quando di solito i tempi sono molto più lunghi) ha fatto sorgere dubbi sull’effettiva qualità dei preparati, sui rischi immediati dell’inoculazione e sulle possibili conseguenze di lungo periodo. Le principali domande riguardano la qualità dei trial e il numero di persone coinvolte nelle sperimentazioni, il numero e le cause dei decessi successivi all’inoculazione del vaccino, la capacità dei vaccini di proteggere anche dalle nuove varianti del virus.

I numeri della sperimentazione

Partiamo dalle sperimentazioni. I vaccini autorizzati da parte delle autorità sanitarie (Ema prima e Aifa poi) hanno rispettato in tutto e per tutto i requisiti richiesti per l’approvazione. La conditional market authorization è una corsia preferenziale, ma non equivale a una riduzione dei controlli prima dell’immissione in commercio; e certamente non vale solo per i vaccini anti Covid ma anche per altri farmaci, in particolare oncologici. Sul sito ufficiale dell’Agenzia europea per il farmaco (Ema), si legge che per il terzo livello di studi clinici è necessario un esperimento randomizzato con almeno 30 mila partecipanti (volontari). Come mostrato in figura 1, gli studi clinici nella III fase per il vaccino Pfizer-BioNTech, i cui risultati hanno permesso l’autorizzazione d’emergenza l’11 dicembre negli Stati Uniti, hanno coinvolto 43.448 partecipanti, per il vaccino AstraZeneca i partecipanti sono stati 32.449, 44.325 per Janssen e 30.420 per Moderna.

I dati sui decessi dopo il vaccino

Leggi anche:  Si fa presto a dire Lea

Un altro argomento di dibattito è quello delle morti improvvise che sembrano essere legate all’inoculazione dei vaccini. Sulla base dei dati ufficiali riportati da Aifa (Agenzia italiana del farmaco), il numero di decessi per cui sia stato effettivamente riconosciuto che “l’associazione causale fra evento e vaccino è considerata plausibile” è molto basso. Secondo il Rapporto sulla sorveglianza dei vaccini Covid-19, pubblicato il 26 giugno, le segnalazioni con esito decesso successive alla somministrazione del vaccino sono 423, ossia 0,85 ogni 100 mila (0,00085 per cento). Il dato, però, indica tutte le segnalazioni, non solo i casi per i quali sia stato effettivamente riconosciuto come plausibile un nesso di causalità tra il vaccino e il decesso. I casi in cui il nesso è stato riconosciuto sono solamente 7, contro i 33 milioni di individui vaccinati con almeno una dose tra il 27 dicembre e il 26 giugno. Per i più dubbiosi, vi si possono aggiungere altri 142 casi classificati come “indeterminati”: sono casi per i quali “l’associazione temporale è compatibile, ma le prove non sono sufficienti a supportare un nesso di causalità”.

Per fare un confronto, secondo le rilevazioni Ema sono stati segnalati nel tempo 287 decessi legati alla somministrazione di paracetamolo e 301 legati all’acido acetilsalicilico (il principio attivo dell’Aspirina). Dati simili si ottengono anche osservando le segnalazioni di reazioni avverse negli Stati Uniti. Sul portale Vaers (Vaccine Adverse Event Reporting System) del governo americano (che comunque resta un sistema di segnalazione passivo, che non effettua verifiche sui nessi di causalità), le segnalazioni di eventi avversi con esito decesso sono 5.467, lo 0,0029 per cento degli individui che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino nel paese.

Come calcolare la probabilità di infettarsi

C’è poi un tema di efficacia dei vaccini: alcuni sottolineano come, in paesi molto avanti con la campagna vaccinale, il numero di nuovi contagi sia più alto tra i vaccinati che tra i non vaccinati. Si tratta chiaramente di un paradosso segnalato anche dall’Istituto superiore di sanità, che può essere presto spiegato controllando i valori relativi e non solo quelli assoluti. Lo ha fatto, per esempio, Paolo Giordano sul Corriere della Sera, utilizzando un’infografica che mostra come, nei casi in cui la percentuale di vaccinati sia molto alta, il numero assoluto di positivi si concentri tra di loro. Le probabilità utilizzate nell’esercizio sono stime che provengono da un’inchiesta simile del Financial Times che utilizza dati sull’efficacia dei vaccini di Public Health England. Si considera una probabilità di contrarre il virus pari al 2 per cento per i non vaccinati e dello 0,4 per cento per i vaccinati. Per coloro che hanno contratto il virus si applica una probabilità del 10 per cento di ospedalizzazione per i non vaccinati, che cala al 3 per cento per i vaccinati. In definitiva, la probabilità di finire in ospedale per un non vaccinato sarà pari allo 0,2 per cento (2 per cento moltiplicato per 10 per cento), mentre sarà pari allo 0,012 per cento per i vaccinati.

Leggi anche:  Ma i fondi per la sanità sono pochi o tanti?

Questi parametri sono stime conservative delle probabilità di contrarre il virus e finire in ospedale per alcuni dei vaccini anti-Covid. Il vaccino Pfizer-BionTech, per esempio, ha un’efficacia riconosciuta del 91,3 per cento contro la malattia e del 95,3 per cento contro l’emergere di sintomi gravi. Questo significa che se la probabilità di contrarre il virus è del 2 per cento nella popolazione non vaccinata, un vaccinato con il preparato Comirnaty ha una probabilità di contrarre il virus dello 0,17 per cento (non dello 0,4 per cento come nell’esercizio).

Utilizzando questi parametri e basandoci sui dati reali italiani al 28 luglio, mostriamo in tabella 1 come la probabilità di essere contagiati e ospedalizzati sia molto più alta tra i non vaccinati che tra i vaccinati. Abbiamo poi simulato due ulteriori scenari, immaginando la popolazione over 12 vaccinata al 75 e al 100 per cento. La tabella considera solo le persone che hanno completato il ciclo vaccinale. Si nota meccanicamente una crescita dei contagi e delle ospedalizzazioni, ovviamente tra i vaccinati (visto che lo sono tutti o quasi).

L’esercizio meccanico non tiene conto dell’esternalità positiva che la riduzione del numero di positivi ha sulla probabilità di contrarre il virus per tutti, riducendo la probabilità di contagio (e quindi di ospedalizzazione). È questa idea che il governo prova a far passare in tutti i modi e che, probabilmente, sta dietro l’evoluzione del contagio nel Regno Unito.

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Ma i fondi per la sanità sono pochi o tanti?

Precedente

Ma il mercato del lavoro non è un autobus all’ora di punta*

Successivo

Tokyo 2020 in cinque grafici

24 commenti

  1. Giacomo

    Non credo che queste argomentazioni aggiungano molto a quello che si sa già. A proposito di comunicazione, Draghi stesso ha dichiarato che il green pass (e quindi il vaccino) dà una la “garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose”, cosa non è vera in quanto chi è vaccinato si contagia, anche se meno e in modo meno grave. Altra cosa non considerata in questo articolo della Voce, il fatto che la cosiddetta terza fase è stata completata ma non sono stati effettuati (per ovvia mancanza di tempo) i test per gli effetti di lungo periodo. A mio avviso sarebbe più efficace una comunicazione onesta su questo, che per esempio dica che è vero che non ci sono ancora dati ma è probabile che non ci siano effetti di lungo periodo, rispetto a una comunicazione semplificata (e di fatto inesatta) come quella di Draghi che spinge le persone a diventare sospettose.

    • Vin

      Ma come avete calcolato la probabilità relativa a Pfizer scusate ?
      Il dato sull’efficacia viene calcolato come differenza tra rapporto infetti su due gruppi diversi : vaccinati e non vaccinati (effetto placebo); il valore ottenuto è rapportato al numero infetti nel gruppo dei vaccinati.
      L’efficacia nulla dice sulla probabilità, ed inoltre in genere i valori di efficacia , che sono sperimentali e valutati su campioni ridotti, non si ripetono nella realtà ma sono molto minori.
      Mi dite come esce il vostro 0,17 % di probabilità di contrarre il virus con Pfizer ? Grazie

      • Massimo Taddei

        Buongiorno, innanzitutto parto dicendo che non abbiamo censurato il suo commento: è stato semplicemente postato alle 21.44 di ieri sera e approvato ragionevolmente stamattina, il sito non ha un servizio h24 di verifica dei commenti. Per quanto riguarda la risposta, si tratta di una semplice probabilità condizionata, che non vuole necessariamente avere una robusta valenza scientifica, ma si limita a mostrare quanto i numeri del modello probabilistico sul rischio contagio, già molto bassi, possano essere addirittura sopravvalutati rispetto alla reale efficacia del vaccino mostrata nei test sperimentali.

        • Vin

          Continuo a non capire come da un parametro di efficacia che non ha nessuna correlazione scientifica con la probabilità di contrarre il virus essendo vaccinati o meno, si possa affermare quanto fatto nell’articolo.
          Ma pur volendo seguire il vs ragionamento vorrei capire proprio come è stata calcolata la probabilità condizionata, perché a me quel valore non risulta.
          Grazie
          Cordialmente

        • Dante

          Vanno bene tutti i dati che dite, ma il problema è che avete scritto un articolo in cui, forse per paura, non avete osato confutare anche le idee sciocche e senza senso di virologhi da salotto, politici e governanti non eletti dal popolo..Ovviamente mi riferisco all’attuale green pass.

          Se “X” (vaccinato positivo asintomatico), “Y” (non vaccinato ma tamponato) e “Z” (fragile con patologie ed esentato dal vaccino), vanno a cena in un locale con il loro passaporto verde, cosa
          è probabile che accada?
          Che “Z” per colpa di “X”, rischia di farsi una vacanza in terapia intensiva e magari di passare a miglior vita.

          Quindi avete il coraggio di scrivere che se davvero il green pass è utile a qualcosa, come tutelare le persone fragili, allora andrebbe rilasciato esclusivamente a seguito di tampone?!
          Avete il coraggio di smentire Draghi, Mattarella, Speranza e i vari medici da cabaret che continuano ad affermare che il green pass serve a creare zone “covid free” e a ripetere che vaccinarsi è un atto di civiltá per tutelare i fragili?!

          Scrivete i fatti completi, perchè sono gli articoli come questi che disincentivano ancora di piú i dubbiosi al vaccino.

  2. marco

    I calcoli presenti nella tavola 1 tengono conto dell’età e del numero di patologie degli ospedalizzati. Sarebbe interessante uni studio simile sui decessi.
    Grazie molte

  3. MICHELE DE BERARDINIS

    La certificazione verde è stata introdotta per imporre di fatto un obbligo vaccinale: se impedisci di vivere senza il certificato o lo accetti e te lo puoi permettere o cedi.
    La fase sperimentazione termina il 31/12/2023. Non mi sembra proprio che queste sostanze abbiano esaurito l’iter necessario per una somministrazione così ampia, tanto meno obbligatoria, tant’é che i governi ben si guardano da introdurre specificatamente l’obbligatorietà; dovrebbero assumere in proprio la responsabilità civile e penale relativamente alle conseguenze di tali somministrazioni, responsabilità che non si sono assunte nemmeno le varie case farmaceutiche produttrici. Il consenso informato che viene fatto firmare a coloro che si sottopongono alla inoculazione (non mi sento proprio di chiamatela vaccinazione) è qualcosa di scandaloso e se la gente leggesse quello che firma il gregge degli inoculati sarebbe molto meno numeroso. Voglio terminare con una parola relativa ai trattamenti sui ragazzi: allo stato attuale delle conoscenze (si potrebbe dire delle sperimentazioni) è un crimine.

    • Roberto Borella

      Il Green Pass diventa un obbligo vaccinale nel momento in cui, senza di esso, nn è + possibile fare nulla, nemmeno lavorare. Ma cosa state dicendo? Boh, anzi direi che è un obbligo subdolo proprio in quanto non dichiarato. Io continuo a ricordare che i reali contagiati, in 18 mesi, equivalgono al 7,3% della popolazione, di cui il 3% è deceduto pari allo 0,2% della popolazione. Nonostante ciò, nn fate (tutti i media e social-media) altro che parlare di Covid. Non si parla + di politica, di sociale, abbiamo un governo che sembra il bar di Guerre Stellari eppure i media parlano solo di Covid. Complimenti.

  4. Piero Rubino

    L articolo è ( prevedibilmente ) chiaro e fondato su evidenze solide. Tuttavia è un’operazione di limitata utilità ( sociale ) in quanto offre argomenti aggiuntivi alle persone consapevoli mentre non è assolutamente in grado di raggiungere la massa di no-vax che sono in gran parte analfabeti ( cognitivi ). Propongo anzi uno studio empirico sulla correlazione fra propensione ad evadere gli obblighi fiscali e l’orientamento no-vax – naturalmente controllando per tutti i fattori di contesto che ve pare a voi … vedrete, di apre un mondo …

  5. Luca Cigolini

    Interessante, grazie. Sarebbe ancor più interessante sapere a che cosa è dovuta la semplificazione fuorviante e sistematica dei titoloni dei nostri media. Ricerca del sensazionalismo ad ogni costo? Malafede e consapevole manipolazione? Semplice inadeguatezza e ignoranza dei titolisti?

    • gabriel04

      Questa semplificazione fuorviante purtroppo non è solo nei titoli, ma spesso anche all’interno degli articoli.
      Non sono contro il Green Pass, se fatto in modo ragionevole, sono contro il fatto che favorire la campagna di vaccinazione sembra che significhi coprire di insulti chi non si è ancora vaccinato.

      E’ la prima volta nella mia vita che quando leggo un articolo su un giornale mi pongo il problema se quello che leggo è vero, o è deformato. Brutta sensazione.

  6. giorgio

    Una comunicazione ufficiale a dir poco grossolana, l’assillante presenza di “dotti, medici e sapienti” nei salotti televisivi, più che informare e tranquillizzare la popolazione ha finito per creare ulteriore confusione. Una domanda: se non vi è dubbio, come non c’è, perché non si impone l’obbligo punto e basta? Renderlo obbligatorio in modo indiretto come si sta facendo con il Greenpass alimenta e sostiene i sospetti …. Altro aspetto le cure, soprattutto le cure domiciliari che tanto possono limitare gli accessi in ospedale: a 18 mesi se non sbaglio ufficialmente siamo ancora a tachipirina e vigile attesa anche questo alimenta e sostiene i sospetti

  7. Elena Sauzina

    Ognuno di noi ha il diritto ,tra l’altro,costituzionale,di libera scelta.Ognuno di noi ha una storia clinica diversa.Diciamoci la verità,spesso anche il proprio medico di base ha delle difficoltà di dare un consiglio giusto riguardo la vaccinazione.Nessuno vuole essere responsabile in caso di reazioni avverse.Nessuno vuole essere colpevole..Green pass è una decisione politica e non scientifica.I positivi,ma vaccinati possono liberamente viaggiare ovunque,ma positivo non vaccinato,diventa un importante pericolo sociale.E poi,non parliamo dell’emigrazione non controllata di tutti giorni,senza delle multe e green pass..

  8. Stefano Serra

    Come prima osservazione i cosiddetti “vaccini” andrebbero chiamati con la terminologia esatta, e cioè FARMACI SPERIMENTALI. Tale sperimentazione terminerà il 31 dicembre 2023. Di fatto sono stati immessi sul mercato con procedura speciale causa emergenza pandemica in tempi strettissimi per cui manca totalmente la verifica di quarta fase, la più lunga, per determinare gli effetti collaterali a medio e lungo termine. Tale fase per alcuni farmaci è durata anche 8 anni o più. Detto questo trovo normale che parecchie persone possano avere dei dubbi senza essere necessariamente no vax o negazionisti. Ultima cosa in merito ALL’EMA, e poi chiudo, trovo sensato avere dubbi su tale ente che, ricordiamolo bene, viene sponsorizzato per l’86% del suo budget annuale direttamente dalle case farmaceutiche

  9. Belfagor

    Citi le comunicazioni ufficiali per supportare le sue affermazioni. Altrimenti vale quello che hanno scritto gli autori.

    • Susanna

      Un governo democratico che decide di usare questa violenza indiretta e ricattatoria sulla popolazione anziché una sana e trasparente opera di persuasione, è un governo che fallisce il suo mandato di democrazia. La posizione pro vax che trasuda un senso di superiorità di molti intellettuali e opinionisti nei confronti di chi nutre dubbi, è intollerabile. Che informino, che spieghino, che ci diano notizie chiare, che chiamino esperti pro e contro i vaccini a parlare. Il cittadino ha dritto di valutare e prendere una decisione in modo completamente consapevole.

      • gabriel04

        Credo che con questo atteggiamento abbiano convinto molti cinquantenni e sessantenni a non vaccinarsi.

      • Stefano

        In un mondo ideale, il suo ragionamento non fa una piega, ma purtroppo viviamo in un tempo in cui è passata l’idea che ciascuno ha diritto alla propria versione dei fatti. Per motivi sacrosanti, la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, anche scientifiche, è crollata. E il cittadino medio non ha gli strumenti culturali per prendere una decisione informata su farmaci innovativi. L’unica cosa che può fare, e sta facendo con gli effetti visibili a tutti, è selezionare la narrazione che meglio si adatta alla sua visione precostituita della realtà. Se i dati non gli aggradano, sostiene che sono falsi. Se ha la visione opposta, è un venduto o un imbecille. Questa polarizzazione basata sul bias di conferma è esplosa in modo contundente nel peggior momento possibile ma è un processo in atto da molti anni. Personalmente, ho una formazione di tipo scientifico ma non sull’argomento specifico. Sono arrivato da solo a capire fin dove ho potuto, leggendo le fonti, ossia gli studi pubblicati sulle riviste scientifiche apposite, ho valutato quello che ho potuto, ho preso atto che c’è un margine di imponderabilità, e mi sono vaccinato. Ben consapevole fin dal primo momento che avrei probabilmente dovuto ripetere il salto di fede ogni sei mesi, molto prima che venisse annunciato… perché di norma sei mesi è quel che dura l’immunità (parziale) naturale per altri coronavirus. Non si può pretendere che ogni cittadino con qualunque tipo di formazione e grado di istruzione faccia lo stesso. In questo caso si stanno facendo strappi notevoli al quadro normativo, secondo me è per il meglio ma bisognerà vigilare perché non costituiscano un pericoloso precedente. Saluti.

  10. Luciano

    I dati della tabella 1 non corrispondono ai dati dell’ISS
    nella settimana tra compresa tra il 12 luglio 2021 e il 18 luglio 2021 il 46% delle ospedalizzazioni sono avvenute tra coloro che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino

    • Massimo Taddei

      Il dato reale riguarda il numero di vaccinati e non vaccinati (considerando non vaccinati coloro che non hanno completato il ciclo vaccinale). Il dato su possibili contagi e ospedalizzazioni riguarda quello che suggerisce il modello probabilistico nel medio periodo se le condizioni rimanessero le stesse, non il dato effettivo sul numero di contagi e ospedalizzazioni registrato in un determinato periodo.

  11. Davide

    Io personalmente mi sento solo deluso ed offeso, dallo stato italiano, dalla qualità dell’informazione, dall’assordante mancanza di risposte. Offeso dal fatto che è più semplice mettere etichette (No-TAV, NO-Vax, NO-Mask…) come unica risposta per l’imbarazzante incapacità di saper dare risposte.
    Apprezzerei molto di più un parlamento che legiferasse in merito rendendo il vaccino obbligatorio invece che arrivare a minacciare posti di lavoro e la libertà di persone che, al momento stanno solo esercitando un diritto di scelta, così facendo mi sembra che il governo sia il primo NO-Vax. Devi fare il vaccino ma volontariamente, compilando il consenso informato a scanso di equivoci… Ma soprattutto mi chiedo anche: ma come facciamo ad uscire da una pandemia (per definizione globale) pensando di vaccinare circa l’80% di circa il 30% della popolazione mondiale?

  12. Marco

    Non è proprio come la raccontate: dei 42.000 dello studio pfizer i dati di efficacia e sicurezza, sono stati estrapolati dallo 0,7% dei partecipanti con 45 giorni di osservazione , non venitemi a dire che statisticamente ha qualche valore perche se non inverto le proporzioni e dico che il 99,3 % dei non vaccinati non si contagia, tra l’altro studio che avrebbero dovuto concludere a dicembre 2023, ma a quanto mi risulta è stato interrotto (su questo potrei sbagliarmi), inoltre come da comunicazione ufficiale EMA, questo vaccino non ha fatto test sull’interazione con altri farmaci o vaccini , non ha fatto test di genotossicità e potenziale cancerogeno, non ha fatto test sulle donne in gravidanza , non ha fatto test se secreto dal latte materno, non ha fatto test sugli effetti sulla fertilità , e gli eccipienti non hanno fatto i test di tossicità

  13. Qualewelfare

    ..vedete, cari autori, il problema (sui vaccini, di cui mi interessa relativamente, come su altri temi) emerge quando chi dovrebbe veicolare informazione “corretta”, non lo fa. Cito solo due punti:
    a. scrivete “Partiamo dalle sperimentazioni. I vaccini autorizzati da parte delle autorità sanitarie (Ema prima e Aifa poi) hanno rispettato in tutto e per tutto i requisiti richiesti per l’approvazione. ”
    *Ci mancherebbe altro!…è un’affermazione tanto ovvia quanto tautologica e dunque fuorviante: è ovvio che i vaccini immessi in commercio con “autorizzazione condizionata” hanno rispettato i requisiti richiesti per l’approvazione” (condizionata aggiungo io) . Il problema è che questa autorizzazione (CMA) non funziona come riportate voi ” La conditional market authorization è una corsia preferenziale, ma non equivale a una RIDUZIONE dei controlli prima dell’immissione in commercio”.
    La CMA (3) si differenzia dall’autorizzazione all’immissione in commercio ordinaria, perché viene rilasciata sulla base di dati – perlopiù dati clinici (4)- MENO completi di quelli richiesti nella procedura ordinaria (si veda Considerando 4 del Regolamento (CE) 507/2006). È detta condizionata, in quanto subordinata all’adempimento di obblighi specifici da parte del richiedente e non destinata a rimanere condizionata a tempo indeterminato. Infatti, una volta adempiuti gli obblighi prescritti e forniti i dati mancanti, la CMA deve essere convertita in una AIC non condizionata.
    Quale contro-bilanciamento alla presenza di dati MENO completi di quelli ordinariamente richiesti, il legislatore Europeo ha previsto che la procedura autorizzativa in esame possa essere utilizzata esclusivamente nel caso in cui siano verificati i requisiti elencati dall’art. 4 Regolamento(CE) 507/2006:
    a) il rapporto rischio/beneficio (5) del medicinale risulta positivo,
    b) è probabile che il richiedente possa in seguito fornire dati clinici completi,
    c) il medicinale risponde ad esigenze mediche insoddisfatte,
    d) i benefici per la salute pubblica derivanti dalla disponibilità immediata sul mercato del medicinale in questione superano il rischio inerente.
    La fonte è affidabile, niente complottismi,https://www.franzosi.com/it-it/news-e-eventi/dettaglio-news/l-immissione-in-commercio-dei-vaccini-anti-covid-19 ma si veda anche qui
    https://www.farmacovigilanza.eu/content/lautorizzazione-condizionata-di-ema-ai-vaccini-anti-covid-19
    Il criterio cruciale per la messa in commercio dei vaccini è dunque il rapporto costi-benefici: il problema è che questo rapporto varia in modo drammatico tra gli over 60 e gli under 30…. da ciò consegue che il dibattito non dovrebbe essere vaccini sì, vaccini no, ma VACCINI PER CHI. Mi pare un’informazione più corretta.
    Come più corretto mi pare citare i report AIFA sulla relazione tra vaccini e decessi mettendo a fuoco tre punti: a. probabilità 0.85 casi su 100.000 inoculazioni significa 1.7 se consideriamo le persone e non le inoculazioni; b. il dato sopra considera, come dite, “I casi in cui il nesso [di causalità] è stato riconosciuto sono solamente 7, contro i 33 milioni di individui vaccinati con almeno una dose tra il 27 dicembre e il 26 giugno.” Purtropo, però, nessun logaritmo (ciò che ha applicato AIFA) è in grado di identificare una relazione causale….correlation (anche sofisticata) is not causation…. c. infine, a. come in tutte le condizioni di self-reporting (tramite i medici in questo caso) i dati tendono ad essere sottostimati (il caso tipico, il rapporto denunce/reati..) dunque probabile che i decessi siano significativamente di più… d. se si considerano tutti i decessi segnalati post-vaccino e si rapporta al rischio di decesso nella fascia under-30 qualche riflessione ulteriore sul rapporto rischi-benefici per questa fascia d’età credo sia opportuna..

  14. giacomo

    Se vi sembra poco lo 0,0029 % di decessi del VAERS? ragioniamola come quasi 3 decessi ogni 100.000 persone. Si vaccinassero tutta italia i decessi sarebbero 650.
    A me non sembrano pochi.

    Glielo dite voi a queste persone che sono sacrificabili?

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén