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Ma il mercato del lavoro non è un autobus all’ora di punta*

Nel dibattito su quota 100 si era detto che la misura avrebbe liberato posti di lavoro per i giovani. Ora un’analisi sui dati individuali delle carriere lavorative degli italiani mostra che gli effetti di “rimpiazzo” della forza lavoro sono stati parziali.

Quota 100 e l’effetto rimpiazzo

Il dibattito su “quota 100” si è soffermato anche sulla possibilità che la misura potesse liberare posti di lavoro, creando opportunità di impiego per i lavoratori più giovani (la cosiddetta “staffetta generazionale”). Il riscontro empirico riguardo alla presunta sostituzione tra lavoratori giovani e anziani è tuttavia limitato e non in linea con le attese.

Le analisi disponibili sul tema non sembrano indicare la significativa presenza di un “effetto rimpiazzo”. Ad esempio, uno studio della Banca d’Italia quantifica in una riduzione di 0.4 punti percentuali l’impatto dei pensionamenti da “quota 100” sull’occupazione complessiva (Bollettino Economico 1/2020), ciò significa che non tutti i pensionati che optano vengono sostituiti da nuovi lavoratori. In linea con queste stime, la Corte dei conti, nel Rapporto 2020 sulla finanza pubblica, facendo riferimento a dati aggregati a livello territoriale, stima un tasso di sostituzione di circa il 40 per cento e un effetto sull’occupazione complessiva di circa -0,2 punti percentuali.

Alcune evidenze empiriche descritte nel XX Rapporto annuale Inps indicano che la composizione dei pensionati “quota 100” riguarda essenzialmente lavoratori maschi, dipendenti e in prevalenza nel settore pubblico, un contesto in cui le procedure di “rimpiazzo”, tramite concorso, hanno notoriamente tempistiche più lunghe rispetto al settore privato.

I dati Inps sulle carriere dei lavoratori privati non agricoli forniscono uno strumento interessante per studiare quanto avvenuto all’occupazione in relazione a “quota 100”, senza i vincoli alle assunzioni che invece riguardano il settore pubblico. Per l’analisi sono stati utilizzati i dati relativi ai rapporti di lavoro e il casellario centrale delle pensioni. Sono state quindi individuate tutte le imprese con almeno un lavoratore uscito tramite quota 100 tra il 2019 e il 2020 e si sono studiate le caratteristiche in termini di composizione della loro forza lavoro, le assunzioni e le cessazioni.

In figura 1, si presentano i valori cumulati mensili dal gennaio 2018 del saldo di assunzioni e cessazioni per azienda. L’effetto di “quota 100” è visibile a partire dal marzo 2019, mese dei primi pensionamenti attraverso questo canale.

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I valori crescenti del saldo assunzioni-cessazioni precedenti alla riforma sono verosimilmente attribuibili al contributo alla crescita dei nuovi contratti di lavoro, probabilmente indotti dagli incentivi alle assunzioni previsti dalla legge di stabilità 2018 (esonero giovani) e dalla misura “Occupazione Mezzogiorno” (decreto legislativo 150/2015, con effetti da gennaio a dicembre 2018), come riportato nella tabella 1. Con l’avvio di “quota 100”, il saldo cumulato assunzioni-cessazioni sembra appiattirsi con una tendenza lievemente decrescente. Se da un lato i valori positivi indicano un numero di assunzioni cumulativamente maggiore delle cessazioni (10 in media nel periodo successivo a marzo 2019), non appaiono evidenze chiare di uno stimolo alle assunzioni da parte dell’anticipo pensionistico. Tuttavia, la lieve tendenza decrescente dell’approssimazione lineare della curva porta a non escludere del tutto che “quota 100” possa aver indotto alcuni effetti di turnover, seppur poco significativi.

Figura 1 – Saldo cumulato assunzioni-cessazioni e pensionamenti “quota 100”

Nota: per “cumulata centisti” si intende il numero cumulato di pensionamenti dovuti a “quota 100” per imprese al mese.
Fonte: Inps, Direzione centrale studi e ricerche

La figura 2 descrive invece le variazioni mensili del numero dei pensionati con “quota 100” e della forza lavoro a livello di provincia e settore. È stata costruita per sotto-campioni di lavoratori con contratti di lavoro simile: (a) totale lavoratori dipendenti; (b) lavoratori dipendenti a tempo indeterminato; (c) lavoratori dipendenti a tempo determinato; (d) lavoratori part-time. Nel grafico a dispersione la dimensione delle bolle rappresenta la numerosità in termini di forza lavoro della “cella” di analisi (per esempio provincia-settore). Ponendo in relazione le variazioni della forza lavoro con le variazioni del numero dei pensionati “quota 100” non si evidenzia alcuna significativa correlazione positiva. L’assenza di correlazione già riscontrata in precedenza sembra quindi confermata anche a livello di flussi di forza lavoro da un mese al successivo.

L’analisi sul 2019

È bene sottolineare che il mercato del lavoro 2020 non è lo scenario più indicato per valutare la reale capacità della misura nell’indurre un aumento della forza lavoro. La pandemia ha radicalmente modificato il mercato del lavoro proprio nella fase di avvio della misura di pensionamento anticipato, rendendo più difficile identificarne l’effetto sull’occupazione. Le tendenze del 2019 possono, invece, essere prese a rifermento per una preliminare valutazione sugli effetti dell’anticipo pensionistico.

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Figura 2 – Relazione tra pensionati “quota 100” e forza lavoro, variazioni t, t-1

Fonte: Inps, Direzione centrale studi e ricerche

Una stima del tasso di sostituzione per dicembre 2019 si aggira in un intervallo compreso tra il 61 per cento (marzo 2019) e il 46 per cento (novembre 2019), con un picco isolato dell’84 per cento nel giugno 2019: ogni due pensionati in più in “quota100” si “recupera” solo un lavoratore, a volte anche meno (come emerge da una serie di regressioni lineari mensili del saldo cumulato tra assunzioni e cessazioni, al netto delle cessazioni causa “quota 100”, sul saldo cumulato dei pensionati “quota 100”, più una serie di controlli, effetti fissi di provincia e di settore a 6 digit).

Come emerge dalla figura 3, durante i primi mesi in cui la misura è in vigore, l’effetto meno che proporzionale sulle assunzioni è più marcato; a regime, però la stima si stabilizza al sotto di 0,5 lavoratori assunti per pensionato quota 100, fino a raggiungere un valore statisticamente non significativo a dicembre 2019. Le stime restano stabili anche con specificazioni più parsimoniose in termini di variabili di controllo.

La staffetta generazionale, dunque, sembra essersi verificata solo parzialmente. Il risultato sembra essere piuttosto robusto e spiegato solo in minima parte dalla variabilità settoriale e territoriale delle aziende considerate.

L’anticipo pensionistico appare quindi come uno strumento poco efficace per l’accesso al mercato del lavoro dei giovani.

* Le opinioni espresse sono esclusivamente degli autori e non riflettono necessariamente quelle dell’istituzione di appartenenza.

Questo articolo è apparso contemporaneamente sul Menabò di Etica Economia.

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  1. Savino

    E’ ora di finirla di prendere in giro i giovani. Ci sono in giro centinaia di migliaia di persone che prendono pensioni dal 1980 in poi, cioè da oltre 40 anni, aritmeticamente, date le leggi nel corso del tempo, hanno più avuto dallo Stato che versato in termini di contributi.

    • Jeriko

      Verissimo, purtroppo credo che i nodi verranno al pettine prima o poi. Ci sono state una serie di generazioni rapaci che si sono nascoste dietro al familismo (tipo: se abbassiamo la pensione come fanno ad aiutare i figli?).

  2. Enrico D'Elia

    Sarebbe interessante ripetere l’esercizio per i pensionati “non centisti”, per verificare se altre forme di pensionamento hanno incentivato il turnover del personale. Tuttavia mi aspetto che le conclusioni non siano troppo differenti perché il declino della domanda di lavoro sembra un dato strutturale degli ultimi decenni. Lo dimostrano indirettamente anche i dati della tab. 2, che segnalano come solo il 30% delle assunzioni sia legato ai generosi (e costosi) incentivi messi in atto dai vai governi. Se è così, staffette generazionali e sgravi contributivi sono puri artifici retorici per giustificare le politiche del lavoro e previdenziali.

  3. ornella

    ma quali staffette! Con quota 100 si pensava a uno svecchiamento, nulla di fatto. Chi effettivamente ha attuato l inserimento di giovani è stata la POSTA ITALIANA. I genitori e i parenti, che a caro prezzo sono andati via hanno lasciato il posto ai loro ragazzi.

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