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Immigrati regolari nel labirinto del decreto flussi

Entra in vigore il decreto flussi, che permette l’ingresso in Italia di più di 60mila lavoratori extra-Ue. La procedura, lunga e complicata, riguarda un numero di lavoratori superiore rispetto agli anni scorsi, ma in buona parte ancora stagionali.

Decreto flussi in vigore

Vede finalmente la luce il Dpcm del 21 dicembre 2021 (“decreto flussi”), pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 17 gennaio 2022. Si tratta dello strumento che determina quanti lavoratori stranieri non comunitari possono fare ingresso in Italia in un determinato anno (in questo caso, essendo stato emanato a fine 2021, gli ingressi avverranno nel 2022). Non riguarda invece i cittadini di paesi Ue, per i quali vige la libera circolazione, né gli ingressi per ricongiungimento familiare e motivi umanitari, che seguono altri iter.

A partire dal 1998, anno della sua introduzione, il decreto flussi è il principale strumento di pianificazione degli ingressi di immigrati per motivi di lavoro. Escludendo i lavoratori stagionali (800 mila in totale, ma in molti casi si tratta delle stesse persone entrate e uscite più volte), in circa vent’anni sono arrivati in questo modo circa 1,2 milioni di lavoratori stranieri. 

Dal 2008, anno di inizio della crisi finanziaria globale, gli ingressi programmati si sono drasticamente ridotti, arrivando a poche migliaia oltre ai lavoratori stagionali. 

A loro vanno aggiunti altri 2 milioni di persone regolarizzate attraverso le più sbrigative “sanatorie”: quella del 2003, ad esempio, rimane tra le più grandi di sempre in Europa, con circa 650 mila lavoratori regolarizzati in pochi mesi. La regolarizzazione a posteriori (“sanatoria”) rappresenta un’ammissione implicita dell’incapacità di regolamentare gli ingressi.

Negli ultimi anni i principali canali di ingresso in Italia sono stati i ricongiungimenti familiari e i motivi umanitari. In entrambi i casi le domande sono valutate individualmente, senza “quote”.

In sostanza, i bassi numeri dei decreti flussi degli ultimi anni non dipendevano da un mancato bisogno di manodopera straniera. Al contrario, il ridotto impiego dei flussi ha spinto verso l’utilizzo di “altri” canali di ingresso, più difficili da monitorare: cittadini comunitari, sbarchi, ricongiungimenti familiari, visti turistici.

Procedura tortuosa

La procedura prevista dal nuovo decreto flussi è sostanzialmente la stessa degli ultimi 20 anni e rappresenta un vero e proprio labirinto, sia per il lavoratore che per il datore di lavoro.

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Le domande possono essere presentate entro il 17 marzo attraverso la procedura on line e verranno valutate in base alla data (anzi, all’ora) di presentazione, secondo l’ormai consueto meccanismo del “click day”. Si tratta di un principio evidentemente cinico, che non premia i requisiti dei richiedenti, ma variabili casuali come la qualità della connessione, un po’ come “prendere la linea” in un gioco televisivo.

A questo punto scattano le verifiche da parte di questura, prefettura e Ispettorato del lavoro (sia sul lavoratore che sul datore di lavoro) e il datore viene convocato in prefettura. Lo stesso sito del Ministero del Lavoro ammette che la convocazione avviene “entro 60 giorni dalla presentazione della domanda secondo la legge, dopo molto di più nella prassi”.

A questo punto il lavoratore straniero deve fare richiesta del visto agli uffici consolari del suo paese di provenienza. Il consolato comunica allo straniero la proposta di contratto di soggiorno per lavoro e rilascia, entro 30 giorni dalla richiesta, il visto d’ingresso e l’indicazione del codice fiscale. Una volta ottenuto il visto, il lavoratore può entrare in Italia.

Entro 8 giorni lavorativi dall’ingresso in Italia, il lavoratore straniero si reca presso lo Sportello unico competente che, verificata la documentazione, consegna al lavoratore il certificato di attribuzione del codice fiscale. Il lavoratore straniero sottoscrive il contratto di soggiorno per lavoro, senza apporvi modifiche o condizioni, conservato presso lo Sportello medesimo. Sempre lo Sportello unico provvede a far sottoscrivere al lavoratore straniero il modulo di richiesta del permesso di soggiorno che viene inviato alla questura competente tramite l’inoltro di un apposito kit presso l’ufficio postale. 

Cosa succede nel 2022

Nel 2022, dunque, entreranno in Italia 69.700 lavoratori. Dal punto di vista quantitativo, si tratta di una svolta rispetto agli ultimi sei anni, quando il numero complessivo era sempre rimasto costante a quota 30.850. Dal 2011, poi, il numero non era mai salito oltre 60 mila. Da questo punto di vista, il decreto rappresenta una risposta alle categorie economiche che denunciano mancanza di manodopera in molti settori, soprattutto dopo l’emergenza Covid. Tuttavia, il 60 per cento degli ingressi rimane in capo ai lavoratori stagionali. E tra i 42 mila stagionali, un terzo è riservato alle domande presentate dalle associazioni datoriali del settore agricolo, valorizzando il ruolo delle categorie come primo intermediario.

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Tra i non stagionali, quote specifiche sono riservate ai lavoratori autonomi e a lavoratori già in possesso di un permesso temporaneo.

In ogni caso, per tutte le tipologie di ingresso sono illustrati minuziosamente i requisiti specifici. Anche con l’aumento di quote apportato quest’anno, il decreto flussi non rappresenta dunque una “apertura incondizionata delle frontiere”, come qualcuno ha strumentalmente voluto insinuare. Anzi è proprio il tentativo di rispondere a un bisogno dell’economia attraverso una pianificazione ragionata e controllata, l’esatto contrario della gestione emergenziale basata sulle “sanatorie”. Peraltro, la procedura è estremamente macchinosa e complessa, in questo perfettamente “integrata” nel sistema burocratico italiano. Anche perché, come illustrato in un precedente articolo, la presenza in Italia di disoccupati e di percettori di reddito di cittadinanza non rappresenta per il momento un bacino sufficiente per i fabbisogni delle categorie produttive. E se si considerano i soli disoccupati stranieri, va aggiunto che si caratterizzano per una maggiore adattabilità al mercato. Non a caso, la percentuale di disoccupati da più di 12 mesi è più alta tra gli italiani (53,5 per cento) che tra gli stranieri (46,2 per cento). Ciò significa che, su circa 400 mila disoccupati stranieri nel 2020, più di 200 mila lo sono diventati in quell’anno. Con la ripresa in corso nel 2021, è probabile che molti di loro siano già rientrati nel mercato del lavoro, rendendo quindi necessari i nuovi ingressi. 

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Il Punto

  1. Luciano Bavestrelli

    Leggendo i tempi coinvolti per le diverse tappe di attuazione del decreto flussi, mi sembra di capire che per richieste pervenute e autorizzate per il 2022, le persone coinvolte non entreranno e potranno iniziare a lavorare in Italia prima del 202 3. Mi sbaglio? Forse non ho capito bene ma mi sembra un sistemacn tempi esagerati ed impossibile tra richiesta di un lavoratore e la sua effettiva disponibilità sul posto di lavoro propostogli.

  2. Antonio

    Il datore di lavoro ha trovato un lavoratore extra comunitario in Dicembre. Deve aspettare il famoso Click day per fare la domanda poi devono pasare non meno di 60 giorni (meglio 90) per essere convocato in Prefettura la quale gli chiederà documenti ulteriori. Credo devono passare altri 20 giorni (meglio 40) per sapere se la domanda e stata confermata valida. Se valida la Prefettura entro 20 giorni (meglio 30) invia la nulla osta al consolato/ambasciata Italiana all’estero. Il lavoratore straniero si deve presentare a la consolato/ambasciata nell suo paese per presentare la richiesta del visto e devono passare altri 30 giorni per averlo. E in fine può partire per l`Italia pero sicuramente gli serviranno altri 30 giorni per presentarsi in Prefettura e adattarsi al nuovo lavoro.

    Secondo i miei calcoli nel migliore dei casi serviranno 220 giorni per avere un lavoratore.

    • Filipponeri

      hai perfettamente ragione … io ho fatto richiesta ma così non so quando potrà venire assurdo

  3. Adjola

    Qua l’è l’iter pratico di questa procedura? Statisticamente quanto tempo serve per ricevere le comunicazioni da parte della Prefettura
    Grazie

  4. Toni

    Grossa bufala questo decreto flussi. Più di 200.000 domande per 150€ il costo di ciascuna = 30 Milioni e solo pochi nulla osta concessi. Com’è possibile?

  5. Müller

    In Germania abbiamo lanciato l’allarme, abbiamo bisogno di 400.000 specialisti e piu di 1.000.000 operai communi. Stiamo aprendo uffici assunzioni in tutti i paesi Balcanici e non solo. Non c’e bisogno di aspetare un decreto apposta, asunzione effetiva in non piu di 3 mesi in ogni periodo dell anno. Corsi di linua tedesca gratis nel paese di origine. I nuovi operai avrano la citadinanza in non piu di 5 anni. Agevolazioni previste se sono accompagniati dalla famiglia. L’Italia si deve sentire fortunata se ci sono ancora gente che vuole venire li a lavorare.

  6. Emanuela Proietti

    Sono un datore di lavoro dovevo assumere un dipendente dopo 9 mesi che sul portale mi diceva la richiesta si trova in fase di preistruttoria ho pagato un avvocato che mi chiarisse la situazione, l avvocato è andato fisicamente ad informarsi e mi ha detto che la richiesta era la 1800 e non era passata, questo non mi sembra affatto normale, lo stato dopo che abbiamo speso soldi e tempo non ci meritiamo neanche una risposta, per chi ancora sta attendendo parlo gruppo albanesi sono gia stati accettati e la risposta di rifiuto non arriverà mai a meno che non paghiate un avvocato così tanto per

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