Un accordo aziendale porta all’apertura di asili nido in ogni sito produttivo di Fincantieri. È un esempio di come buone relazioni sindacali possano sostenere le famiglie di chi lavora e indirettamente incentivare anche la crescita demografica.

Un accordo aziendale modello

L’intesa tra Fincantieri, il più grande gruppo cantieristico navale del nostro paese, Fim, Fiom e Uilm firmata il 12 gennaio 2022 alla presenza della ministra per le Pari opportunità e la famiglia, nell’ambito del negoziato per il rinnovo del contratto di secondo livello di gruppo, prevede l’attivazione di asili presso ciascuna sede aziendale. È un servizio che permetterà di conciliare nel modo migliore i tempi di vita e di lavoro delle persone. Ed è un esempio di come le parti sociali possono favorire politiche per la famiglia, verso cui orientare misure di welfare aziendale.

Preso atto dell’abbassamento dell’età media della popolazione aziendale (45,7 anni per gli uomini e 40,5 per le donne) derivato dall’inserimento di lavoratori giovani, e della conseguente necessità di realizzare interventi di welfare aziendale a favore dei dipendenti con figli piccoli a carico, con l’accordo le parti s’impegnano a costruire o a riqualificare asili nido aziendali nei diversi siti del gruppo.

Prima di sottoscrivere l’intesa, l’azienda aveva svolto un sondaggio per individuare il grado di priorità attribuito dai lavoratori a diverse necessità individuali e collettive: circa tremila persone avevano dimostrato interesse per il servizio degli asili nido, attribuendo la priorità a politiche per la conciliazione tra vita familiare e vita professionale e per garantire la partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

Come si legge nell’accordo, la misura intende favorire il tasso di natalità e può avere ricadute positive sia per attrarre forza lavoro femminile, sia per trattenere in servizio giovani donne che altrimenti potrebbero essere indotte dalla maternità a sospendere o abbandonare l’attività lavorativa (retention).

Cosa prevede il Pnrr

L’intesa Fincantieri-parti sociali è coerente con il Piano nazionale di ripresa e resilienza che, nella Missione 4, presenta un piano per asili nido e scuole dell’infanzia che vale 4,6 miliardi di euro, insieme ad altre misure finalizzate a colmare il divario di occupazione e di reddito di lavoro tra uomini e donne. Tuttavia, l’avviso pubblico emanato a dicembre dal ministero dell’Istruzione per darvi attuazione è rivolto esclusivamente agli enti locali, i soli coinvolti nella realizzazione e gestione delle opere. Non è previsto, invece, un cofinanziamento pubblico di iniziative come quella di Fincantieri, e non si considerano le ricadute positive che politiche di genere negoziate a livello aziendale possono garantire, soprattutto nelle zone del Mezzogiorno. L’avviso pubblico intende far crescere l’offerta di servizi educativi sia per la fascia 0-2 anni (asili nido), sia per la fascia 3-6 (scuole dell’infanzia), grazie alla realizzazione di nuovi spazi o alla messa in sicurezza di strutture già esistenti e stanzia 2,4 miliardi di euro per gli asili nido e 600 milioni per le scuole dell’infanzia. Non è detto però che le risorse siano sufficienti a soddisfare il fabbisogno e a colmare i divari territoriali del nostro paese, considerato che il maggior punteggio per l’assegnazione è riservato alle nuove costruzioni e al superamento della grave carenza di servizi educativi. È auspicabile, pertanto, un intervento correttivo del governo volto a favorire la compartecipazione delle aziende alla copertura del fabbisogno di asili nido e di conseguenza alla realizzazione di questo capitolo del Pnrr, che rischia altrimenti di rivelarsi assai problematica.

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Il welfare aziendale a sostegno della natalità

Il primo asilo nido aziendale Fincantieri sarà aperto nella sede Divisione Navi Mercantili a Trieste nel 2022; il secondo e il terzo nel cantiere di Monfalcone e Porto Marghera nei primi mesi del 2023. L’accordo prevede inoltre la graduale realizzazione di asili in altri siti o, qualora la domanda fosse superiore, la stipulazione di convezioni con strutture già presenti nel territorio. Il costo sarà sostenuto per la gran parte dall’azienda, che provvederà a erogare sostegni economici alternativi ai dipendenti eventualmente esclusi. Al contrario, se i posti dovessero essere superiori alle richieste dei dipendenti, verranno destinati alle comunità locali, in favore anche dei figli dei dipendenti delle imprese dell’indotto.

Si tratta di un risultato importante della contrattazione, che dà una risposta concreta alle famiglie delle lavoratrici e dei lavoratori. Ed è un segnale significativo di come, attraverso la contrattazione, si possa affrontare l’emergenza demografica del nostro paese con politiche contrattuali di sostegno alle famiglie e alla natalità.

In seno al movimento sindacale e non solo, di recente si è molto discusso se sia più opportuno che all’attivazione degli asili-nido provvedano le imprese di dimensioni medio-grandi, che ovviamente attribuiscono valore prioritario alla soddisfazione delle esigenze dei propri dipendenti, oppure gli enti locali, che si preoccupano delle esigenze dell’intera collettività. La questione ha un evidente rilievo sul piano della politica tributaria, poiché le rilevanti agevolazioni fiscali che oggi incentivano le imprese a investire sugli asili-nido potrebbero essere destinate a finanziare l’apertura di strutture da parte dei comuni, delle province o delle regioni. Tra le ragioni a favore del mantenimento degli incentivi fiscali alle imprese su questa forma di welfare è stato osservato che la collocazione dell’asilo-nido accanto al luogo di lavoro del/la genitore/trice determina un evidente valore aggiunto del servizio, non solo per la maggiore facilità dell’accompagnamento e della ripresa pomeridiana del/la bambino/a, ma anche per la possibilità di contatto durante la giornata.

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L’accordo Fincantieri è frutto anche di questo dibattito. Gli sgravi fiscali che incentivano esperienze di welfare aziendale come questa, collegandole al welfare pubblico, sono risorse investite bene. 

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